Sabato 2 Giugno 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Lettera di Giuda 17,20-25; Salmo 62,2-6; Vangelo di Marco 11,27-33

Vangelo di Marco 11,27-33

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli 27 andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani 28 e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?»
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Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. 30 Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 31 Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?” 32 Diciamo dunque: “Dagli uomini”?» Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. 33Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Potere paura

Capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani, dal greco archierèis, “sommi sacerdoti”, grammatèis, “scribi”, e presbýteroi, “anziani”. Chi erano costoro?
Sommo sacerdote, in ebraico kohèn gadòl, era il capo della classe sacerdotale, l’unico che poteva entrare nel Tempio al cospetto del Santo dei Santi. La classe sacerdotale era assai stimata all’epoca del Secondo Tempio (586 a.C./70 d.C.), sebbene fossero evidenti le differenze tra i sacerdoti benestanti e quelli semplici, che avevano anche altre attività. Ordinariamente i sacerdoti più aristocratici erano Sadducei. Divisi in ventiquattro classi, ognuna delle quali prestava servizio nel Tempio per una settimana (Luca 1), i sacerdoti erano coadiuvati nel loro servizio dai Leviti, il clero inferiore – anch’essi suddivisi in ventiquattro classi – che però non possedevano i loro stessi diritti, occupandosi anche della pulizia e della manutenzione del Tempio: si pensi che quotidianamente duecento Leviti erano impiegati solo per aprire le enormi porte del Tempio.
Scriba, in greco grammatéus, era letteralmente lo scrivente. Nel Nuovo Testamento è chiamato anche giurista, didascalo o dottore della legge. L’origine degli Scribi si ricollega all’esilio babilonese, quando il fallimento dell’antico ideale di istituzione monarchica e sacerdotale, e la lontananza dal Tempio, favorirono la pietà e lo studio della Legge. Questo studio necessitava di una scuola: dopo il ritorno dall’esilio nacque allo scopo il ceto degli Scribi, dei quali parla già Siracide 38-39. Essi non solo si erano dedicati allo studio della Scrittura per acquistarne la conoscenza, ma si erano resi capaci di insegnarla ad altri, e in veste di esperti affiancavano i giudici in tribunale. Gli Scribi insegnavano la legge in scuole da loro fondate, nella casa del rabbi o nel cortile del Tempio. L’autorità di cui godevano questi legisti è dimostrata anzitutto dal titolo di rabbi, maestro, che fu loro attribuito.
Anziani, in greco presbýteroi. Accanto agli Scribi va menzionato il gruppo degli Anziani. Non si trattava di Dottori della Legge, ma di patrizi, persone altolocate, indicati dalle fonti come capi e dirigenti del popolo, notabili, nobili. Essi avevano un ruolo predominante nel governo della nazione dopo l’esilio, ma la loro influenza nel Sinedrio al tempo di Gesù era alquanto diminuita.
Capi dei sacerdoti, scribi e dirigenti del popolo chiedono con forza e insistenza a Gesù con quale autorità fa le cose che fa e dice le cose che dice. Ma perché? La domanda potrebbe forse far intravedere un barlume di sincera ricerca e desiderio di comprensione della persona di Gesù? No, assolutamente no. La domanda vera che si stanno facendo questi rappresentanti delle gerarchie religiose e politiche è semplicemente questa: ma se noi siamo l’autorità istituzionale e abbiamo il potere totale sul mondo della religione, della politica, dell’economia e abbiamo il controllo di ogni cosa, da dove salta fuori questo Gesù? Chi può avergli dato autorità, se noi siamo l’autorità? Chi può avergli dato potere, se noi stessi siamo il potere? Come può essere sfuggito al nostro controllo questo Gesù? Come può essere così inedito e imprevedibile rispetto ai nostri canoni istituzionali? Ma soprattutto, questo Gesù, che dimostra nella sua persona e nella sua Parola una potenza e un’autorità tanto evidente quanto inaccettabile, come facciamo a toglierlo dalla gente che lo ascolta così volentieri? Ecco ciò che il potere politico e religioso odia più di qualsiasi altra cosa di Gesù, odia che lui è ascoltato e seguito volentieri dalla gente e la gente gli riconosce autorevolezza e sapienza mai sentite prima. La gente ascolta volentieri Gesù, perché rivela la conoscenza lontano dai canoni dei precetti costituiti dei capi del potere, dai linguaggi preconfezionati degli scribi, dalle nebulose e ripetitive categorie religiose preconcette dei sommi sacerdoti, lontano insomma dalla noiosissima e inutile flatulenza verbale di chi parla al popolo con il cuore e la mente staccati da Dio e dal popolo stesso.
I capi politici e religiosi del popolo si chiedono come sia potuto accadere che sia loro sfuggito il fenomeno Gesù, loro che hanno il controllo di tutto ciò che vive e respira. Non solo, ma questo Gesù guarisce la gente e quando parla di Dio e della vita la gente sente scaldarsi il cuore e aprirsi la mente a cose nuove e mai sentite. Non solo, ma questo Gesù rovina la piazza al potere costituito e non riconosce affatto la sua autorità, anzi lo apostrofa come mentitore arrogante, come ipocrita, razza di vipere, così duro di cuore da essere capace di compiere il peccato impossibile, il peccato senza perdono, il peccato contro lo Spirito Santo Paraclito.
E, caso raro nel vangelo, Gesù questa volta non risponde o, meglio, risponde con un’altra domanda che sottolinea e rende evidente la stupidità, l’ignoranza intellettuale, la violenza inquisitoria, la velenosa arroganza di queste menti impaurite, svuotate di Dio, drogate di potere, autoritarismo, sete di dominio. Gesù, con una sola domanda, scardina tutto il sistema del potere e dell’istituzione, rivelandone l’evidentissima debolezza e la stupidità intrinseca, inutile a Dio e inutile all’uomo. Gesù mostra, in modo inconfutabile ed evidente, che il potere, ogni potere costituito, proprio perché è costituito, ha paura, ha una paura fulminante di perdere il potere, e odia a morte chiunque potrebbe in qualsiasi modo indebolire questo potere. Il potere vuole far paura alla gente, perché ha paura, ha paura di perdere il potere stesso.
Tra tutte le paure il potere teme più di ogni altra cosa la fede vera, perché rende la gente forte e sana, teme l’intelligenza aperta alla conoscenza, perché rende la gente libera, autonoma, capace di scegliere, teme tutti coloro che hanno l’autorevolezza e la conoscenza di risvegliare la gente, perché costoro si possono far tacere o uccidere, ma non si può sradicare l’ispirazione che hanno suscitato nel cuore della gente. Si può incarcerare un popolo intero ma non si può spegnere un’idea.

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