Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 24 Dicembre 2018

Feria di Avvento

Parola del mattino
Secondo Libro di Samuèle 7,1-5.8b-12.14a.16; Salmo 88,2-5.27.29; Vangelo di Luca 1,67-79

Canterò per sempre

Salmo 88,2-3.4-5.27.29

Canterò per sempre l’amore del Signore.

2 Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
3 farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre,
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

4 «Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
5 Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

27 «Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
29 Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».

Vangelo di Luca 1,67-79

In quel tempo, 67 Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
68
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
70
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
71
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
72
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
73
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, 74 liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, 75 in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
77
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
78
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
79
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».

Benedire

Se nel parlato una contraddizione sonora, un’incompatibilità tra suono e atteggiamento, un’incoerenza nel ritmo verbale, gestuale, si può anche non notare, nel canto, quando qualcosa non è armonico, coerente, intonato, ritmico, si nota immediatamente.
Per dire bene riguardo a qualcosa o a qualcuno con le parole, a un uomo bastano suoni articolati, formulati nel pensiero, per dire bene riguardo a qualcosa o a qualcuno cantando, è necessaria la coerenza e la partecipazione di tutta la sua persona, di tutte le sue forze fisiche e spirituali. Per parlare non occorre essere uniti in se stessi, per cantare e benedire, invece, quest’unione è indispensabile. Chi dubita non benedice, chi benedice non dubita. Nessuno può cantare benedicendo la vita e al tempo stesso parlare male della vita. L’uomo che non benedice e non ringrazia per la vita non è degno di riempire l’aria con il suono dei suoi pensieri, e anche se parla è muto, e anche se ci sente è sordo. Colui che non benedice continuamente Dio e la vita è sordo nell’intelletto e nel cuore, e colui che non benedice è muto in ogni sua comunicazione, perché, se non benedice, non ha nulla di reale e bello da comunicare.
Zaccaria, il padre di Giovanni Immergitore, al primo incontro con Gabriele arcangelo che gli annuncia la nascita di Giovanni, non benedice, non esulta, perché è in preda al dubbio, al pensare male, al giudizio e al pregiudizio, per questo la vita lo rende muto e sordo anche fisicamente, perché lo è già intellettualmente e spiritualmente. Quando poi lo Spirito Santo ricolma Zaccaria della propria sapienza e luce, il suo cuore si riempie di consapevolezza e intelligenza e riconosce con umiltà e gratitudine il valore supremo di quell’annuncio, la visita dell’angelo e la venuta del Signore sulla Terra, che suo figlio Giovanni dovrà preparare. Zaccaria, quando diventa umilmente consapevole, entra immediatamente nello stato della lode e della benedizione, e parla di Gesù come del Salvatore Potente, o, meglio, come il testo dice letteralmente: forza di salvezza, energia di salvezza, vibrazione amante di salvezza. Parla di Gesù, anzi canta Gesù, perché ora, senza dubbi e sospetti, giudizi e pregiudizi, è consapevole, riconosce, e per questo ode e glorifica.
Quando l’uomo riconosce con lucidità e gratitudine la provenienza divina della potenza della vita e della realtà, allora la sua parola diventa canto, una continuazione ispirata della Parola. Quando l’uomo benedice con fede e canta a Dio riconoscente e grato, il suono della sua voce si immerge e si confonde col suono della voce del Creatore, con il suono e le vibrazioni del Vivente, il Signore, con il suono e l’armonia dello Spirito Paraclito.
Quando l’uomo non è grato, non loda e non riconosce con gratitudine la grandezza della vita e la gloria di Dio, allora è muto anche se produce suono, perché è soffocato dalla presunzione, è sordo anche se ascolta i suoni e le frequenze della vita, perché è imbottito e ovattato di arroganza. Dovunque e comunque l’uomo si esprima non per benedire la vita e il Creatore, la sua comunicazione è afasica, inutile, sterile, inesistente, molesta, muta.
Anche se l’uomo riempie il mondo di parole dette e scritte, se non sono parole che escono da un cuore grato e che non cantano in qualche modo gratitudine a Dio e al suo amore, sono parole asimmetriche rispetto all’asse della vita, disarmoniche anche se poste in musica, inutili, fuorvianti, vane. È un comunicare muto quanto arrogante, vuoto e svuotante.
Il mutismo e la sordità di Zaccaria ne sono un esempio inequivocabile, come anche lo sciogliersi della sua lingua e del suo ascolto nel momento della fede, della lode e della consapevolezza.