È da stolti essere preoccupati del vestito, e non dei pensieri con cui vestiamo la nostra mente.
È da stolti saper contare quante cose si posseggono e non saper contare le cose che siamo in grado di lasciare per essere più liberi e leggeri.
È da stolti preoccuparsi del giudizio della gente e non stare a sentire se il nostro cuore sia felice oppure no.
È da stolti cercare di avere un comportamento adatto alla circostanza affinché gli altri non pensino male di noi, e non avere cura del fatto che le circostanze non ci portino mai a pensare male di Dio.
È da stolti cercare di farsi spazio nel cuore degli altri e obbligarli a trovare un posto per noi nel loro cuore, quando noi stessi non sappiamo dare spazio e amore alla nostra persona e a Dio.
È da stolti curare la forma, se non c’è alcun contenuto; curare l’aspetto esteriore, se il dialogo interiore è nel fastidio e nella rabbia; occuparsi dell’apparenza e dell’esteriorità, se l’infelicità governa dentro.
È da stolti chiedere a Gesù di lavarsi le mani, di lavare le posate e i bicchieri, quando dovremmo passare la vita a chiedere a lui di lavare noi e il nostro cuore da tutte le malvagità, da tutte le ingiustizie, da tutta l’invidia, l’avidità, la sete di possesso, l’ambizione, i conflitti che avvelenano le nostre vite.
È da stolti chiedere agli uomini di rispettare la legge degli uomini quando il cuore non rispetta e non ama la legge dell’amore.
È da stolti cercare di sistemare fuori quello che non riusciamo a sistemare dentro.
È da saggi imparare a donarsi senza aspettarsi in cambio nulla da nessuno, solo per amore dell’amore e per amore del nome di Dio, perché questo purifica tutto e tutti.
Per curare le ferite, prima bisogna pulirle. Per curare l’uomo, prima bisogna che si lasci purificare dentro, e solo l’amore che si sa donare, l’amore che parte da dentro, non quello che si pretende venga da fuori, ha il potere spirituale di disinfettare perfettamente l’umanità.