Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 6 Novembre 2018

31a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Lettera ai Filippési 2,5-11; Salmo 21,26b-30b.31-32; Vangelo di Luca 14,15-24

Salmo 21,26-30.31-32

Da te, Signore, la mia lode nella grande assemblea.
Oppure: Lode a te, Signore, nell’assemblea dei santi.

26 Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

28 Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

29 Perché del Signore è il regno:
è lui che domina sui popoli!
30
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra.

31 Lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!»

Vangelo di Luca 14,15-24

In quel tempo, 15 uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!»
16
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17 All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. 18 Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. 19 Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. 20 Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
21
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. 22 Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. 23 Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, perché la mia casa si riempia. 24 Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Ultima cena

La vita non ha previsto per l’uomo l’ultima cena. Nemmeno quella di Gesù con i suoi discepoli prima dei giorni della passione e della sua uccisione in croce si può definire ultima cena. L’ultima cena non è prevista nei disegni della vita, perché, dopo la vita terrestre, gli uomini che entreranno nelle dimore delle città celesti saranno belli come gli angeli e splendenti come il sole e potranno godere di banchetti e cene senza fine. L’ultima cena non è prevista dalla vita ma, per la legge dominante della libertà, potrebbe essercene una per chi lo desidera, per quelli che non hanno risposto all’invito della vita.
L’ultima cena terrena è per quelli che hanno detto di no all’invito più grande, è per quelli che per primi sono stati invitati a cibarsi alla tavola delle procedure della conoscenza immensa del Signore della Vita, tavola imbandita della sua sapienza suprema, e che non hanno voluto nemmeno sedersi un attimo per assaggiarne la squisitezza. L’ultima cena è per gli uomini e le donne di questa generazione che non hanno voluto gradire l’invito a sedersi a tavola con il Signore per alimentarsi delle sue procedure per essere felici, vivere in pace, sani e nel benessere. L’ultima cena è per coloro che cenano per l’ultima volta, l’ultimo giorno della loro vita terrena, e, quando riaprono gli occhi nella vita senza fine, per loro non ci sono più tavole imbandite, non più banchetti festosi. Veramente per costoro l’ultima cena terrena è davvero l’ultima cena. L’ultima cena terrena è per coloro ai quali per primi il Signore della Vita ha rivolto l’invito: Venite, è pronto,ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Sono quelli che si scusarono, si scusano e si scuseranno di non potersi sedere a mensa della conoscenza delle procedure divine della felicità, in nome degli affari, degli interessi, della sicurezza economica, del potere, del possesso, dell’avidità. Sono quelli che si scusarono, si scusano e si scuseranno di non poter alimentare la propria vita della fragranza e dell’intelligenza delle procedure divine della felicità, in nome della propria realizzazione personale, delle proprie distrazioni, dei propri sogni personali, delle proprie aspettative, del successo e del prestigio. Sono ancora quelli che si scusarono, si scusano e si scuseranno di non poter corrispondere all’invito alla festa, al banchetto, alla mensa della conoscenza in nome degli amori, delle relazioni, dei legami, degli affetti terreni. Coloro che vivranno la loro ultima cena sulla terra sono quelli che, in nome dell’avidità, dell’ambizione e dei legami affettivi, hanno rifiutato di alimentarsi al banchetto della vita nella sua pienezza, secondo le procedure della felicità proposte dal Signore della Vita, e per questo motivo non conosceranno i banchetti celesti.
Nei banchetti celesti c’è posto per tutti ma non per quelli che non hanno voluto alimentarsi delle procedure divine della felicità e che, per rincorrere la felicità stessa, si sono affidati all’energia dell’avidità, dell’ambizione, dei legami. Nei banchetti celesti la festa è senza fine e i testi evangelici affermano che sarà il Signore della Vita che passerà a servire i suoi figli nel banchetto che non conosce tramonto (Luca 12,37). Ma per coloro che avranno rifiutato di alimentarsi della conoscenza delle procedure della felicità, adducendo come scuse l’avidità, l’ambizione e i legami affettivi, posto non ce ne sarà. È il Signore della Vita che dice: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena.
Per l’uomo non era prevista l’ultima cena nei disegni di Dio, ma se l’uomo sceglie di non alimentarsi di Dio qui sulla terra come farà a cenare con lui per l’eternità?