Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 12 Novembre 2018

32a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Lettera a Tito 1,1-9; Salmo 23,1-4b.5-6; Vangelo di Luca 17,1-6

Salmo 23,1-4b.5-6

Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

1 Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
2 È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

3 Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
4 Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

5 Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
6 Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Vangelo di Luca 17,1-6

In quel tempo, Gesù 1 disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. 2 È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3 State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. 4 E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
5
Gli apostoli dissero al Signore: 6 «Accresci in noi la fede!» Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Sguardo

Definire è una parola composta dalla particella intensiva de e dal verbo finire e significa limitare, circoscrivere terminare, determinare. Si può definire un confine, i limiti di una competenza, di un dovere, di una responsabilità. Si possono definire i termini di una questione, la convenienza di un atteggiamento, la liceità di un comportamento. Si può definire, determinare, in modo conciso e preciso, con vocaboli appropriati, la natura di una realtà, il significato di una parola, di un’espressione verbale, in modo tale che si distingua da ogni altra cosa e se ne stabilisca l’appartenenza a una particolare peculiarità, specie, genere, classe. Si può definire per sottolineare, porre l’accento, chiarire, elencare, contrapporre, insultare, affermare, differenziare, giudicare, sancire, imporre, separare. Si può definire per chiarire dubbi, decidere senza esitazioni, risolvere incertezze, evitare tentennamenti. Si può definire per ridefinire, completare, perfezionare, chiudere, concludere, denominare, dirimere, liquidare, qualificare, squalificare, stabilire, decidere, combinare, precisare, predefinire, prestabilire, prevedere, programmare, condizionare, confinare, disporre. Si può definire un prezzo, un’unità di misura, un colore, un programma, un progetto, un’idea, un’utopia, un pregiudizio, un tragitto, un viaggio, un proposito, un’intenzione, un piano. Si può definire per astrazione, per deduzione, per ipotesi, per relazioni di equivalenza, per supposizioni, per opinioni. Si può definire per creare dogmi, dottrine, religioni, morali, simboli assiomi, leggi, regole, per dichiarare, enunciare, precisare. Si può definire ad alta definizione un’immagine, o la tecnica di produzione e trasmissione delle immagini, e si può definire di scarsa definizione un manufatto non perfetto rispetto alle misure prestabilite, un oggetto manchevole, un’opera inferiore rispetto alle aspettative. Ogni definizione è una chiusura, segna un termine, una conclusione, insegue una demarcazione, cerca un limite, disegna un confine. Definire è l’atto di delimitare, circoscrivere. Ciò che limita, delimita, ciò che delimita, limita.
In Genesi 2,20-21 troviamo l’episodio in cui il Creatore chiede ad Adamo di “dare un nome” agli animali e agli uccelli che Lui ha creato. Dare il nome è un atto di compartecipazione creativa, perché significa sentirsi per amore e gratitudine parte integrante e unitaria con l’atto creativo di Dio, è un atto di altissima responsabilità percettiva, perché non è possibile dare il nome senza aver conosciuto e compreso qual è il compito e il mandato delle creature. Dare il nome alle creature del creato è espressione meravigliosa delle facoltà intellettuali, percettive e spirituali dell’uomo. Dopo essere entrato in rivolta con il Creatore, l’uomo ha smesso di dare il nome alle cose create, e ha iniziato a definire. Definire è la più primitiva, inguaribile e intrigante forma di idolatria perché è porsi immediatamente al posto di Dio per segnare i limiti e le misure, per decidere autonomamente e capricciosamente ciò che è vitale e ciò che è mortale, ciò che è dentro e ciò che fuori, ciò che è giusto e ciò che giusto non è. Definire è la più antica forma di assolutizzazione e ha generato nel tempo ogni forma di totalitarismo, tirannia, fanatismo, perché è il modo originario che l’uomo ha usato per dichiarare di appartenere alla verità, anzi per identificarsi con la verità. Quando un uomo vuole dichiarare di essere nella verità, senza timore di essere smentito, lo afferma per definizione, appunto. Le realtà più grandi della vita non si possono definire e non si lasciano definire, perché non si possono limitare e non si lasciano limitare. Tutto ciò che è di Dio è infinito proprio perché non si lascia definire e non vuole avere limiti e confini. Tutto ciò che si fa definire può essere afferrato e preso, tenuto e posseduto. Per questo la vita è infinita, infinito è l’amore, infinita è la gioia.
La fede è mantenere costantemente questo sguardo proteso all’infinito, qualsiasi cosa si presenti davanti agli occhi della mente. Lo sguardo sull’infinito è uno sguardo che non rinuncia mai al desiderio, che mantiene la gratitudine incondizionata e anticipata. Quando con lo sguardo dello spirito e della mente l’uomo definisce la realtà, perde la visione dell’infinito, rinuncia alla fede. Lo sguardo che sta sempre sull’infinito diventa uno sguardo infinito, l’amore che sta nell’infinito diventa un abbraccio infinito. Mantenere morbidamente e tenacemente lo sguardo sull’infinito permette di generare dialoghi interiori che donano emozioni di felicità e di pace. Colui che tiene lo sguardo sull’infinito non conoscerà la paura. Temere il giudizio altrui, cercare l’approvazione altrui, cercare di corrispondere alle aspettative altrui, perdere la propria autonomia, mettere in mani altrui la propria indipendenza è non avere lo sguardo sull’infinito. Pensare ai propri interessi, essere avidi, coltivare l’invidia, essere vanitosi, dedicarsi all’ambizione, vivere per possedere, dominare, significa non avere per nulla lo sguardo proteso all’infinito.
Quando l’uomo guarda con rammarico al passato, e il suo sguardo si ferma e si concentra su come avrebbe potuto o dovuto essere, sta perdendo lo sguardo sull’infinito, sta rinunciando alla fede, vivrà emozioni di paura, sfiducia, senso di colpa e perderà la vista degli occhi. Non possono esistere disarmonie per gli occhi del corpo, se lo sguardo interiore è sempre proteso all’infinito, sull’infinito. Infinito è il tempo, infinite sono le strade, le possibilità di amare, di essere amati, di perdonare e di essere perdonati, di capire, comprendere, crescere, conoscere. Infinite sono le vie, le occasioni per ricominciare, per rialzarsi, per essere felici, in salute e in pace. Infinite sono le possibilità di capire, di provare gioia, gratitudine, festa, unità, pace. Gesù stesso afferma di essere la via, la Via Unica, ma afferma anche che verranno a lui da oriente e da occidente, da mezzogiorno e da settentrione. Gesù stesso afferma di essere la verità, l’Unica Verità, ma lui stesso afferma che infiniti sono gli sguardi innamorati di coloro che cercano la verità, e da ogni parte e provenienza ognuno guarderà alla verità e la amerà e la abbraccerà in infiniti modi diversi. Gesù stesso afferma di essere la vita, l’Unica Vita, ma lui stesso afferma che infiniti sono i modi in cui l’uomo può onorare, rispettare, amare, celebrare, compiere, arricchire la vita.        
Non c’è nulla di più stupido intellettualmente e di desostanziante spiritualmente che pensare ed essere convinti di aver perso il treno, l’occasione della vita. La miseria, la penuria, la scarsità, la mancanza, l’indigenza sono generate dalla convinzione che il treno della vita passi una sola volta, che le occasioni non si ripetano infinitamente. Mantenere lo sguardo ostinatamente sull’occasione perduta non permette certo di vedere e percepire la cascata di occasioni di cui la vita è infinitamente ricolma.
Accresci in noi la fede! Il Signore rispose: Se aveste fede quanto un granello di senape – cioè se aveste anche solo una fessura minima del vostro sguardo interiore proteso costantemente e teneramente all’infinito – potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
L’unica realtà definita, fissata, precisa, chiara, esatta, visibile, inequivocabile, è che tutto ciò che è uscito dalle mani del Creatore è infinito.