Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 6 Luglio 2019

13a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Gènesi 27,1-5.15-29; Salmo 134,1-6; Vangelo di Matteo 9,14-17

Salmo 134,1-6

Lodate il Signore, perché il Signore è buono.

1 Lodate il nome del Signore,
lodatelo, servi del Signore,
2
voi che state nella casa del Signore,
negli atri della casa del nostro Dio.

3 Lodate il Signore, perché il Signore è buono;
cantate inni al suo nome, perché è amabile.
4
Il Signore si è scelto Giacobbe,
Israele come sua proprietà.

5 Sì, riconosco che il Signore è grande,
il Signore nostro più di tutti gli dèi.
6
Tutto ciò che vuole
il Signore lo compie in cielo e sulla terra,
nei mari e in tutti gli abissi.

Vangelo di Matteo 9,14-17

In quel tempo, 14 si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?
15
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16 Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17 Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

Vizio

È il vizio più ostinato e tenace dell’umanità. La consuetudine. Per consuetudine si può uccidere, andare in guerra, fare sacrifici di ogni tipo, massacrare, schiavizzare, rinnegare la verità, apprezzare l’ignoranza, confidare nell’idiozia e nella stupidità. La consuetudine è comunemente il modo più usato per trattenere il passato e reprimere il presente, per ingannare i popoli, e renderli ciechi e sordi rispetto alla verità e alla realtà. È tipico della consuetudine umiliare il genio, rifiutare la profezia, rinnegare l’inedito, colpevolizzare il nuovo, demonizzare lo sconosciuto. La consuetudine è per sua essenza una delle forme più comuni di fanatismo, continua a chiedere all’uomo una gigantesca profusione di sforzi e doverizzazioni, pur avendo perso l’obiettivo, se mai ne abbia avuto uno. La consuetudine non è solo un modo per aggrapparsi al passato e sterminare ogni possibilità nel futuro, ma è anche il sistema più usato dagli ipocriti, dagli ambiziosi, dai vanitosi per essere ammirati e ritenuti ammirevoli nel presente. La consuetudine è fatta di parole, ragionamenti, abitudini, leggi, obblighi, mode, tradizioni, dogmi, credenze, miti, leggende, principi, sistemi, comportamenti, convinzioni e convenzioni. Per convenzione si può disonorare la più elementare forma di giustizia e possono essere inventate leggi e istituzioni che onorano la consuetudine e non la giustizia, la consuetudine e non la verità. Per convenzione si possono definire spedizioni esploratrici, spedizioni colonizzatrici le spedizioni di uomini senza onore, avidi e crudeli, che hanno attraversato i mari per avventarsi su terre e popoli sconosciuti, per depredarli e privarli di ogni bene, risorsa e della vita. Per convenzione si può chiamare opera di civilizzazione il saccheggio perpetrato per millenni ai danni di popolazioni, sottoposte per questo a violenze, crudeltà e a ogni forma di malvagità e ferocia. Per convenzione si può chiamare opera di evangelizzazione l’imposizione di un modo di pensare, di credere in Dio, di pregare e celebrare Dio, di vivere secondo morali ed etiche prestabilite. Per consuetudine si è ritenuto, e si ritiene tutt’ora, parte del sistema ineluttabile delle cose poter, anzi, dover esercitare lo schiavismo, cioè sottomettere a se stessi un essere umano per il proprio piacere, interesse, utilità. Consuetudine che ha sempre trovato, in ogni angolo del tempo e della geografia, uomini di potere, di religione, di legge compiacenti e pronti a trasformare questa consuetudine, che è indubbiamente contro tutti i diritti, contro la libertà e la dignità dell’individuo, in un istituto indiscutibilmente previsto dalle leggi vigenti e difeso da principi teologici.
Per consuetudine l’uomo ha sterminato milioni di uomini, donne e bambini in ogni sorta di sacrifici umani, consuetudine appoggiata e perpetuata per milioni di anni sia dagli uomini di religione che dagli uomini del potere, perché molto efficace per incatenare i popoli all’ignoranza, attraverso il terrore e la paura. Consuetudine che conduceva i popoli a sterminare i propri figli per propiziarsi le divinità prima delle battaglie, e per imbonire divinità capricciose e incontentabili, che non desideravano fornire pioggia e fertilità alla terra a tempo opportuno. Seguire la ripetizione della consuetudine è utile solo ed esclusivamente al sistema dell’addestramento e del controllo, perché impedisce all’individuo qualsiasi personale evoluzione interiore, spirituale e intellettuale. I popoli che si fanno guidare dalla consuetudine hanno deposto la loro vita, la loro storia, la loro evoluzione e felicità nelle mani di leggende, miti, del sentito dire, della dialettica dell’illuminato di turno, e vedranno i loro figli mortalmente contagiati dalle consuetudini delle ideologie e delle religioni ancor prima di aver proferito parola. La consuetudine è un potentissimo mezzo di persuasione e convincimento per impedire all’individuo lo sviluppo delle proprie capacità percettive, intuitive e conoscitive, così che non possa mai comprendere ciò che gli fa realmente bene o male, ciò che lo rende veramente felice o infelice e, quando trova ciò che gli fa realmente bene e lo rende felice, di custodirlo con amore. Consuetudini, abitudini e tradizioni sono usate dal potere umano perché hanno un grande potere aggregante e massificante, favoriscono l’uniformità, l’appiattimento, la standardizzazione e la spersonalizzazione, e non favoriscono in alcun modo l’unità, l’unione, l’intesa, la concordia, la condivisione. Come nasce una consuetudine? Una condizione momentanea, dolorosa o felice di un gruppo umano, una soluzione instabile e  improvvisata che ha portato vantaggio in una situazione assolutamente circoscritta in un tempo e in un luogo, una convenzione spregiudicata, una convenzione pregiudiziale, seminata nel terreno della stupidità collettiva e dell’ignoranza individuale, produce immediatamente, nella fantasia collettiva, frutti di consuetudine. Diventa una regola d’oro, un’inviolabile consuetudine. La consuetudine non permette all’uomo di acquisire un metodo efficace, provato e comprovato che permetta all’umanità di vivere nel benessere e nella pace, la consuetudine lo condanna all’improvvisazione e alla distrazione per tutta la vita.
Ecco perché Gesù è così risoluto nell’affermare: Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano. Gesù non lascia dubbi sul fatto che chi desidera veder fiorire la novità del vangelo, la potenza innovativa del suo messaggio non deve cercare di usare il filo di luce della conoscenza del vangelo per suturare le ferite sulla pelle dell’umanità, né per rattoppare gli strappi sociali provocati dalla consuetudine, perché le ferite e gli strappi diventerebbero peggiori. Gesù non lascia dubbi sul fatto che chi desidera ispirare l’umanità con le procedure del vangelo non deve mai versare la sapienza inedita del vangelo su otri vecchi, cioè su menti costituite e tessute da consuetudini, altrimenti si spaccano le menti e si perde il messaggio. Gesù non lascia dubbi sul fatto che chi desidera far conoscere all’umanità la luce radiosa, la conoscenza innovativa, la sapienza unica contenuta nel messaggio del vangelo deve versare questo effervescente vino nuovo in otri nuovi, deve versare l’effervescenza delle procedure evangeliche su intelligenze nuove, rinnovate, fresche. Il vangelo non è fatto per i popoli vecchi, ma per generare un popolo nuovo. L’infinita vivacità ed effervescenza dello Spirito Santo Paraclito sta preparando su tutta la terra un popolo nuovo, un popolo spumeggiante nella sapienza, frizzante nell’intelligenza, umile di cuore, puro di spirito, un popolo pronto a ricevere il ritorno del Signore Gesù.