Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 23 Giugno 2019

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – Anno C

Parola del giorno
Gènesi 14,18-20; Salmo 109,1-4; Lettera ai Corìnzi 11,23-26; Vangelo di Luca 9,11b-17

Tu sei sacerdote per sempre

Salmo 109,1-4

Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.

1 Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».

2 Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

3 A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

4 Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».

Vangelo di Luca 9,11b-17

In quel tempo, 11b Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
12
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
13
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14 C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15 Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
16
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
17
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Yeshua

Il nome ebraico di Gesù è Yeshua, e significa colui che sana e salva. Dentro il suono, le lettere, il significato del nome Yeshua, è racchiusa la sintesi perfetta di tutta l’opera e la predicazione di Gesù. Tutto ciò che Gesù compie in azioni, opere, miracoli, gesti, parole, discorsi, espressioni è orientato al duplice scopo di salvare e sanare l’uomo. Gesù salva e sana sempre simultaneamente. Per Gesù, salvare e sanare sono assolutamente inseparabili. Da Lui, le due forze del salvare e sanare si sprigionano sempre sincrone, coincidenti, convergenti, confluenti, combacianti, collimanti, in unione e unità perfetta. Yeshua salva e sana sempre, e sempre contemporaneamente. Gesù non guarisce mai senza anche salvare e non salva mai senza anche guarire. Può il compito di Gesù sulla terra ridursi unicamente a sanare e salvare l’umanità? Sì, e non è per niente un compito ridotto o riduttivo, perché nell’azione di Gesù di sanare e salvare l’uomo c’è tutto, assolutamente tutto ciò che serve e può essere donato all’umanità, affinché possa ritrovare la felicità, la gioia, la pace, l’armonia che ha perduto, dopo essere entrata in rivolta contro Dio. Nel salvare e nel sanare di Gesù c’è la pienezza della vita, alla quale ogni uomo che lo desideri può riconnettersi per immergersi integralmente nella dignità, nell’intelligenza, nella grazia, nella forza disgregata e compromessa dalla sua rivolta contro Dio.
Gesù salva. “Salva” rivela il regno di Dio. Gesù parla del regno: lalèo, “parlo, narro, sussurro”, il verbo lalèo non è mai tradotto nella totalità del suo valore. Generalmente reso con “parlo”, è etimologicamente un verbo onomatopeico. Nasce dal balbettio infantile, tanto che la radice semitica la’ag indica il parlare in modo inintelligibile del lattante – l’accadico la’u significa “bambino, lattante” –, il mormorare indistinto di preghiere, il cantilenare di una ninna nanna. Lalèo insiste soprattutto sul suono, sulla vibrazione più che su ciò che viene detto, sulla sua linea melodica piuttosto che sul contenuto. Quando Dio, Gesù, gli angeli parlano agli uomini, viene usato questo verbo, lalèo. Lalèo è “mormorare continuamente”, sottintendendo sazietà e abbondanza di parole e suoni. È quindi il verbo della lode, del grazie continuo. Il latino làllo, “canto per addormentare un fanciullo”, ricalca la base accadica alalu, che significa appunto “cantare”. Per salvare l’uomo è indispensabile parlare all’uomo con parole non umane, con parole di Dio, con il lalèo di Dio, per risvegliarlo dall’illusione in cui si è immerso quando è scivolato nell’abisso dell’ego che egli stesso si è costruito come nuova identità e personalità su istigazione di Satana. È indispensabile che l’uomo, in questa nuova consapevolezza, riconosca e accetti le gravi ferite e i gravi danni interiori che ha subito per essersi affidato all’addestramento dell’uomo e non all’ispirazione divina, e, in pace, offra il perdono. È indispensabile che l’uomo in questa nuova consapevolezza riconosca senza giustificarsi e chieda umilmente perdono per le gravi ferite inferte al prossimo, nel tempo in cui, come un automa svuotato e desostanziato, ha agito sotto l’effetto di droghe quali l’ambizione, la vanità, l’avidità, la sete di possesso e di dominio. Per salvare l’uomo è indispensabile sciogliere il veleno della paura attraverso l’ispirazione della conoscenza dell’amore di Dio, perché si unisca a Dio e viva in Dio ogni istante, in pace e libertà. Per salvare l’uomo è indispensabile sollevare il velo dell’ignoranza che gli copre gli occhi dell’intelligenza, rivelando a lui la conoscenza delle procedure contenute nel vangelo, procedure indispensabili per imparare a sostituire il dialogo interiore di morte e di tenebra con dialoghi interiori di vita e di luce, procedure indispensabili da utilizzare per vivere felici, sani e in pace.
Gesù sana. Sana: iàomai, “curo, guarisco, risano”. Significa letteralmente: “provocare qualcosa per tornare a un precedente stato di corretto funzionamento”, rinnovare, far uscire dalla malattia, ritornare all’armonia. Nei testi evangelici, soprattutto nel vangelo di Luca, viene continuamente sottolineato che Gesù è il grande medico, anzi Gesù stesso si definisce medico, il medico che tutto sana, cura, guarisce senza fàrmaka, senza farmaci.
Gesù sa che per sanare l’uomo è indispensabile guarire tutte le sue ferite a livello fisico, intellettuale e spirituale, lacerazioni procurate in una vita che l’uomo ha vissuto completamente dissociato da se stesso, separato da Dio e in conflitto con gli altri. Per sanare l’uomo è indispensabile curare tutti i danni e le malattie, le infermità fisiche che le vibrazioni malefiche e mortali dei pensieri assolutistici e dei dialoghi interiori psichici hanno causato al corpo. Gesù guarisce tutte le malattie per ripristinare l’integrità della persona, ed è importante notare come Gesù tratti la malattia sempre come conseguenza, come effetto di un male più profondo, un male psichico e spirituale. Nel testo evangelico infatti il termine che descrive gli ammalati è echòntes kakòs, che significa letteralmente “i trattenenti malamente”, cioè coloro che trattengono il male nel loro dialogo interiore. Per sanare l’uomo è indispensabile curare tutti i danni, i guasti, le distorsioni, le sofferenze e le dissociazioni che le vibrazioni malefiche e mortali dei grandi no alla vita, gridati nel suo dialogo interiore spirituale, hanno causato alla sua psiche e al suo corpo.
Nell’azione di Gesù di salvare e sanare c’è tutto, veramente tutto ciò che serve all’umanità per ritrovare la pace, la felicità, lo splendore della vita nella sua integrità e armonia.
Letteralmente è scritto: E avendo accolto esse [le folle] parlava loro del regno di Dio e gli aventi bisogno di cura sanava. Gesù dischiude davanti agli occhi dell’umanità la consapevolezza del fatto che è possibile vivere su questa terra nella gioia, in salute, nel pieno benessere, nella prosperità, nella pace, se si conoscono e si osservano con amore e dedizione le procedure del vangelo. Gesù definisce questo modo di vivere in Dio, secondo le procedure del vangelo, il regno di Dio. Ecco il lavoro di Gesù, il Figlio di Dio, quando è venuto a visitare il pianeta terra: accogliere la gente, parlare loro del regno di Dio e guarire chiunque avesse bisogno di cure.
Gesù dunque ispira il popolo a incamminarsi a vivere secondo il regno di Dio e cura all’istante in tutti tutte le malattie, i mali, le infermità causati da una vita vissuta lontana dal regno di Dio, dissociata dal modo di vivere che Dio ha indicato all’uomo. Il lavoro di Gesù è, da una parte, ispirare l’uomo alla conoscenza di Dio, perché l’uomo impari a vivere unito a Dio e, dall’altra, guarirlo e sanarlo da tutte le ferite, i danni, i mali causati dal vivere la vita senza conoscere Dio e senza vivere uniti a Dio. Gesù ha fatto e fa questo tutto il giorno, tutti i giorni, continuamente. Gesù-Yeshua colui che sana e salva, è colui che, mentre illumina sana, e mentre sana illumina. Questo il lavoro quotidiano di Gesù che ha sempre compiuto, sempre immerso nella compassione, una compassione indicibile e inconcepibile per la mente umana, che si trasforma ogni volta in grazia, delicatezza, dolcezza, fantasia senza limiti. Compassione che trasforma cinque pani e due pesci in cibo per miglia di persone. Compassione che si trasforma, all’occorrenza, perfino in cibo in abbondanza. Compassione che trasforma l’apporto umano di pochi pani e pochi pesci in dodici ceste di cibo avanzato, dodici ceste che rappresentano pienezza di abbondanza, ricchezza, benessere, prosperità e vita.