Lunedì 18 Giugno 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Primo libro dei Re 21,1b-16; Salmo 5,2-3.5-7; Vangelo di Matteo 5,38-42

Vangelo di Matteo 5,38-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 38 «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. 39 Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40 e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42 Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

3 passi

In un tempo molto lontano e oscuro l’umanità era così immersa nell’inganno e nella corruzione da non riuscire più a leggere e da non voler più leggere dentro di sé cosa Dio le aveva scritto rispetto a ciò che è vitale e mortale, rendendo così indispensabile la propria rieducazione, pena la sua stessa estinzione dalla vita. Dio è stato perciò costretto a vincolare i comportamenti mortali dell’uomo alla legge della vendetta, alla legge del taglione, che Gesù sintetizza nelle parole: Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhioedente per dente”. Se l’uomo era arrivato a un punto tale di stupidità e assopimento del sistema percettivo del vitale e del mortale, da poter colpire un occhio di un suo simile, tanto da renderlo cieco per sempre, senza percepire minimamente la gravità della propria azione, significa che era giunto sull’orlo della propria stessa estinzione. Ciò che per amore l’uomo non voleva comprendere riguardo alla mortalità delle proprie scelte e azioni, lo avrebbe dovuto capire sotto i colpi della propria sofferenza e del proprio dolore. La legge dell’occhio per occhio e dente per dente, la legge della vendetta, è una legge che prevede di resistere al male e al malvagio attraverso l’utilizzo del male, che ordina di opporsi al dolore provocato dal malvagio con la forza stessa di un altro dolore e di un altro male. La legge della vendetta non è una legge dettata da Dio per l’evoluzione spirituale dell’umanità, ma per la sopravvivenza fisiologica dell’umanità. Gesù annuncia che con la sua presenza su questa terra è finito il tempo di usare questa legge che, pur dettata per la sopravvivenza dell’uomo, è e rimane una legge di non-evoluzione. Gesù ispira l’umanità a incamminarsi ora verso la propria felicità e il proprio vero benessere sui passi della sua procedura che è letteralmente: non [greco: ] fate resistenza [greco: anthìstemi] al malvagio [greco: poneròs]. Poneròs, generalmente usato come aggettivo, qui può essere considerato e tradotto sia come aggettivo sia come sostantivo: quindi esso è traducibile sia come malvagio sia come male, ogni tipo di male.
Il segreto della procedura di Gesù è: mè anthìstemi. Cosa significa? , avverbio di negazione, “non”, anthìstemi – formato dal prefisso antì, “contro, a mia volta”, unito al verbo ìstemi, “pongo” –, “faccio resistenza, tengo duro, mi oppongo, contrappongo”. Anthìstemi indica lo stare, il vivere, l’essere fondato, l’essere conficcato, strutturato nello scontro, nel confronto, nel contro-antì. È esattamente il contrario di stare insieme, dello stare uniti, dell’unità. Antì è l’opposizione, è la separazione. Mè anthìstemi è la procedura del non restare in opposizione.
Da dove nasce lo stato di opposizione? Dalla non-accettazione del male. Mai l’uomo è così fragile, ignorante, infelice come quando, usando la propria propensione per il bene, non accetta la presenza del male nel mondo. Satana usa questa naturale inclinazione dell’uomo a non voler avere nulla a che fare col male, per farlo entrare nel male, mantenendolo in perenne e straziante opposizione al male. Satana fa questo semplicemente spingendo l’uomo a vivere con tutti, oltre che con se stesso, sempre e comunque nello stato dell’antì, nello stato della resistenza, dell’opposizione, della separazione. La procedura dell’amore di Gesù sta proprio nel non opporre resistenza: cioè nel non collocarsi mai e per nessun motivo nello stato del contro, dell’opposizione. Gesù ispira l’uomo a non fare resistenza e spiega come questo atteggiamento possa essere vissuto e realizzato in tre passi.
Primo passo: lascia andare. Il testo dice letteralmente e a chi ti vuole processare e prenderti la tunica, lasciagli [greco: afìemi] anche il mantello. Afìemi significa “lasciar andare, lasciar libero, abbandonare, tralasciare, lasciare in pace, permettere”. Secondo passo: va’ e accetta. Letteralmente: a chi ti costringerà per un miglio va’ [greco: ypàgo] con lui due. Il verbo ypàgo, “parto, vado; aggiogo, attiro astutamente, conduco dalla mia parte; mi guadagno, attraggo, induco”. Non è solo andarsene via, è attrarre dalla propria parte con l’astuzia, guadagnandosi una cosa. Significa accettare l’altro, seguirlo, non per sottomettersi a lui, ma per sedurlo verso qualcosa di più alto, significa seguire con amore qualcuno nella direzione in cui ci obbliga per attirarlo verso un’altra via così nobile e sconosciuta, che lui non può nemmeno immaginare. Significa accettare con gratitudine di andare dove non si vorrebbe andare per portare a sé con amore. Terzo passo: donare. Letteralmente: al chiedente a te dà [greco: dìdomi] e al volente da te ricevere un prestito non volgere le spalle. Il verbo dìdomi, “dono, affido, presto, rendo, garantisco”, ha in sé il significato di dare come dono, dare a uno che chiede, distribuire, provvedere qualcuno del necessario, retribuire un salario, dare una ricompensa. In sintesi Gesù rivela che l’uomo che desidera evolversi ed essere felice e nel benessere totale non deve più resistere al male, né opporsi al Maligno, ma usare i tre passi dell’amore. Primo: lasciare andare, cioè perdonare. Secondo: accettare per essere grati, per mantenersi nello stato della gratitudine. Terzo: donare sempre e comunque, cioè essere gratuiti. Perdono, gratitudine, gratuità, da vivere – da quello che si deduce da tutto il vangelo – in modo anticipato e senza condizioni.

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