Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 6 Dicembre 2018

1a settimana di Avvento

Parola del giorno
Isaìa 26,1-6; Salmo 117,1.8-9.19-21.25-27a; Vangelo di Matteo 7,21.24-27

Salmo 117,1.8-9.19-21.25-27a

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

1 Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
8 È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
9 È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti. 

19 Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
20 È questa la porta del Signore:
per essa entrano i giusti.
21 Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.

25 Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!
26 Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
27 Il Signore è Dio, egli ci illumina.

Vangelo di Matteo 7,21.24-27

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 21 «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
24 Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
26 Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Saggezza

Secondo l’esemplificazione evangelica tutto quello che l’uomo saggio edifica e costruisce è resistente, durevole, forte, solido, inattaccabile, saldo come una casa sulla roccia, invece tutto quello che l’uomo stolto edifica e costruisce è fragile, polverizzabile, friabile, sgretolabile, sfaldabile, vacillante come una casa sulla sabbia. Perché? Perché l’uomo saggio è un uomo spirituale e l’uomo stolto è un uomo religioso.
La spiritualità è il desiderio amante di elevarsi nella conoscenza di Dio e della vita, realizzando e seminando con fede e con coraggio azioni di amore e giustizia.
La religiosità subentra quando il culto rivolto a Dio non corrisponde ad azioni di amore e giustizia, non conduce in alcun modo né a Dio, né all’uomo, non rispetta né Dio, né l’uomo e sicuramente non proviene da Dio. La religione non si interessa e non si è mai interessata all’uomo e alla sua dignità, perché è continuamente e affannosamente indaffarata a ridefinire la propria identità dottrinale per mantenere la supremazia ideologica dei propri principi, e il potere fondato sulla forza persuasiva del terrore e della paura di Dio. La religione è indispensabile per usare Dio fino a trasformarlo in un simulacro utile solo a piegare l’uomo, a renderlo stolto, fragile, intellettualmente ed eticamente inconsistente, prevedibile e controllabile, in modo da mantenere il proprio prestigio e la propria supremazia e al tempo stesso consegnare i popoli ai poteri forti dei principati della terra. La voce del potere religioso e politico ha imparato a ripetere forte e in pubblico Signore, Signore per avvalorare guerre e massacri, giustificare inquisizione, legittimare tortura, roghi, supplizi senza numero. Il potere politico usa il Signore, Signore come un sigillo divino per legittimare ogni aberrazione, violenza, brutalità, ingiustizia utili a tenere i popoli nel terrore e nell’indigenza. Il potere religioso usa il Signore, Signore per consacrare come volontà divina la sofferenza, l’angoscia, la malattia, la miseria, la fame, la sete, il male, il dolore, la schiavitù, la globalizzazione, l’obbedienza cieca alle leggi dei poteri costituiti. Il potere religioso, vestito di porpora e bisso, con gli anelli al dito, ha insegnato ai popoli, dall’alto dei suoi palazzi, a gridare Signore, Signore per non annegare nei letamai dell’indigenza più miserabile, per non subire l’ira di un Dio violento e vendicativo. A furia di gridare Signore, Signore dagli abissi della morte e della paura l’umanità si è persuasa che Dio è un essere capriccioso, bizzoso, ostinato, volubile, che vede i suoi figli solo e unicamente come incalliti peccatori, colpevoli trasgressori. La religione che grida e fa gridare Signore, Signore ha trasformato la fede in superstizione e la spiritualità in un’attività scaramantica.
La spiritualità è indispensabile per elevare l’uomo a Dio e generare un’umanità saggia, salda e solida, autonoma, libera e indipendente, capace di dire con amore e infinita gratitudine Signore, Signore e, al tempo stesso, di coltivare l’amore e la giustizia per portare frutti di benessere e felicità.
La pioggia verrà e ne verrà tanta, quanta l’uomo non ha mai conosciuto, perché molto c’è da lavare e purificare. Strariperanno i fiumi e la terra sembrerà un lago senza sponde, perché tanto c’è da irrigare. Soffieranno i venti, non più dentro i loro canali invisibili; soffieranno per rinnovare la terra e si abbatteranno sulla casa dell’umanità. L’umanità dei saggi reggerà, l’umanità degli stolti assisterà a una rovina grande, come mai c’è stata.