Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 3 Febbraio 2019

4a del Tempo Ordinario – Anno C

Parola del giorno
Geremìa 1,4-5.17.19; Salmo 70,1-6.15ab.17; Prima lettera ai Corìnzi 12,31 - 13,13; Vangelo di Luca 4,21-30

La mia bocca Signore racconterà

Salmo 70,1-4a.5-6b.15ab.17

La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

1 In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
2 Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

3 Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
4 Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

5 Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
6 Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

15 La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza
17 Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Vangelo di Luca 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21 cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
22
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» 23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”» 24 Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. 27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29 Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Spazio

Un bicchiere pieno d’acqua non può essere riempito di qualcos’altro. Un sacco pieno di sabbia non può essere riempito di qualcos’altro. La vita non può donare all’uomo ciò che l’uomo non è pronto a ricevere, ciò che l’uomo non è in grado di accogliere.
Durante una grande carestia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi, il profeta Elia chiese da mangiare a una vedova in Sarèpta di Sidòne. La vedova rispose al profeta che gli restava solo un pugno di farina nella giara e un po’ di olio nell’orcio, e poi lei e suo figlio sarebbero morti di fame. La donna svuotò la giara, svuotò l’orcio e fece del pane per il profeta: da quel momento, fino a quando non piovve ancora sulla terra, la farina della giara non si esaurì e l’orcio dell’olio non si svuotò. Perché? Perché il cuore della donna di Sarèpta era pronto a ricevere, perché lo spirito di quella donna era “capace”, nel senso di “capiente”, in grado cioè di contenere, aperto, disponibile, amante. In quella donna c’era spazio, tanto spazio e dove c’è spazio intellettuale e spirituale si può muovere agevolmente la fede al di là di ogni argomentazione preconcetta e ottusa, si può muovere l’amore al di là di ogni paura, la comprensione al di là delle opinioni, delle convenzioni, dei pregiudizi. In quella donna c’era così tanto spazio per i doni della vita e di Dio che Elia non solo poté muovere l’energia divina della vita, tanto da non far mai mancare la farina nella giara e l’olio nell’orcio, ma addirittura poté riportare in vita il figlio della vedova a cui si era fermato il respiro a causa di una grave malattia.
Ai tempi del profeta Eliseo, il generale Naaman era un uomo tenuto in grande stima e onore presso il suo signore, perché per mezzo di lui la Siria era sempre vittoriosa; ma quest’uomo forte e coraggioso, capo dell’esercito del re di Siria, era ammalato di una malattia terribile, la lebbra. Durante le frequenti guerre che scoppiavano tra Siria e Israele, le forze militari di Naaman catturarono alcuni Israeliti e li resero schiavi, come afferma la Parola: Or alcune bande di Siri in una razzia avevano portato via come prigioniera dal paese d’Israele una piccola fanciulla, che era finita al servizio della moglie di Naaman. Ella disse alla sua padrona: Se il mio signore potesse andare dal profeta che è in Samaria, certamente egli lo libererebbe dalla sua lebbra (2Re 5,2-3). Naaman accettò di andare dal profeta Eliseo. Il profeta Eliseo, avendo saputo in anticipo nello spirito che il generale Naaman stava arrivando da lui per chiedere la guarigione, gli mandò incontro un messaggero per dirgli semplicemente: Va’, lavati sette volte nel Giordano, assicurandogli la guarigione se avesse ubbidito. Naaman, che non aveva creato ancora abbastanza spazio nel suo spirito, nel suo cuore, nella sua intelligenza, per ricevere la guarigione, rispose con ira e rabbia alla proposta del profeta e disse: I fiumi di Damasco, l’Abana e il Parpar, non sono forse migliori di tutte le acque d’Israele? Non potrei lavarmi in quelli ed essere guarito? E se ne andò via infuriato. Fu allora che i suoi servi, molto più spaziosi  del loro padrone nel cuore, nell’intelligenza e nello spirito, gli dissero: Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l’avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: Làvati, e sarai guarito? Allora il cuore, l’intelligenza e lo spirito del generale si svuotarono completamente dell’orgoglio, dei preconcetti, di tutto quello che sapeva o pensava di sapere, e si creò spazio, tutto lo spazio per il libero e rivitalizzante movimento dell’energia divina della vita, per la potenza guaritrice di Dio. E fu sanato.
Gesù non può essere accolto nel cuore, nell’intelligenza e nello spirito dell’uomo se non c’è spazio. Se tutto lo spazio interiore, spirituale, intellettuale dell’uomo è occupato da pigra ignoranza, da ciechi pregiudizi e cristallizzate convinzioni, Gesù non ha spazio per muoversi con la luce e la potenza della sua divina, illuminante ispirazione. Se tutto lo spazio interiore, spirituale e intellettuale dell’uomo è strapieno di preoccupazioni, legami, sete di possesso, attaccamenti, pregiudizi, Gesù non ha spazio per muoversi con la forza, la potenza rivitalizzante della sua energia guaritrice e sanante. Se tutto lo spazio interiore, spirituale, intellettuale dell’uomo è invaso dall’avidità, dall’ambizione, dalla fame di dominio e potere, Gesù non ha spazio per muoversi nell’uomo con la grazia, la potenza inarrestabile dell’energia del suo amore, della sua compassione e misericordia. Questa è la verità: nei cuori dove è già tutto pieno, dove non c’è spazio, la potenza della vita non ha spazio per muoversi. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Se il cuore, l’intelligenza, lo spirito dei compaesani di Gesù sono già così pieni e traboccanti di pregiudizio, rabbia e sdegno, così invasi della presenza del nemico di Dio, Satana, come potrà Gesù e la sua Parola trovare posto in loro? Impossibile. L’uomo che non vuole svuotarsi del proprio pregiudizio e del proprio male non avrà altra volontà che eliminare violentemente la luce e il bene che incontra nella sua vita. Infatti si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Gesù non trova spazio nel cuore, nell’intelligenza, nello spirito dei suoi compaesani, ma a Gesù non manca comunque lo spazio per muoversi in totale libertà e autonomia: senza muovere un dito si fa spazio in quel nido di serpenti pronti a colpirlo e a ucciderlo violentemente, se ne va, proseguendo il suo cammino, in tutta tranquillità. Questa è una scena tanto meravigliosa e pacificante quanto forse la più orribile e allucinante mai raccontata dai testi evangelici. Meravigliosa, perché Gesù manifesta la sua potenza e gloria, allontanandosi in tutta pace da quel posto di morte e di odio distruttivo; allucinante, perché Gesù, non trovando spazio, se ne va da lì, da quel posto, da quella cittadina, da quella gente.
Gli uomini non possono nemmeno lontanamente immaginare nella loro piccola mente che tipo di esistenza orribile, terrificante, comporti vivere senza Gesù, senza Via, senza Vita, senza Verità, senza Luce, senza Pastore, senza Compassione, senza Risurrezione. Gli uomini e le donne che non fanno spazio a Gesù nel loro cuore, nella loro intelligenza, nel loro spirito sono già pieni della presenza del Nemico di Dio, ricolmi del suo veleno letale, la rabbia e la paura, così invasi dalla Morte che non muore, così completamente invasi da esserne posseduti.
Fare spazio, fare spazio nel cuore, nell’intelligenza, nello spirito a Gesù e alla sua Parola è tutto ciò che serve per sanare e salvare l’umanità.