Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 22 Giugno 2019

11a settimana del tempo Ordinario

Parola del giorno
Seconda lettera ai Corìnzi 12,1-10; Salmo 33,8-13; Vangelo di Matteo 6,24-34

Gustate e vedete

Salmo 33,2-7

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

2 Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

4 Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
5
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

6 Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
7
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

Vangelo di Matteo 6,24-34

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 24 «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
25
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
26
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
28
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
31
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?” 32 Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
33
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34 Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Doulèuo

Cosa significa servire?
Nessuno può servire [greco: doulèuo] due padroni. Il verbo greco doulèuo significa “presto servizio – anche in senso religioso – rendo culto, adoro, obbedisco”. Non si tratta di essere uno schiavo sottomesso, rassegnato a un potere superiore. Esercitare l’azione del doulèuo non indica assoggettamento, oppressione e asservimento, ma dedizione e desiderio, dedizione piena e appassionata, desiderio di essere dentro il desiderio, radicato nel desiderio e nel progetto di colui che si serve. Doulèuo implica il diventare uno strumento di lavoro, implica docilità, totale dedizione della propria essenza, dei propri doni, del proprio cuore. Questo verbo deriva dal sostantivo dòulos, che è lo “schiavo, servitore”, oppure il “sottoposto, l’inserviente che presta servizi”, ma anche “l’adorante, colui che rende culto, che obbedisce”. Più che al concetto di “schiavo”, il senso etimologico riporta a quello di lavoratore, ossia di colui che mette a servizio l’opera delle sue mani. Dòulos infatti è anche lo strumento con cui si compie un lavoro.
Ora, dice Gesù, non si può esercitare il doulèuo verso due padroni-signori contemporaneamente: non potere servire Dio e mammona. Da un lato c’è Dio, il Padre del cielo, il Signore di tutte le cose, dall’altro mammona – termine traslitterato dall’aramaico mamonà –, la sicurezza, ciò che dà sicurezza, o sembra dare sicurezza, e tutto ciò che sembra indispensabile per avere sicurezza come il denaro, il dominio, la supremazia, l’avidità, il controllo, il potere, il possesso. La derivazione più probabile di questo termine è la radice semitica ’mn, che indica “ciò in cui si ripone la propria fiducia”, “ciò che è depositato”, “ciò che è posto al sicuro”.
Servendo l’uno o l’altro padrone, ne deriverà uno stato intellettuale, psicoemotivo ben preciso, che Gesù definisce con il verbo merimnào e che in questa pagina evangelica ripete ben cinque volte. Letteralmente è scritto: non preoccupatevi [greco: merimnào] per la vostra vita, cosa mangiate, cosa beviate, né per il vostro corpo, cosa vestiate. La vita non è più del cibo e il corpo del vestito? Merimnào, in questi versetti del vangelo accompagnato dalla negazione me, “non”, ha il significato di: “sono in ansietà, in pena, mi affanno, mi do pensiero; mi preoccupo di, cerco di”, dalla radice merimn di merìmna, “pena, affanno, pensiero”, unita al suffisso verbale -ao, a indicare lo stato negativo e oscuro della condizione psichica. L’antico accadico manu indica “calcolare, contare, considerare”, da minu, “calcolo”.
Gesù rivela e avverte che chi serve il padrone mamonà-sicurezza si costringerà a vivere, e costringerà gli altri a vivere, nel merimnào-preoccupazione della sicurezza, usando tutto ciò che sembra indispensabile per avere sicurezza, quindi denaro, dominio, supremazia, avidità, controllo, potere, possesso. Chi invece serve il padrone-Signore-Dio, sceglie di vivere al di fuori del merimnào-preoccupazione della sicurezza, immergendosi gioiosamente nella fiducia totale in Dio, nella fede piena, nella calda gratitudine, nella sfolgorante e radiosa bellezza del tenero abbandono nell’abbraccio di Dio. Il sostantivo merìmna, da cui deriva poi il verbo merimnào, è etimologicamente collegato al “pensiero”, al “pensare”. Infatti il sanscrito smarati, “pensato”, origina dalla più antica radice indoeuropea (s)mer, indicante il collegarsi nella mente continuamente con il passato e il futuro, nell’azione ininterrotta del ricordare e del darsi ansia-pena per il prevedere. Merìmna indica anche “amarezza, l’essere in amarezza di pensieri, il vivere con amarezza” – in latino infatti maèreo significa “essere afflitto, malato”, dall’accadico marsu, “malato, disagiato, afflitto, amaro, amareggiato”.
Gesù avverte che chi decide di servire il padrone mamonàs-sicurezza sarà schiavo della merimnào-preoccupazione della sicurezza, e non potrà evitare di vivere la propria vita con la mente perennemente avvelenata dal pensiero continuo del passato e del futuro; una vita dominata dal desiderio del dominio e del controllo per tutto, per tutti e sempre, con la psiche e il cuore perennemente occupati, preoccupati, angosciati, torturati, straziati per prevedere, calcolare, prestabilire, disporre, quantificare, accertare, misurare. La mente e il cuore di coloro che scelgono di servire il padrone mamonà-sicurezza, oltre che essere incatenati al padrone merimnào-preoccupazione della sicurezza, saranno devastati e schiacciati dal loro stesso assordante, inarrestabile, incontenibile sistema di calcolo e controllo mentale, dalla loro stessa incessante, costante smania di sicurezza e supremazia.
I potenti della terra, quelli che si credono i potenti della terra, stanno organizzando le cose in modo tale che risulti evidente come sia inutile e completamente svantaggioso e pericoloso per l’umanità affidarsi ai governi nazionali, all’economia territoriale, alla religione tradizionale, per avere sicurezza, salute, pace e prosperità. Proprio sul terreno psichico dell’evidenza di tale fallimento politico, sociale, economico e religioso, i potenti della terra e le grandi multinazionali stanno seminando nei popoli la convinzione che, dove hanno fallito i governi, a causa della corruzione e dell’inettitudine, dove l’economia nazionale ha fallito, a causa delle congenite speculazioni e di faziosi conflitti di interesse, dove le religioni tradizionali hanno fallito, a causa dell’endemica ipocrisia e del devozionismo settario e fanatico, che hanno generato solo razzismo, conflitti e guerre, avrà successo un governo superiore, unico, globale, un’economia centralizzata, una sola e unica religione. In nome di questa salvezza e sicurezza, l’umanità dovrà pagare un prezzo, il prezzo impagabile di sottomettere a Satana e ai suoi figli la propria libertà, dignità, fierezza, unicità, genialità, vita. Satana sta muovendo e pilotando tutti i suoi figli sulla terra come pedine per raggiungere questo obiettivo, che è il suo obiettivo primario, e per assicurarsi, quando sarà il momento, di essere scelto dall’umanità come il padrone mamonà, il signore della sicurezza, colui che a tutto pensa e a tutto provvede, e che offrirà stabilità governativa, economica, religiosa al mondo come nessuno è mai riuscito a fare prima. Satana vuole arrivare a essere riconosciuto dall’umanità come il vero e unico salvatore dell’umanità, persuadendo l’uomo che Dio, che lui tanto odia, il Dio dell’amore, della provvidenza, che a tutto pensa e a tutti provvede, il Dio della vita, per rispettare e onorare la libertà, la bellezza, la nobiltà, la regalità, la dignità dell’uomo, ha miseramente fallito e non è riuscito a garantire per l’umanità sicurezza, prosperità e pace.
Satana, attraverso i suoi figli, i potenti della terra, chiederà ai popoli di consegnare volontariamente nelle sue mani ogni diritto umano, ogni nobiltà e dignità, ogni libero pensiero, ogni unicità irripetibile, ogni desiderio amante, ogni battito del cuore, ogni bellezza, ogni volo verso la felicità, ogni anelito di grazia e pace, tutto. Riuscirà in tutto questo perché è riuscito inizialmente a persuadere gli uomini non a credere in lui, che è il male e la morte senza fine, ma a vivere scegliendo, per migliaia di anni, il padrone mamonà, la sicurezza, invece che il Signore della vita, in modo tale da inondare il cuore e la psiche di intere generazioni di uomini di merimnào-preoccupazione della sicurezza. I popoli schiavi della merimnào-preoccupazione della sicurezza saranno immediatamente asserviti a Satana e a suoi predatori rapaci.
Non importa quanto pochi saranno coloro che, durante questo travaglio storico, resteranno sulla terra fedeli alla scelta di servire Dio, il Signore della vita, abbandonati a lui con fede e gratitudine piena, non importa. Da quei pochi Gesù ricostruirà il suo popolo, il popolo nuovo della gioia. E di mamonà-sicurezza e merimnào-preoccupazione non se ne sentirà più parlare.