Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 6 Gennaio 2019

Epifania del Signore

Parola del giorno
Isaìa 60,1-6; Salmo 71,1-2.7-8.10-13; Lettera agli Efesìni 3,2-3a.5-6; Vangelo di Matteo 2,1-12

Ti adoreranno Signore

Salmo 71,1-2.7-8.10-13

Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

1 O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
2
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

7 Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
8
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

10 I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
11
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

12 Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
13
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

Vangelo di Matteo 2,1-12

1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2 e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3 All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
7
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
9
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Vicini e lontani

I Magi vengono da lontano, da molto lontano. Il mondo da dove provengono è lontano, molto lontano da Gerusalemme, sia da un punto di vista geografico, che da un punto di vista culturale, religioso, politico. Ma arrivano a Gerusalemme con tempismo perfetto, perché nello Spirito Santo sono vicini a Dio e al Figlio Gesù incarnato. I Magi vengono da lontano, ma sono a Dio vicinissimi nell’intelletto, e sanno che Dio muove le stelle e le galassie per parlare all’uomo. Sono così intimi con Dio nello spirito, che ne sanno riconoscere la voce anche senza leggere parole scritte. Sono così amanti di Dio nel cuore, che riconoscono l’aroma e il profumo della sua presenza anche dove gli occhi non vedono. I Magi non hanno alle loro spalle la sapienza della Parola rivelata in Legge sacra, non hanno potuto affinare le loro conoscenze alla luce delle centinaia di profezie che annunciavano dove, come e quando sarebbe nato il Messia, non hanno potuto approfondire la conoscenza del volto di Dio sulla ricchezza sconfinata della sua Parola rivelata, eppure arrivano all’incontro con il Messia puntuali, amanti, grati, pieni di gioia grandissima.
I capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme sono i più vicini a Gerusalemme, e a tutto quello che Gerusalemme rappresenta dal punto di vista geografico, culturale, religioso, politico, sociale, ma non si muovono da Gerusalemme per andare verso Gesù e, quando lo fanno, lo fanno per ordine di un re ateo, demoniaco, velenoso e violento. Il tempismo dei capi dei sacerdoti e degli scribi di Gerusalemme nel riconoscere la venuta del Messia è nullo, perché, pur predicando e studiando Dio e la sua legge, da millenni sono lontani, lontanissimi nello spirito da Dio, dal Figlio Gesù incarnato e dallo Spirito Santo. I capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme hanno come casa il tempio di Dio, ma sono da Dio lontanissimi nell’intelletto, perché ormai si muovono solo ed esclusivamente per sete di denaro e di potere. Sono così scollegati da Dio nello spirito che non riescono più a comprendere la sua Parola nella scrittura e nel loro cuore. Sono così immersi nel pensare male di Dio fin dalle profondità del loro cuore, che sono proprio coloro che tortureranno e metteranno a morte Gesù, il Figlio di Dio.
I capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme hanno alle loro spalle la tradizione e la sapienza della Parola rivelata di Dio in Legge sacra, ma non hanno più l’entusiasmo per la ricerca, non sanno più guardare nella Parola di Dio, nelle stelle e nel loro cuore per cercare il volto del Dio della vita. I capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme hanno potuto affinare le loro conoscenze alla luce delle centinaia di profezie che annunciavano dove, come e quando sarebbe nato il Messia, ma ormai non attendono più il Messia delle scritture, il Messia di Dio, stanno attendendo un messia a loro immagine e somiglianza, che senz’altro confermerà il loro potere e la loro gloria umana. I capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme hanno potuto approfondire la loro conoscenza del volto di Dio sulla ricchezza sconfinata della sua Parola rivelata, eppure non arrivano puntuali all’incontro con il Messia, non sono presenti all’evento più grandioso, pacificante, salvifico, liberante della storia umana. Quando i capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme si avviano verso Betlemme per vedere cosa sta succedendo, ci vanno forzati dall’ordine di un re umano perverso e satanico, e ci vanno pieni di paura e turbamento, senza amore, senza gratitudine, senza canto nel cuore, guidati esclusivamente dal loro sguardo inquisitorio di cani indagatori.
I capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme mai e poi mai avrebbero potuto pensare che sarebbe finita, e finita così. Per i capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme la visita dei Magi segna la loro fine. La fine del loro potere, della loro storia, della loro gerarchia, del loro significato e senso. Nella mirabile e gustosissima ironia di Dio, il cuore dei cuori del potere religioso e politico di Israele, il centro nevralgico del potere assoluto, che ha controllato e oppresso il popolo, mantenendolo nell’ignoranza e nella paura di Dio per migliaia di anni, termina in un giorno, con la visita inattesa di quei pochi stranieri, i Magi, che dall’oriente vengono fino a Gerusalemme ad annunciare la nascita del Bambino Dio. Tutto il potere dei capi dei sacerdoti e degli scribi di Gerusalemme finisce in un istante, nell’istante in cui non si presentano con amore, gioia, sapienza e gratitudine all’appuntamento della storia, l’appuntamento a cui avrebbero dovuto preparare con amore ed entusiasmo tutta l’umanità, invece che servire Satana, il denaro e il potere. In quel giorno i capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme perdono tutto, perdono il mandato di Dio, infatti Gesù non sceglierà nessuno di loro quando sceglierà i suoi discepoli per il nuovo popolo di Dio. Così sarà per la venuta intermedia di Gesù: poco prima della sua venuta, tutto il potere e la prepotenza della gerarchia religiosa svanirà in breve tempo, in modo ridicolo e sotto la spinta di una forza minima. Rispetto a Dio, i vicini spesso sono i più lontani e i lontani spesso i più vicini.