Lunedì 11 Giugno 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 11,21b-26; 13,1-3; Salmo 97,1-6; Vangelo di Matteo 10,7-13

Vangelo di Matteo 10,7-13

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: 7 «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8 Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9 Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10 né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. 11 In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12 Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13 Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

Tesoro perduto

I testi evangelici rivelano che la cura dei malati era veramente al centro della missione e dell’annuncio di Gesù. Il suo mandato ai discepoli era guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Nelle comunità cristiane primitive questo era il primo grande carisma, non c’era annuncio della Parola che non fosse accompagnato da guarigioni numerose di ogni tipo di malattia. Gesù passava le giornate a guarire migliaia e migliaia di persone. Come era solito, Gesù si metteva con il mare alle spalle, o su una barca a qualche metro dalla riva, ad annunciare il suo messaggio. Ma poi la gente iniziava a portare, da tutte le città, paesi e villaggi vicini, ammalati, indemoniati, infermi e sofferenti per posizionarli sui loro lettucci e barelle lungo tutta la spiaggia percorribile, e questi erano talmente tanti che doveva disporli in più file così che Gesù, camminando, potesse almeno sfiorarli con la sua mano, o anche solo con il lembo del proprio mantello, e tutti, tutti guarivano. Perfino nella sua terra natale, dove Gesù venne accolto con disprezzo e violenza, il vangelo annota tra le righe che non poté fare a meno di imporre le mani sui malati e guarirli (Marco 6,5).
Nella lettera di Giacomo al capitolo 5,13-15 si fa menzione di questa pratica di guarigione. Letteralmente è scritto: Se è afflitto qualcuno tra voi, preghi. Stia di buon animo, qualcuno canti salmi. Chi è malato chiami a sé i presbiteri-gli anziani della ekklesia-comunità e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio nel nome del Signore. E la supplica della fede salverà l’infermo: il Signore lo solleverà e se ha commesso peccati, sarà rimesso a lui. Gli stessi Atti degli Apostoli descrivono con dovizia di particolari l’attività terapeutica degli apostoli. Ma anche gli stessi apostoli parlano continuamente di attività di guarigione. Marco 6,12-13: Essendo usciti annunciarono che si convertissero e molti demoni scacciarono e ungevano con olio molti ipoenergetici-senza-la-forza-vitale [greco: àrrostos] e guarivano. Marco 16,17-18: Segni poi gli aventi creduto questi accompagneranno: nel mio nome cacceranno demoni, […] su ipoenergetici-senza-la-forza-vitale imporranno le mani e saranno trattenenti in modo bello-buono.
Nei vangeli Gesù non è affatto testimoniato come un taumaturgo, la sua era un’attività terapeutica vera e propria, tanto che le parole usate dagli stessi vangeli riguardano non tanto il miracolo, il fatto soprannaturale-miracolistico-taumaturgico ma la guarigione delle malattie operata attraverso una vera e propria attività terapeutica, attuata tramite segni e pratiche insegnate poi agli stessi apostoli. I vocaboli usati sono: therapìa e therapèuein, “cura dei malati; esercitare l’arte medica; risanare, guarire”, iàomai, “guarire, risanare, curare”; katharìzein, “reintegrare, purificare, risanare”, sòzein, “salvare-sanare”. Il nome stesso di Gesù in ebraico significa salvatore-sanatore, e in greco, ugualmente, il Figlio-Soter indica il Salvatore-Sanatore. Gesù è colui che sana e salva. La guarigione di Gesù attraverso l’attività risanatrice, tradotta dalla terminologia dei vangeli, è una guarigione completa, spirituale, psichica e fisica, cioè che avviene nelle tre sfere della persona umana ed è la parte integrante – o meglio è il messaggio stesso – della proclamazione del regno. È il progetto stesso del regno, ne è il sèmeion, il segno della venuta e della presenza, il segno distintivo della proposta e della presenza divina. Prima e dopo Gesù nessun’altra proposta spirituale o religiosa, devozionale o confessionale ha avuto in se stessa, come segno distintivo, il potere e insieme la procedura per guarire le malattie. Chiunque può dire: Dio, un angelo, uno spirito mi ha parlato e mi ha dato il compito e il mandato di annunciare la sua parola e così creare una religione, o confessione religiosa, ma nessuno può guarire le malattie, se non ha la potenza e la conoscenza che vengono da Dio. Poter guarire le malattie è il segno distintivo della presenza del regno di Dio, della mano di Dio e non di quella degli uomini. Gesù ha voluto legare inscindibilmente la sapienza e la potenza dell’annuncio del vangelo al potere di guarire di chi lo annunciava. Era effettivamente difficile non dare credito e fiducia a un discepolo che annunciava una Parola dall’autorevolezza e dall’intelligenza mai sentite e che al tempo stesso aveva il potere e la conoscenza terapeutica di sanare e guarire ogni tipo di infermità e malattie. Sono infinite le proposte religiose e le religioni al mondo, ma mai nessuna, eccetto il vangelo, ha come primo mandato dei discepoli proprio quello guarire gli ammalati e far risorgere i morti. È probabile che nessuno si sarebbe proposto una tale peculiarità, se non avesse poi avuto il potere effettivo di compierla. Dio ha voluto lasciare una firma distintiva affinché l’uomo potesse distinguere ciò che viene da lui e dalla sua volontà da ciò che non viene da lui ma dalla volontà umana. Quando Gesù dice il regno è qui, non afferma una teoria, una prospettiva ma una realtà verificabile proprio nei segni delle guarigioni totali e immediate: era ed è talmente evidente che nessuno al mondo lo sa fare se non colui che lavora veramente per Dio. Infatti i vangeli, e soprattutto quello di Giovanni, riguardo alla guarigione non usano la parola miracolo, ma segno. Il segno è una freccia puntata in una direzione, non è la meta, ecco perché Gesù quando opera miracoli e guarigioni intima di non parlare, di tacere a riguardo. Ma è per questo segno che Gesù si fa riconoscere come Gesù, il Salvatore-Sanatore, da Giovanni l’Immergitore: Andate a riferire a Giovanni il Battista ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, ai poveri è predicata la buona novella. Gesù guarisce ogni tipo di malattia, dalla febbre alla lebbra, dall’epilessia alla paralisi, ai dolori, alle perdite di sangue, alla cecità, tutte malattie queste che comportano da un lato la menomazione fisica e dall’altro l’allontanamento dalla comunità, per cui la guarigione comporta non solo l’efficienza psicofisica ma anche il reintegro nel tessuto sociale.
I Farisei, polemizzando contro Gesù per il fatto che non gli era permesso guarire di sabato, dichiarano apertamente che Gesù non operava un’attività taumaturgica, ma una vera e propria attività terapeutica, che a sua volta era considerata un lavoro, per cui non poteva essere praticata nel giorno di shabbat. Gesù, infatti, dimostra sempre una metodologia nel guarire: contatto fisico, impiastro con la saliva, fango, imposizione delle mani, implorazione e preghiera, ecc.
Tutto ciò, nei primi anni del cristianesimo, continuava a essere vissuto e applicato. Nel II secolo la chiesa viveva e perpetuava, secondo le testimonianze, l’attività terapeutica di Gesù: numerosi furono gli scritti dei padri sulle guarigioni compiute dai credenti e sui cambiamenti di mentalità da essi ispirati. Giustino – vissuto a Roma all’inizio del II secolo – attesta: “Molti cristiani, esorcizzando gli indemoniati nel nome di Gesù Cristo crocifisso sotto Ponzio Pilato, li guarirono e anche adesso li guariscono”. Anche Ireneo di Lione qualche decennio dopo riferisce: “Alcuni cacciano demoni, altri invece curano i malati con l’imposizione delle mani e li rendono sani; ora poi, come ho già detto, hanno anche resuscitato i morti che sono restati con noi per molti anni”. Intorno al 215 Ippolito di Roma considera addirittura l’esistenza di un ministero di guarigione. Nel III secolo Origene comincia a riferire la progressiva scomparsa di questi fenomeni, attestando contemporaneamente che esistono “ancora tracce di questo Spirito Santo con cui i cristiani placano i demoni, compiono molte guarigioni e vedono cose future”. In occidente nel IV secolo Ilario di Poitiers testimonia: “È una grandissima gioia per noi rinati dal battesimo quando sentiamo in noi gli inizi dello Spirito Santo, poiché entrano in noi la comprensione dei misteri, i carismi di guarigioni e i poteri sui demoni”.
Dall’età medievale questi poteri-attività presso i credenti scomparvero quasi del tutto, i riti di benedizione e dell’olio vennero affidati solo ai sacerdoti e dal XII secolo l’unzione dei malati si trasformò in estrema unzione celebrata per i moribondi. In tal modo l’effetto curativo scomparve quasi del tutto e venne relegato alla sola sfera spirituale, devozionale e rituale. A un certo punto, anche il cristianesimo, da spiritualità eccelsa donata da Dio all’uomo per l’evoluzione integrale dell’umanità, divenne una religione, una delle tante, riconoscibile dal segno distintivo che i suoi discepoli non riuscivano più a liberare l’uomo dalla malattia. Ma perché la chiesa ha perso il suo tesoro? Semplicemente perché ha iniziato a cercare altri tesori, quelli del mondo, così ha perso la sua essenza legata al suo tesoro. Gesù dice: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. Ecco come la chiesa ha perso il suo segno distintivo, il suo tesoro identificativo, che nessun’altra proposta spirituale ha mai avuto: ha perso il tesoro-gratuità nella ricerca del tesoro-guadagno, ha perso il tesoro-servizio alla ricerca del tesoro-potere, ha perso il tesoro-dono alla ricerca del tesoro-dominio. Là dov’è il tuo tesoro, lì c’è il tuo cuore, dice Gesù. Ma il cuore della chiesa ormai dov’è? Quando la chiesa ha perso il tesoro di poter guarire le malattie, ha perso la forza e la sapienza dell’annuncio, ha perso se stessa, ha perso il popolo, ha perso Dio.
La chiesa vera, quella di Gesù, che risorgerà dalle ceneri di questa, dovrà assolutamente ripartire dal dono di guarire inscindibilmente legato al dono di annunciare e ispirare ai popoli le procedure del vangelo.
La chiesa, quella che avanza con gli artigli del potere e della vanagloriosa arroganza, ora sarà colpita come non mai nella sua storia, e mai più si rialzerà. Ma Gesù, colui che sana e salva, ne farà nascere una nuova secondo il suo cuore e il cuore risanato dell’umanità.

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