Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 16 Maggio 2019

4a settimana di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 13,13-25; Salmo 88,2-3.21-22.25.27; Vangelo di Giovanni 13,16-20

Salmo 88,2-3.21-22.25.27

Canterò in eterno l’amore del Signore.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

2 Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
3
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

21 «Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
22
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza».

25 «La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
27
Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”».

Vangelo di Giovanni 13,16-20

Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: 16 «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. 17 Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. 18 Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. 19 Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. 20 In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Il posto

In questo brano del vangelo c’è una sorgente di sapienza purissima, è lo scrigno prezioso che contiene la fonte del nostro stesso essere felici o tristi e arrabbiati. Da cosa dipende l’infelicità o la felicità delle persone? Perché la gente non è felice e nessuno di noi gode come potrebbe la vita e il mondo? Il motivo è scritto qui.
Un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.
Non è così immediato da capire ma è scritto qui. Se ci trovassimo a camminare lungo un viale alberato dove tutti gli alberi sono stati appena piantati, e sono tutti piantati capovolti a testa in giù con le radici per aria e i rami sotto terra, cosa diremmo? Diremmo che c’è qualcosa che non è al suo posto, e con certezza potremmo prevedere una fine rapida di quegli alberi. Le radici infatti hanno il loro posto sulla terra e la chioma con i frutti in aria.
Ecco, noi tendiamo a modificare l’ordine naturale delle cose e a sovvertire la gerarchia di tutte le cose. Modificare l’ordine delle cose e sovvertirne la gerarchia è il modo più veloce per determinarne la fine, è il modo più sicuro perché le cose non funzionino più.
Tutto ciò che è stato creato, è stato ordinato secondo armonie e gerarchie precise, questo fa sì che ogni cosa della vita abbia il suo posto particolare a seconda dell’energia unitaria che sviluppa e di come si collega al tutto. Il filo d’erba non può fare l’albero e viceversa, come un ginocchio non può digerire un panino né un polmone respirare aria avvelenata. Se noi non rispettiamo le gerarchie nel loro ordine divino, noi ci mettiamo al posto di Dio: ciò significa immediatamente essere in rivolta contro di lui, nel tentativo di riordinare l’universo, con tutto il dolore, il disordine, la violenza che questo comporta.
Se la convenienza è prima della condivisione, non c’è ordine. Se un marito dà precedenza gerarchica spirituale e affettiva alla mamma piuttosto che alla moglie, non c’è ordine. Se un figlio si sente figlio, anche quando decide di prendere in mano completamente la sua vita, non c’è ordine. Se un genitore continua a sentire come figlio e non come un fratello colui che ormai è un uomo nella vita, davanti agli uomini e davanti a Dio, non c’è ordine. Se un figlio dà peso, nella sua coscienza, più alle parole di suo padre che alle parole di Dio, non c’è ordine. Se una persona è più occupata a guadagnare denaro, successo, potere, che a rimanere sana nel corpo e serena nella mente, non c’è ordine. Se la politica garantisce gli interessi di pochi e non distribuisce equamente le risorse della terra fra tutti gli uomini, non c’è ordine. Se a scuola si insegnano le poesie prima di insegnare ai ragazzi come i pensieri determinano la salute di tutta la persona, la felicità e l’infelicità di tutta la vita, non c’è ordine, non si rispettano gerarchie spirituali valide ed efficaci.
Ecco perché Gesù afferma: Sapendo queste cose, beati voi se le mettete in pratica, cioè sarete ripieni di ogni beatitudine e felicità già qui in terra se, conoscendo le gerarchie, le vivrete nell’ordine e nell’armonia naturale della grazia di Dio, che ve la elargisce per farvi felici. In questo senso, il tradimento di Giuda non è altro che un atto di rifiuto delle gerarchie e dell’ordine divino contro la volontà di Gesù e del Padre suo. Giuda si è messo al posto di Dio, non ha solo venduto un amico, ma ha voluto spingere le cose a modo suo, violentando un ordine, un equilibrio, una divina volontà.
Sempre secondo le gerarchie spirituali, già ordinate e stabilite, Gesù può dire: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Nell’ordine delle cose divine, chi accoglie un discepolo che opera in nome di Gesù è come accogliesse Gesù che l’ha inviato, e chi accoglie Gesù, accoglie il Padre. Nel disordine delle cose umane, le gerarchie spirituali vengono sovvertite e così accade che gli uomini non accolgano coloro che operano in nome di Dio, ma accolgano più facilmente e volentieri chi opera e viene in nome proprio, del potere, della vanità o del successo.
Obbedire all’ordine divino delle cose non è un atto di sottomissione, ma un profondo atto di onore e rispetto nei confronti dell’amore di Dio e della sua gloriosa magnificenza, è un atto di sublime adorazione e gratitudine che non ha eguali oltre che un atto di onestà intellettuale che garantisce la vita sulla terra.