Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli di Gesù sono insieme sulla spiaggia del mare di Tiberìade. Nella loro mente e nei loro discorsi non c’è altro che il vuoto lasciato da ciò che hanno visto con i loro occhi, cioè Gesù crocifisso e sepolto. Pietro ha fame, lui e la sua famiglia devono continuare a mangiare, e così decide di riprendere a fare quello che ha sempre fatto da ragazzo, quello che sa fare, pescare. Anche gli altri amici hanno fame e lo seguono. Salgono sulla barca, escono in mare ma quella notte non prendono nulla. Tutta la notte a gettare la rete e nemmeno un pesce, nemmeno uno. Al peso insopportabile dello sconcerto, del dolore per la tragedia appena vissuta sul Golgota, si aggiunge una cocente, inaspettata, quasi spietata delusione professionale ed esistenziale, e la fame cresce, crescono i calcoli oscuri e inquietanti della mente, i pessimi dialoghi interiori assolutistici su Dio, la vita, se stessi, e anche su Gesù. Questi dialoghi interiori pessimi vibrano come martellate nella testa di Pietro e si trasformano in terribili frustate di emozioni e stati d’animo, e la fame aumenta. Cresce la paura di non mangiare, cresce la tensione, la paura di non risolvere i problemi, di non capire, di non avere vie di fuga, soluzioni, prospettive. Cresce, aumenta, si moltiplica la sfiducia. Maggiore è il numero dei calcoli mentali presenti nel dialogo interiore, per calcolare tutto ciò che è calcolabile e non calcolabile, maggiore è il risultato di paura e sfiducia. È matematico. Quando ormai è l’alba – l’alba giunge puntuale tutti giorni, indipendentemente dalla notte che gli uomini hanno deciso di vivere dentro – Pietro e i compagni giungono a riva. Giungono a pochi metri dalla riva che è quasi alba in cielo ed è notte fonda nel loro cuore e nella loro intelligenza. Gesù dice loro: Figlioli, non avete nulla da mangiare? In una domanda, Gesù chiede all’umanità se, dopo tutti gli sforzi compiuti ogni giorno per vivere, ha raggiunto anche solo un po’ di tutto ciò di cui ha bisogno per vivere, per vivere serena, felice, in pace, al sicuro, prospera, in salute, nel benessere. Gli risposero: No. Una risposta secca e inequivocabile, la risposta dell’umanità, no. Allora Gesù propone la sua strategia, la sua tattica per trovare tutto ciò che si cerca, per ricevere tutto ciò che si desidera. Seguire le sue tre procedure: entrare nella metànoia, cambiare cioè il dialogo interiore, mutare il modo di pensare, ricominciare sempre, anche dopo una notte di errori e fallimenti, ferite inferte e ricevute, ricominciare con il perdono, e che tutto sempre sia fatto nel suo nome, nel nome di Gesù.
Gesù esprime tutto ciò in pochissime parole: Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete. Gettate è l’invito quasi imperativo, nel nome di Gesù e sulla sua Parola, a ricominciare sempre dopo fallimenti ed errori, a usare il perdono da chiedere e offrire per ricominciare sempre e non fermarsi mai, non tuttavia per ricominciare a caso, ma secondo la procedura. Gettate è un dolce invito e una potente indicazione di Gesù per ispirare Pietro a compiere in nome della Parola di Gesù qualcosa che la mente non vorrebbe mai fare, che i calcoli mentali hanno già stabilito essere inutile e vano. L’indicazione di gettare la rete dalla parte destra della barca è chiaramente l’invito alla metànoia, a entrare in una nuova direzione psichica, a sostituire il flusso dei pessimi pensieri, tutti protesi alla morte, con un flusso di pensieri amanti e grati, pieni di fiducia, tutti protesi alla vita. Pietro e i compagni seguono la procedura e tutto funziona a meraviglia, non riescono più a tirare su la rete per la quantità di pesci con cui si è riempita. Allora Giovanni il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: è il Signore! Giovanni è colui che comprende per primo perché è colui che ama e usa l’intelligenza del cuore, per questo vede prima e vede oltre. Colui che ama Gesù non pensa mai che Gesù sia lontano e assente, manchi e debba arrivare, non si sorprende quando Gesù si mostra presente. Chi ama Gesù sa perfettamente che Gesù è sempre con chi lo ama, non deve mai essere aspettato. Simon Pietro non comprende per visione interiore personale, non vede ancora con l’intelligenza del cuore, ma, appena ode dalla voce dell’amico che è il Signore, si stringe la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si getta in mare. Pietro non è ancora così evoluto spiritualmente da vedere e riconoscere il Signore, ma, nella sua divina, cardiaca semplicità, ora si tuffa in mare senza un pensiero, si tuffa da Gesù, corre incontro al suo Signore nuotando. Pietro ha la potenza invincibile, radiosa, trasparente, ineguagliabile dei cuori semplici e, con questa sua celeste semplicità, guiderà la prima chiesa di Gesù. Gli altri discepoli, invece, raggiungono la riva con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri, perché, per seguire la procedura di Gesù e gustarne i traboccanti risultati, non occorre andare lontano, né fare cose strane, eccentriche, bizzarre, astruse, misteriose, oscure, complicate.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane, perché Gesù non solo provvede sempre a tutto, ma predispone anche tutto e sempre, tutto è nelle sue mani e tutto esiste e sussiste nel nome del suo nome. Quando l’uomo si fida delle procedure evangeliche, può godere in modo pieno di tutti i beni della vita. L’umanità che vive nel nome di Gesù e segue le procedure del suo vangelo vivrà sempre nel benessere più pieno e traboccante.
Poi Gesù dice loro: Portate un po’ del pesce che avete preso ora, perché la vita secondo Dio è sempre un intreccio amoroso sorprendente, incantevole, mirabile, affascinante, sempre intelligente e luminoso di energie divine ed energie umane. Dall’incrocio amante dell’energia del cuore di Dio e del cuore dell’uomo non può che scaturire la festa della vita, il gioioso banchetto del benessere e l’Eucaristia, l’Eucaristia che è la celebrazione della gratitudine e della gratuità. Fino al giorno del ritorno del Signore la celebrazione dell’Eucaristia non dovrà mai mancare in mezzo al suo popolo, a maggior titolo in questi tempi in cui gli uomini di religione, per favorire il dialogo tra le religioni, su ordine di Satana, faranno di tutto per cancellarla dal cuore e dall’intelligenza della gente.