Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 17 Aprile 2019

Della Settimana Santa

Parola del giorno
Isaìa 50,4-9a; Salmo 68,8-10.21b-22.31.33-34; Vangelo di Matteo 26,14-25

Salmo 68,8-10.21-22.31.33-34

O Dio, nelle tua grande bontà, rispondimi.
Oppure: Nella tua fedeltà soccorrimi, Signore.

8 Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
10
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.

21 Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

31 Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.
33
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
34
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

Vangelo di Matteo 26,14-25

In quel tempo, 14 uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti 15 e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?» E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16 Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
17
Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?» 18 Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19 I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21 Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22 Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?» 23 Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!» 25 Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?» Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Tradire

La cosa che fa più impazzire Satana è quando non riesce a comprare il cuore di un uomo, per possederne i desideri, soprattutto il cuore di un uomo che serve con amore Dio e il popolo di Dio. Non c’è niente che lo faccia impazzire di più. Quando Satana non riesce, pur usando tutte le sue arti illusionistiche, a convincere un servo di Dio a rinunciare al suo divino compito e al suo mandato, e non riesce a portarlo dalla propria parte, è come se si sentisse esplodere da dentro. Con un servo di Dio, Satana, prima di tutto, prova a trascinarlo dalla propria parte con la vanità vanitosa, con il bisogno dell’ego di essere primo, vincente, riconosciuto, considerato. Poi, di seguito, prova con la vanità contusa, la vanità che viene colpita dalle ferite, dalle incomprensioni, dalle imposizioni, dalle umiliazioni, dalle ingiustizie. Se questo non funziona, allora passa alle vere e proprie seduzioni del piacere, delle cose facili, del compromesso, delle comodità, del lusso, della ricchezza, del possesso. Se ancora non funziona e non riesce a portare dalla propria parte le capacità intellettuali del servo di Dio, allora il principe delle tenebre inizia il gioco pesante. Il gioco pesante prevede di iniziare a persuadere il servo di Dio che, per meglio servire Dio e il suo popolo, è assolutamente più funzionale, pratico, razionale, adatto, efficace, giusto, divino, sacro, farlo attraverso la rete del potere e dai posti di comando. Se, dopo la tentazione del potere, ancora Satana non riesce a far sì che il servo di Dio metta volontariamente a disposizione le proprie capacità intellettuali e la propria densità amante spirituale per servire il regno del male e della morte, allora Satana fa qualcosa che non vorrebbe mai fare, perché gli può procurare sia un innegabile vantaggio come anche una terribile sconfitta, ma, in nome della sfida, non ne può fare a meno. Se inganni, seduzioni, persuasione, illusioni non funzionano per far deviare il servo di Dio dal proprio compito di servire Dio e il popolo di Dio, allora Satana chiede a Dio il permesso di colpirlo con il tradimento. Satana non può colpire un servo di Dio con il tradimento se non ottiene il permesso da Dio di farlo. In che modo Satana usa il tradimento per colpire un servo di Dio? Satana persuade un amico del servo di Dio a tradire il servo di Dio, convincendolo che sta facendo una cosa giusta, con la prospettiva di avere in cambio onore, potere, denaro, sicurezza, prestigio. Tradire è molto, molto oltre il rinnegare. Giuda ha tradito Gesù, l’ha consegnato al nemico, dando un prezzo a Gesù, trenta monete d’argento. Pietro ha rinnegato Gesù per debolezza, paura, ignoranza, ma non ha venduto Gesù al nemico. Satana, che con i propri inganni non è riuscito ad avere in mano il cuore, lo spirito, l’intelligenza del servo di Dio, riesce, attraverso il tradimento di un amico del servo di Dio, a farsi consegnare in mano colui che altrimenti non potrebbe mai avere. Ovviamente, pur anche se attraverso il tradimento di un amico, Satana non può avere in mano il cuore, lo spirito, l’intelligenza di un uomo che non si consegni volontariamente a lui stesso, ma almeno può avere in mano tutto quello che quell’uomo ha fatto, costruito, compiuto e seminato, per poi distruggerlo. Per fare questo Satana deve chiedere il permesso a Dio Padre, ed è una cosa che Satana non chiederebbe mai, se non fosse costretto dalla propria vanità e sfida, perché chiedere questo a Dio, oltre che apportare quanto più danno e beffa possibili al servo di Dio, comporta due conseguenze gravissime per se stesso. Primo. Se il servo di Dio tradito dall’amico non si spaventa, non cede, non molla il proprio compito divino, non perde la propria gioia, non pensa male di Dio e del popolo di Dio, diventerà ancora più forte ed efficace. Secondo. Se Satana si prende tanto disturbo per trascinare sotto il suo servizio un servo di Dio, è senz’altro perché lo ritiene forte ed efficace, un ottimo elemento per le proprie file. Ma nel momento in cui il servo di Dio, lasciando andare completamente tutto il male causato e ricevuto dal tradimento, perdona e continua in pace il proprio cammino, Satana si trova tra le sue file, al suo servizio, non la forza del servo di Dio, ma la debolezza e l’inutilità dell’amico traditore del servo di Dio. Questo per Satana è un fastidio assoluto. Ecco perché, dopo il tradimento avvenuto, Satana abbandona a se stessi i traditori provocando in loro un senso di colpa invincibile, che conduce a una desolazione terminale e devastante. Satana ha provato in tutti i modi a distrarre Gesù dal suo mandato e, non avendo raggiunto nulla di utile, si è preso la soddisfazione di usare anche con Gesù il tradimento di un amico, per apportare a Gesù e alla sua vita, a tutto quello che Gesù aveva fatto, costruito, compiuto e seminato, quanto più danno e beffa possibili. Allo scopo Satana ha usato Giuda e, una volta usatolo per tradire Gesù e metterlo in mano al male, l’ha abbandonato alla devastazione. Quando un uomo tradisce un amico, è sempre, sempre per consegnarlo al nemico, e quando si consegna l’amico al nemico lo si fa sempre per un prezzo fissato. Il prezzo fissato per chi tradisce l’amico è che il nemico per cui si è tradito l’amico diventa il proprio peggior nemico. Per chi tradisce l’amico e lo consegna nelle mani del nemico, c’è prima o poi una corda, una corda al collo come per Giuda, oppure tante lacrime per chiedere perdono a Dio di aver consegnato un suo servo nelle mani del nemico, tante lacrime per lavare le mani che puzzano dell’argento dei trenta denari.