Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 7 Aprile 2019

5a di Quaresima – Anno C

Parola del giorno
Isaìa 43,16-21; Salmo 125,1-6; Lettera agli Filippési 3,8-14; Vangelo di Giovanni 8,1-11

Salmo 125,1-6

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

1 Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
2 Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
3 Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

4 Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
5 Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

6 Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Vangelo di Giovanni 8,1-11

In quel tempo, 1 Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2 Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
3
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4 gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?»
6
Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7 Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8 E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10 Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» 11 Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Nessuno

Gesù dice alla donna: Donna, dove sono? Gesù fa alla donna una domanda che in realtà è un’affermazione. Gesù chiede alla donna dove sono i suoi accusatori, ma in realtà è come affermasse che gli accusatori non ci sono più, perché in realtà non ci sono mai stati degli accusatori. Gli accusatori della donna sono realmente presenti davanti alla donna per accusarla ma, in realtà, sono degli impostori, dei fasulli, dei falsi, degli imbroglioni, ingannatori, ipocriti, mentitori. Perché? Semplicemente perché nessun uomo ha in sé le capacità intellettuali e spirituali per poter realmente essere un accusatore nei confronti dei suoi simili, anche se presume di poterlo essere. L’uomo che esercita la sua capacità di giudicare, accusare, condannare, esercita una capacità che non possiede. Nessun uomo può accusare e condannare un altro uomo senza cadere immediatamente in una forma allucinante e terribile di perversa ingiustizia e ipocrisia. Ma da che cosa è reso evidente che l’uomo non ha in sé alcuna possibilità di accusare i propri simili? L’evidenza sta nel fatto che l’uomo sbaglia, tutti gli uomini sbagliano. Come può un uomo che sbaglia giudicare, accusare, condannare un altro uomo che sbaglia? Può esistere giustizia, verità, imparzialità, onestà, ragione in un uomo che, comunque sbagliando continuamente, accusa un altro uomo di sbagliare? Giudicare, accusare, condannare il prossimo è l’attività preferita e continuativa della mente, perché è un’attività tanto dannosa e pericolosa quanto inesistente, irreale, finta, illusoria. L’attività mentale di giudicare, accusare, condannare il prossimo è l’attività che rende più fiera e orgogliosa la mente umana proprio perché, anche se essa sa che è un’attività assolutamente illusoria, finta irreale, sa anche che produce sempre danno, aggressività, violenza, separazione senza limiti. Ma soprattutto la mente ama giudicare, accusare, condannare sopra ogni cosa, perché in questa attività si sente un dio, si sente un essere superiore, un’entità suprema. Per la mente inquisitoria ogni atto di giudizio, accusa, condanna è l’unguento più pregiato e fragrante da versare sulle ferite ricevute e le lacerazioni subite. In realtà nessuna ferita psichica, nessuna lacerazione emotiva può essere sanata e curata dall’azione mentale del giudizio, tuttavia la mente vive in uno stato tale di illusione che non le interessa per niente ciò che è reale. Quando la mente giudica, accusa, condanna è sempre una mente malvagia, avvelenata e velenosa. Gesù afferma con chiarezza alla donna che i suoi accusatori, anche se violenti, aggressivi, decisi, determinati, in realtà non ci sono. Gli accusatori della donna stanno compiendo un’azione psichica e morale che l’uomo non può assolutamente compiere e dunque gli accusatori non ci sono, non ci possono essere, anche quando invadono violentemente la vita e realmente procurano danno e ferite. Gesù sottolinea ulteriormente questa verità facendo un’altra domanda alla donna: Nessuno ti ha condannata? Ancora una volta è una domanda che in realtà è un’affermazione. La risposta della donna è: Nessuno. Perché? Perché tutti gli accusatori se ne sono andati? No. Nessuno è la risposta perché nessun uomo può condannare, nessun uomo può farlo.
Perché oltre che essere impossibile per un uomo ed estremamente dannoso per la sua  vita, è così letale per l’umanità giudicare, accusare, condannare, tanto che Gesù invita con forza l’uomo a non farlo mai per nessun motivo? Perché chi giudica, accusa, condanna il proprio simile, di fatto si mette al posto di Dio e in quel preciso istante rende impossibile a se stesso qualsiasi relazione e rapporto con Dio. Come potrà, chi si mette al posto di Dio avere un rapporto con Dio? Giudicare, accusare, condannare il prossimo è il sistema più perfetto, efficace, funzionale per cancellare Dio dalla propria vita e interrompere con lui ogni rapporto e relazione.