Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 12 Giugno 2019

10a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Seconda lettera ai Corìnzi 3,4-11; Salmo 98,5-9; Vangelo di Matteo 5,17-19

Salmo 98,5-9

Tu sei santo, Signore, nostro Dio.

5 Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!

6 Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuèle tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.

7 Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.

8 Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.

9 Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!

Vangelo di Matteo 5,17-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «17 Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
18
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
19
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Legge

Nel diritto, la legge è un atto normativo-giuridico che costituisce la fonte stessa del diritto e delle norme giuridiche primarie, che sono all’origine dei principi e che determinano regole comportamentali, di cui s’impone l’osservanza nei territori o nelle comunità sociali cui sono destinate. Nella matematica e nella logica matematica, una legge, che in questo ambito si può definire anche teorema, è un’affermazione provata a partire da un insieme di ipotesi di partenza, e ha valore assoluto nell’ambito di validità delle suddette ipotesi.
Nella fisica, nella chimica e in altre scienze, per le quali è possibile applicare metodi sperimentali rigorosi, la legge è una relazione di tipo matematico, che lega due o più grandezze misurabili. 
In altre scienze, come per esempio nell’economia, nelle scienze sociali, biologiche, mediche, la legge è per lo più un concetto assertivo, generalmente descrittivo di talune regolarità o irregolarità riscontrabili nel mondo reale. Queste leggi sono desunte empiricamente da rilevazioni sperimentali, esperienziali o storiche.
In ambito giuridico, morale, etico, religioso la legge è la formula che ha raggiunto la necessaria efficacia espressiva per registrare, prevedere, ordinare andamenti, tendenze, orientamenti, comportamenti secondo una sintesi effettuata ex ante. Ex ante è un’espressione latina che significa da prima, a priori. Nel mondo giuridico la legge è ex ante, è a priori, perché precede sempre la sua successiva osservanza, e trae la sua autorità non dalla realtà, ma dal fatto che è emanata da un soggetto validamente legittimato a farlo. In pratica, in ambito giuridico, morale, etico, religioso non si deve osservare la realtà ma la legge. La legge, oltre dover essere osservata, diventa obbligatoriamente la lente, gli occhiali attraverso i quali leggere la realtà. È evidente che cambiando, modificando, mutando la lente e gli occhiali della legge, cambia, si modifica, muta completamente anche la lettura della realtà. In questo senso la legge non legge la realtà ma la scrive, dunque non è di alcuna utilità all’uomo per aprirlo alla conoscenza e sviluppare in lui la sapienza intellettuale. Questo tipo di legge ex ante non ammette l’ignoranza dell’individuo rispetto alla legge stessa, come scusa per la sua mancata osservanza, poiché, essendo una legge di scrittura umana, essa non esiste, cioè non è riscontrabile e riconoscibile in nulla di ciò che è stato creato, perciò ha indispensabilmente bisogno di un sistema di addestramento che riesca a persuadere le persone della propria validità e preziosità. Questo tipo di legge è per sua natura arbitraria, inventata, irreale, ed è perfettamente inutile e inutilizzabile, se non c’è sempre qualcuno che si adopera per farla osservare. Questo tipo di legge è scritta da coloro che ritengono di dimostrare la propria intelligenza, scrivendo le procedure e le regole della vita e del vivere.
Nell’ambito delle leggi naturali ed empiriche, invece, la legge è sempre una formula ex post, cioè essa segue necessariamente l’osservazione della realtà. Ex post è un’espressione latina che significa dopo il fatto, a posteriori. Le leggi naturali ed empiriche derivano sempre dalla rilevazione sperimentale della realtà. In pratica, nell’ambito delle leggi naturali ed empiriche, è la lettura, l’osservazione della realtà che fa scoprire la regolarità di un comportamento già definito a priori della realtà stessa. È evidente che le leggi naturali ed empiriche hanno validità assoluta e atemporale, funzionano e tutto regolano e sostengono nel creato indipendentemente dal modo in cui l’uomo le legge, le osserva e le comprende. L’ignoranza dell’uomo, rispetto alla conoscenza di queste leggi, può certamente limitare le possibilità di evoluzione e di benessere dell’umanità, ma non può invalidare in nessun modo il funzionamento delle leggi stesse. La legge di gravitazione universale esisteva ben prima del giorno in cui Newton ne scoprisse l’esistenza e il funzionamento. La legge di gravitazione universale afferma che nell’universo ogni punto materiale attrae ogni altro punto materiale con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse, e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. Si tratta di una legge fisica derivata per induzione da osservazioni empiriche della realtà, e nessuno ha legittimato e autorizzato Newton a scoprirla, anzi, Newton ha acquisito autorità scientifica proprio perché ha letto questa legge in natura. Newton non ha scritto la legge di gravitazione universale, ma l’ha letta, osservando la regolarità intelligente del movimento dei corpi nel creato. Newton ha dimostrato la sua intelligenza non scrivendo leggi e procedure, ma leggendo quelle già scritte nel creato e osservandone l’intelligenza e la perfezione. Le leggi già scritte nel creato non hanno bisogno di sistemi di addestramento per persuadere l’umanità della loro validità e preziosità.
Quando Gesù parla di leggi, non si riferisce in nessun modo alle leggi scritte dagli uomini ma a quelle scritte da Dio, e, prima di tutto, alle leggi scritte da Dio nel primo libro, il libro del creato e poi, ovviamente, a quelle scritte nel secondo libro, quello della sua Parola. Gesù non parla della legge di Dio come di qualcosa da osservare, ma come di qualcosa che è all’origine di tutto, che tutto ordina, guida, regge e sostiene. Quando Gesù rivela: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto, non desidera far concentrare l’attenzione dell’umanità sul fatto che l’uomo non deve in alcun modo manomettere, manipolare, rimuovere un solo segno grafico della legge scritta nel secondo libro, ma desidera rivelare che l’uomo non potrebbe in nessun modo, anche se lo volesse, manomettere, manipolare, rimuovere una sola delle leggi che sostengono la vita e il creato. Infatti Gesù non dice: non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia stato osservato, ma dice: senza che tutto sia avvenuto-generato. È come se Gesù avesse detto: finché ci devono essere cieli e terra, nessuna delle leggi che regolano, sostengono, ordinano il creato può sparire o essere cancellata, nemmeno la più piccola. È come se avesse detto: se un solo iota, un frammento infinitesimale dei processi che regolano l’attività del DNA, dovesse sparire e passare, sparirebbe e passerebbe la vita in un istante. Gesù, dicendo: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto-generato, afferma che la sua legge può esistere senza un creato, ma il creato non può esistere senza la sua legge. Gesù afferma che nulla può esistere senza rispettare la sua legge, perché la sua legge ha in sé le informazioni e l’energia per tenere in vibrazione vitale tutto ciò che esiste. Questo Gesù lo dice per il primo libro, quello scritto nelle pagine della natura e, ovviamente, lo afferma anche per il secondo libro, quello scritto sulle pagine della legge rivelata.
Qual è la legge che Gesù ci rivela e afferma essere la legge su cui tutto è stato creato, cui tutto è legato, per cui tutto esiste, sussiste, è ordinato e in armonia intelligente e perfetta, legge rivelata anche nel secondo libro? Non c’è possibilità di dubbio. Leggendo il suo messaggio evangelico, si deduce, senza possibilità di errore, che la legge suprema, cui si riferisce Gesù, è l’amore, e che la sostanza energetica di questa legge è la gioia. Nel creato è tutto perfetto, è tutto intelligente, perché tutto è stato creato secondo le informazioni dell’amore e la sostanza della gioia. Gesù sintetizza questa legge dell’amore-gioia nelle sue entolé, le procedure delle Beatitudini. Lui le chiama letteralmente le procedure minime, le procedure minime che in realtà sono il cuore e la sostanza di tutto ciò che è creato e vive, ecco perché Gesù rivela letteralmente: Chi dunque sciogliesse – in greco lyo, “sciolgo, libero, slaccio, pongo termine a un’unione, a un vincolo” – una delle procedure queste minime e insegnasse così agli uomini, minimo sarà chiamato nel regno dei cieli. Ma chi facesse e insegnasse, grande sarà chiamato nel regno dei cieli.