Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 24 Marzo 2019

3a di Quaresima – Anno C

Parola del giorno
Èsodo 3,1-8a.13-15; Salmo 102,1-4.6-8.11; Prima lettera ai Corìnzi 10,1-6.10-12; Vangelo di Luca 13,1-9

Il Signore ha pietà del suo popolo

Salmo 102,1-4.6-8.11

Il Signore ha pietà del suo popolo.

1 Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2 Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
11 Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

Vangelo di Luca 13,1-9

In quel tempo 1 si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3 No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
6
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?” 8 Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9 Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Senza capire

All’epoca di Gesù, dire che uno era Galileo non indicava soltanto la sua provenienza geografica, ma significava anche che era un rivoluzionario, un violento, un rivoltoso, un turbolento, uno che porta rissa, guerra. I Galilei erano per lo più gli zeloti, quelli che, attraverso la violenza, si rivoltavano contro il potere romano.
In questa pagina del vangelo alcuni si avvicinano a Gesù e, anche se in modo sottile e velato, lo fanno per minacciarlo, per spaventarlo. Gli riportano infatti il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Come a dirgli: guarda che fine hanno fatto quei Galilei, quei rivoltosi ribelli, cerca di stare attento anche tu che sei Galileo e ribelle al sistema del potere costituito. Gesù per rispondere a questa velata minaccia prende la parola e, attraverso una domanda retorica, rivela all’umanità una verità e una conoscenza senza precedenti. La domanda retorica è un modo per indurre alla riflessione l'interlocutore e, allo stesso tempo, è un modo per asserire o negare qualcosa. La domanda retorica non è una vera domanda, in quanto non prevede alcuna risposta di tipo convenzionale, e il riscontro che si vuole ottenere è implicito nella domanda stessa. Nella domanda retorica è sottintesa la risposta, meglio ancora, la risposta è suggerita e rivelata. Gesù chiede: Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? Con questa domanda retorica Gesù smentisce completamente e definitamente la convinzione più radicata e intoccabile del mondo religioso e devozionale, secondo la quale il male e il dolore accadono a coloro che se lo meritano, e per la quale è doveroso e giusto che ci sia una punizione per il peccato, in questo caso la morte. Niente di più falso secondo le parole di Gesù. Nella vita creata da Dio non funziona così. Per rispondere alla sottile minaccia, Gesù offre all’umanità uno spiraglio di luce senza precedenti, apre completamente una nuova visione della realtà. Gesù afferma che il problema non risiede in cosa è successo, anzi rivela che tra quello che è successo e la colpevolezza – e quindi la pena – delle persone non c’è legame, non c’è legame tra la colpa e la morte, ma tra il modo di vedere-pensare-credere-giudicare e la morte-perdizione-distruzione. Il no di Gesù riguardo al possibile legame tra la colpa dell’uomo e la punizione, la sofferenza, il dolore, la morte è un no perentorio, categorico, senza appello. È un no che chiude per sempre una visione della vita del tutto falsa e frutto di totale ignoranza. È un no che apre una visione completamente diversa della realtà. Gesù dice: se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. Il messaggio di Gesù è chiarissimo, inequivocabile: se non metanoèite – dice il testo greco –, cioè se non sostituite, invertite, cambiate, rinnegate il vostro modo di pensare, il vostro dialogo interiore, perirete tutti allo stesso modo. Il verbo usato è apòllymi, cioè l’essere perduto, spazzato via all’improvviso, nell’incoscienza, nella totale inconsapevolezza, è il verbo usato per descrivere come furono spazzati via gli uomini al tempo di Noè, al tempo del diluvio. Gesù afferma che, se l’uomo non rinnega il proprio modo di pensare, non sostituisce i propri dialoghi interiori generati dall’ego con dialoghi interiori generati dallo spirito e dalla Parola di Gesù, sarà spazzato via dalla vita e non se ne accorgerà nemmeno. Ma come vive un uomo, quando vive nello stato della completa inconsapevolezza? Cosa distingue un’umanità che vive nella totale non consapevolezza da un’umanità più consapevole? È una questione di energia, energia che la persona produce con il proprio modo di pensare e agire, e che a sua volta trasmette alla vita e all’umanità. Il frutto che ciascun uomo offre e dona alla vita e all’umanità è il segno della vita che ciascun uomo sta conducendo. Tanto più ricco è il frutto che l’uomo produce in benessere per tutti, in felicità, in giustizia, condivisione, gratitudine, pace, conoscenza, tanto più potente e vitale e l’energia che egli sviluppa e dona. Il frutto che l’uomo produce con i suoi dialoghi interiori e le sue azioni sono il segno concreto dello stato di consapevolezza o meno di un uomo. La stessa cosa vale per la collettività. L’uomo di pace produce frutti di pace ed energia di perdono, l’uomo della guerra produce frutti di guerra ed energia di conflitto. L’uomo di gratitudine non produce gli stessi frutti dell’uomo dell’avidità, l’uomo della gratuità non produce gli stessi frutti dell’uomo del possesso. L’uomo è i suoi frutti e l’energia che sviluppa e trasmette attorno a sé.
Ma come portare frutti buoni e sempre migliori? Gesù offre all’umanità anche questa procedura. La procedura che il vignaiolo dell’umanità, Gesù stesso, sta usando per impedire che l’umanità venga spazzata via dalla vita. Primo: zappare attorno. Il verbo greco è skàpto, verbo del raschiare, scavare, significa: “scavo, sarchio, creo un bacino”, dall’accadico sachapu, “rompere”, la base di questo termine indica “cavità, calice, coppa, cassa, recipiente vuoto”. È rendere cavo. Gesù come prima cosa chiede all’umanità di lasciarsi zappare dentro e attorno, fino a rompere-scavare dentro di sé l’invenzione del proprio ego parassita, fino a destrutturare tutti i propri dialoghi interiori, fino a diventare cava, svuotata. Secondo: mettere concime. Gesù come seconda cosa chiede all’umanità di lasciarsi concimare da lui, lasciarsi invadere completamente dalla conoscenza rivitalizzante della sua Parola, per sostituire i dialoghi dell’ego destrutturato con i dialoghi interiori generati dalla Parola di Dio. Questa è la procedura per generare frutti dalla propria essenza divina, dallo spirito cui ogni uomo appartiene.
L’anno richiesto da Gesù al Padre, per zappare e concimare l’umanità, è terminato.