Martedì 5 Giugno 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Seconda lettera di Pietro 3,11b-15a.17-18; Salmo 89,2-4.10.14.16; Vangelo di Marco 12,13-17

Vangelo di Marco 12,13-17

In quel tempo, 13 mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14 Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?»
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Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». 16 Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?» Gli risposero: «Di Cesare». 17 Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

Cesare

Cesare, che rappresenta lo stato e il potere politico, ha l’obiettivo di avere il controllo assoluto, il dominio totale di tutte le persone e di tutte le cose del mondo. Per avere il dominio e il controllo totale dei popoli, Cesare deve in qualche modo persuadere la gente a compiere un gesto esistenziale assurdo quanto stupido, e ci è riuscito, ci è riuscito pienamente. Cesare è riuscito a persuadere la gente a consegnare spontaneamente nelle sue avidissime mani tutto il frutto del proprio lavoro, ogni personale risorsa, ogni genialità e creatività che Dio ha donato ai propri figli per il bene comune e per la vera evoluzione dell’umanità. Ma come ha fatto? Come può un popolo intero mettere completamente nelle mani del potere di Cesare il frutto del proprio lavoro, ogni risorsa e idea, ogni genialità e capacità, il tempo, l’energia e la forza? Semplice. Cesare ha messo il prezzo alle cose e alle persone e ha inventato il denaro, sul quale ha posto la propria effige, trasformando tutto in denaro. Così ogni dono, ricchezza, genialità, energia, creatività, uso del tempo, lavoro, impegno è diventato denaro, con un prezzo che naturalmente Cesare ha stabilito e stabilisce a suo piacimento. In questo modo è stato possibile dare un prezzo a ogni cosa, gesto, viaggio, idea, lavoro, energia, risorsa, pensiero, ora di tempo, impiego. È stato dato un prezzo al cibo, all’acqua, alla salute, alla malattia, al divertimento, alla cultura, alla religione, alle relazioni, all’affetto, al sesso, allo sport, alla paura, alla scienza, alla sicurezza, al piacere, al dolore, alla vita, alla morte, alla dignità, alla libertà, alla schiavitù. Una volta messo il prezzo a tutte le cose e a tutte le dimensioni della vita umana, il gioco è fatto, il potere totale, il dominio assoluto sulla gente diventa di Cesare e senza Cesare nulla si può comprare e nulla si può vendere. La gente, per avere un po’ di denaro, che rimane comunque proprietà di Cesare, ha trasformato tutta la propria vita in denaro e in questo modo ha offerto spontaneamente in mano, letteralmente in mano e nella borsa di Cesare, tutto, assolutamente tutto dell’uomo e tutti gli uomini. Cesare in questo modo possiede, gestisce, domina su tutto e su tutti incontrastato. Tutto ciò che ha un prezzo è di Cesare e Cesare lo gestisce e lo controlla. Tutto ciò che non può essere ancora prezzato, e dunque non è per lui fonte certa e controllata di guadagno, Cesare lo odia di un odio viscerale e violento. Per questo motivo le ricerche di forme di energia alternativa pulita non sono ammesse e sono illegali, così come le cure terapeutiche che non prevedono l’utilizzo di farmaci ma di sistemi di cura legati alla meditazione, alla cura dei pensieri, anche se funzionano, sono considerate fuori legge, osteggiate come oscurantiste forme di magia. Ciò che non è di Cesare è fuori legge. In pratica tutto ciò che è di Dio, essendo gratuito, per Cesare è inopportuno, fuorviante, illegale, ostile. Dare il prezzo a ogni cosa, poi, garantisce il mantenimento del sistema del controllo attraverso il denaro stesso. Da un punto di vista psicologico, per mantenere il dominio assoluto dei popoli è indispensabile tenere i popoli nello stato di tensione, separazione e ignoranza, e il denaro è proprio il mezzo perfetto per creare e mantenere lo stato di tensione, separazione, ignoranza. La tensione si crea con il debito. Cesare ha creato un irrazionale divario tra valore oggettivo di una cosa e il suo prezzo, così che la gente per comprare qualsiasi cosa di poco valore deve spendere molto denaro. Poiché in proporzione ne guadagna molto poco, Cesare allora è pronto a prestare il denaro alla gente, perché possa soddisfare i suoi desideri, desideri indotti da Cesare, così che poi sia costretta a rendere a Cesare stesso il denaro sotto la pressione di una scadenza e con gli interessi. Con questo meccanismo di usura legalizzata, Cesare raggiunge il primo dei suoi sotto-obiettivi che è quello di mantenere i popoli costantemente in stato di tensione sotto il peso e l’oppressione del debito e della miseria. La separazione si ottiene sempre attraverso il denaro. Nulla al mondo, meglio del denaro, sa dividere e mettere gli uni contro gli altri. come il denaro. La separazione garantisce a Cesare di non avere mai da parte della gente una forza e una potenza di opposizione dissidente e unitaria sufficiente per spodestarlo dal suo trono. Il denaro è perfetto anche per ottenere e mantenere lo stato di ignoranza. La gente vive per denaro, corre tutto il giorno per il denaro, è completamente presa e occupata dal denaro, non lavora per vivere, ma vive per lavorare, e questa occupazione ossessiva spegne con il tempo ogni intelligenza, ogni visione percettiva della vita, ogni sviluppo spirituale, creando l’ignoranza, la miseria intellettuale, la sterilità spirituale, l’inedia esistenziale. L’ignoranza della gente permette a Cesare di propagare il proprio potere di persuasione sulle ali delle bugie e delle falsità più evidenti e ignobili, continuando ad avere l’approvazione e l’appoggio dei popoli. Cesare non ha mai avuto il ben che minimo interesse per il vero benessere della gente e la vera ricchezza distributiva dei popoli, non avrebbe alcun senso secondo i suoi obiettivi di potere e dominio assoluti, né gli comporterebbe alcun vantaggio commerciale ed economico. Per Cesare il popolo di Dio è solo e unicamente un ammasso di pecore tremolanti e deboli da tosare fino a scorticarle di ogni risorsa fisica, intellettuale, spirituale, di ogni bellezza, forza, ricchezza, dignità e libertà. Per Cesare la legge non è mai servita e mai servirà un solo istante a fare giustizia, ma a difendere unicamente i propri intrighi e interessi. Così come la cultura da lui inculcata non è mai servita né mai servirà a illuminare i popoli, ma ha piuttosto lo scopo di renderli ciechi e intontiti e di uniformare in strutture di pensiero miserabili anche i cervelli più acuti e sottili. Anche la religione, in mano a Cesare, non è mai servita e mai servirà per condurre gli uomini a Dio nella gioia e nell’evoluzione spirituale, ma solo per aumentare la tensione psichica dell’uomo rispetto al debito, un debito psico-emotivo costruito dalle morali, dalle tradizioni umane, dai precetti, coltivato attraverso i sensi di colpa, la paura dell’inferno, la paura di Dio, l’esasperazione del senso del peccato, in modo da far sentire gli uomini in perenne debito con Dio oltre che con Cesare stesso. Ma a Cesare non è bastato tutto questo, si è spinto oltre e ha inventato il prezzo sul prezzo, ha inventato le tasse. Le tasse sono il capestro dei popoli, una specie di furto tanto arbitrario quanto legalizzato, è il modo con cui Cesare depreda i popoli di quel poco che hanno, garantendosi la protezione garantito dalla protezione della costituzione e della legge oltre che delle armi dei propri eserciti. Ma qui Cesare ha fatto un errore che non poteva prevedere e conoscere, ha messo il prezzo al prezzo, in qualche modo ha messo il prezzo a se stesso e al proprio dominio e dunque anche Cesare è entrato nel meccanismo perverso e autodistruttivo del prezzo. È così che il potere di Cesare ora è inversamente proporzionale al peso delle imposte che impone. Più tasse impone Cesare ai popoli, più dimostra la propria impotenza e fragilità e rivela l’ora della sua fine. Ecco perché Gesù dice: Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio, perché riconoscendo a Cesare quello che Cesare ha definito essere suo e riconoscendo a Dio veramente quello che è di Dio, un po’ alla volta l’uomo non sarà più costretto a dare nulla a Cesare.

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