Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 1 Aprile 2019

4a settimana di Quaresima

Parola del giorno
Isaìa 65,17-21; Salmo 29,2.4-6.11-12a.13b; Vangelo di Giovanni 4,43-54

Salmo 29,2-6.11-12a.13b

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

2 Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
3 Signore, mio Dio, a te ho gridato e mi hai guarito.
4 Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

5 Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
6 perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia.

11 Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
12 Hai mutato il mio lamento in danza,
13 Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

Vangelo di Giovanni 4,43-54

In quel tempo, Gesù 43 partì dalla Samarìa per la Galilea. 44 Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. 45 Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
46
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47 Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 48 Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49 Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». 50 Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 51 Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!» 52 Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». 53 Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
54
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Credere

Che livello di evoluzione intellettuale ha raggiunto un uomo che fatica a comprendere e a realizzare la presenza dell’aria su questo pianeta? In che stato mentale può versare un uomo che non crede alla presenza dell’aria, perché l’aria non si vede e non si può stringere in mano? Come sta usando l’intelligenza un uomo che non accetta la presenza del vento, perché non riesce a comprendere da dove proviene e non può controllare dove va? Cosa dire del livello intellettuale di un uomo a cui bisogna fornire segni e prove dell’esistenza della luce, del sole, delle stelle? Che senso avrebbe affermare che si crede o non si crede all’aria, al vento, al sole, alla vita, al cielo, alla terra?
Forse che Dio è meno evidente, presente, reale, vero, concreto, tangibile, consistente, certo dell’aria, del vento, del sole, della terra, dell’acqua, della vita, del cuore che batte, della luce, del suono? Che senso ha affermare di credere o non credere in Dio? Perfino Gesù denota stanchezza e un po’ di amarezza per questo stato intellettuale e spirituale dell’uomo, quando dice: Se non vedete segni e prodigi, voi non credete. Gesù quasi non si capacita dello stato intellettuale e spirituale di subcultura con cui viene accolto dalla gente di questa generazione. Una generazione che vive Dio come un estraneo invisibile da comprovare, come un nemico con cui eventualmente cercare un armistizio, un Dio trasformato in sistema gerarchico, religioso e normativo. Una generazione demente che non ama se stessa, la vita, Dio, che non ama niente e nessuno ed è sempre in conflitto e in guerra con tutti e tutto. Una generazione che con la sua avidità e sete di potere genera a dismisura fame, sete, ignoranza, violenza, ingiustizia, paura, miseria, distruzione, e si fregia di farlo in nome della democrazia, della pace, del progresso. Una generazione che si sta ancora dibattendo nell’incertezza se credere o non credere in Dio, e su questa decisione si divide, generando guerre, ingiustizie, violenze e separazioni.
Gesù lo dice con rispetto e senza accusare, ma non può tacere: un’umanità così è un’umanità ritardata mentalmente, desostanziata e svuotata spiritualmente. Tutto il tempo che l’uomo perde per credere o non credere in Dio, per cercare le prove e le controprove dell’esistenza di Dio, non lo vive per amare Dio con tutto il cuore, per amare i fratelli come se stesso, per amare la vita meravigliosa di cui Dio gli ha fatto dono. Fino a che questa generazione deve credere in Dio per amarlo, questa generazione in qualche modo pensa male di Dio ed è in rivolta contro di lui. Fino a che Dio è un problema per l’uomo, l’uomo è un problema per questo pianeta e per la vita. 

Credere in Dio per paura è viltà.
Credere in Dio per calcolo è perfidia.
Credere in Dio per tradizione è pigrizia.
Credere in Dio per consuetudine è disonestà.
Credere in Dio per convinzione è sfacciata protervia.
Credere in Dio per suggestione genera ritardo mentale.
Credere in Dio per superstizione genera demenza.
Credere in Dio per sentimentalismo genera ignoranza.
Credere in Dio in nome dei principi e della legge genera un cuore spietato.
Credere in Dio per ambizione e vanità genera lo svuotamento dello spirito.