Giàiro non si getta ai piedi di una religione, nemmeno della propria religione, per implorare la Forza che sana e salva. Giàiro non si getta ai piedi di una filosofia, di un ragionamento, di un’ideologia per implorare la Forza che sana e salva. Giàiro non si getta ai piedi di una tradizione, di un culto, di una devozione per implorare la Forza che sana e salva. Giàiro si getta ai piedi di Gesù per implorare la Forza che sana e salva. Giàiro compie fisicamente un piccolo passo in avanti per inginocchiarsi ai piedi di Gesù, ma, in verità, compie spiritualmente un salto gigantesco verso la consapevolezza e la conoscenza, perché riconosce in Gesù Colui che sana e salva la vita, tutta la vita, ogni vita. Giàiro riconosce che Gesù possiede l’energia e la forza per compiere quel lavoro che nessun uomo può compiere: creare la vita, sostenerla, salvarla e sanarla e farla risorgere strappandola dalle fauci della morte. Giàiro non ha incertezze, indecisioni, titubanze, ma sente, conosce, percepisce con certezza che in Gesù c’è tutta la forza e l’energia per salvare una vita, ogni vita, tutta la vita, tutte le vite. Le sue parole non lasciano dubbi: La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva.
Giàiro non ha dubbi, si rivolge a Gesù con la consapevolezza di chi sa per certo che in Gesù c’è tutto il potenziale energetico che può rigenerare la vita. Giàiro si rivolge a Gesù non come a colui che possiede la forza e l’energia ma come a colui che è la forza, è l’energia stessa della vita, la fonte stessa dell’energia e della forza della vita. Giàiro non si getta solo ai piedi di Gesù ma a lui si abbandona completamente e totalmente, si affida a Gesù, alla sua energia e alla sua forza incalcolabile e infinita, da cui ogni forma di vita creata riceve tutto ciò che è indispensabile per vivere e sussistere.
Anche la donna, da dodici anni ammalata, che si era già affidata all’opera, all’energia e alla forza degli uomini, e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, intuisce e percepisce che abbandonarsi a Gesù può essere la salvezza. La donna ammalata, per sfiorare il mantello di Gesù in mezzo alla calca della folla che stringe da ogni parte, compie un gesto del tutto invisibile e impercettibile verso Gesù, ma, in realtà, il suo è un gesto immenso, un gesto di abbandono e di affidamento totale, completo, senza limiti, che predispone la donna a essere capace di ricevere in pienezza la forza e l’energia sanante e salvifica di Gesù. La donna ammalata desidera sfiorare il mantello di Gesù perché sa che quel mantello è intriso della forza e dell’energia suprema di Colui che tutto ha creato e tutto sostiene nell’armonia e nella bellezza, e che sfiorare quel mantello le può permettere di immergersi in Dio e nella sua potenza, che tutto sana e salva. Sono centinaia, migliaia le persone che fanno ressa attorno a Gesù in quel momento e lo stringono da ogni parte, ma solo la donna lo tocca veramente per avere la vita piena, solo la donna crea un contatto reale per abbandonarsi in Gesù, solo la donna desidera un ponte di vita con Gesù per essere invasa dalla sua forza, e solo con lei il ponte accade, solo per lei la forza esce e sana e salva. La fede della donna è così potente che riesce a far uscire da Gesù la forza che sana e salva, per così dire, all’insaputa di Gesù. Il desiderio di guarigione della donna è così inarrestabile da riuscire a strappare letteralmente a Gesù la forza che sana, l’energia che salva.
Senza la forza e l’energia di Gesù nulla può vivere, sussistere e portare frutto. Chiunque crede di poter vivere e costruire qualsiasi cosa sulla terra, senza affidarsi e abbandonarsi completamente e totalmente alla forza e all’energia di Gesù, vedrà sparire sotto i suoi occhi tutto quello che ha costruito e vedrà disperdersi nella polvere e dissolversi nel fumo tutto ciò per cui ha faticato e lottato.