Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 23 Dicembre 2018

4a di Avvento – Anno C

Parola del giorno
Michèa 5,1-4a; Salmo 79,2a.2c-3b.15-16.18-19; Lettera agli Ebrei 10,5-10; Vangelo di Luca 1,39-45

Signore fa’ splendere il tuo volto

Salmo 79,2a.2c.3bc.15-16.18-19

Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

2 Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
3 Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

15 Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16 proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

18 Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
19 Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Vangelo di Luca 1,39-45

39 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
40
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44 Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Il salto

Dopo i giorni della scelta dell’Eden, in cui l’umanità, ingannata dal diavolo, il separatore, si è ribellata a Dio, l’uomo non ha più potuto vedere Dio, ma solo ascoltarlo, da quel giorno può solo ascoltare l’energia e la sapienza della sua voce attraverso la potenza della sua Parola e intravedere qualche bagliore del suo splendore nella sontuosa potenza della magnificenza sconfinata della natura e della vita.
Nella dimensione terrena il primo incontro tra Giovanni Immergitore, il profeta, il più grande tra i nati di donna, e Gesù, il Signore della vita, avviene alla cieca, avviene pancia a pancia. Quest’incontro, tra Giovanni e Gesù, è il primo, reale, solenne, maestoso incontro tra Dio e l’uomo dopo i tempi del tradimento umano nell’Eden. Da allora l’uomo non è più potuto restare nella dimensione celeste dell’Eden, e Dio, per assecondare il desiderio umano di poter vivere e fare le proprie esperienze lontano da lui, ha dato all’uomo la possibilità di vivere nella dimensione materiale del pianeta Terra.
Da quei giorni l’uomo non ha più potuto incontrare Dio di persona, perché non ha più potuto accedere alle dimensioni celesti, ed era necessario attendere che i tempi fossero maturi per una visita di Dio ai suoi figli sulla Terra. Ora, nella pienezza del tempo, Dio si fa carne in Gesù nel grembo di Maria, e il suo primo incontro sul pianeta Terra con un uomo, faccia a faccia, pur senza vedersi, lo compie con Giovanni, il più grande tra i nati di donna.
Simbolicamente è l’incontro più possente, grandioso, atteso, sconvolgente della storia dell’umanità. In questo incontro riinizia la storia d’amore tra l’uomo e Dio, la storia d’amore che l’uomo, dopo essersi fatto irretire dall’inganno di Satana, ha interrotto, pensando male di Dio, mettendosi in sfida con lui. In quest’incontro meraviglioso e vibrante i due amanti, l’uomo e Dio, si rivedono di nuovo, dopo lunghissima e reciproca assenza, dovuta al tradimento dell’uomo, e si vedono, pur senza ancora potersi realmente vedere.
È l’incontro cuore a cuore dell’amore che rinasce nel sentire del cuore e dello spirito ma ancora senza potersi vedere, è l’incontro che l’Amore Dio ha pensato fin da subito dopo il tradimento dell’uomo dell’Eden, per ricucire un’alleanza strappata, per sanare le ferite dell’uomo sanguinanti di rabbia e paura, per trasformare il pianto dell’umanità in canto di festa senza fine, per ritrovare la pace e la gioia dell’unità e dell’intimità.
Il verbo usato in greco, per indicare come Elisabetta ascolta il saluto, la parola di Maria, è akùo, “intendo, comprendo, porgo l’orecchio, dò retta, odo, vengo a sapere”, che sottolinea come Elisabetta non solo senta, ma ascolti, oda quella voce, si lasci avvolgere da quelle parole, lasci entrare quel suono. E non è solo Elisabetta ad ascoltare con pienezza la voce di Maria: anche Giovanni infatti, da dietro le pareti del grembo, si lascia invadere dal suono di quella voce. La voce di Maria porta in sé le vibrazioni della voce e della Parola di colui che porta in grembo, il Signore di tutte le cose, il Signore della vita. Giovanni sente la voce di Maria e, al suono di quella voce, incontra il Signore, il suo Signore e, pur senza vederlo fisicamente, ne sente la potentissima presenza amante, compassionevole, dolcissima, ne riconosce il fascino e la bellezza inauditi, sente di essere davanti al suo Dio e Signore. Nella potenza di questo incontro Giovanni fa un balzo nel grembo della madre, salto-balzo che il greco esprime con il verbo skirtào, “faccio un balzo, faccio un giro seguendo una traiettoria, faccio un giro di danza, saltello allegramente, danzo di esultanza”. In questo balzo, in questo salto viscerale di Giovanni, vi è simbolicamente racchiuso l’incalcolabile cammino dell’uomo che, dalla pancia, dalle viscere dell’universo e della vita, cerca di saltare, di balzare fuori per volare dentro l’abbraccio del suo Amore, e non scappare mai, mai più. Al versetto 44 Elisabetta dice perfino in che modo Giovanni ha saltellato nel suo grembo: “nell’esultanza, nell’allegrezza, nella gioia”.
Nel salto viscerale di Giovanni verso il suo Signore c’è tutta la storia dell’umanità che, in incalcolabili passi, in mezzo a lacrime, paura, terrore, schiavitù, addestramenti, miseria, guerra, ignoranza, sottomissione, tristezza, malattia, morte, ha sempre cercato di evolversi verso il benessere, di balzare verso una vita felice, sana, magnifica, bella della bellezza di Dio. Nel salto entusiasmante di Giovanni verso il suo Signore Gesù c’è tutto il desiderio, la nostalgia, il sogno amante dell’umanità di evolversi nella pace, per vivere già in questa terra una vita esultante, nell’allegrezza e nella gioia.