Mercoledì 9 Maggio 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 17,15.22 - 18,1; Salmo 148,1-2.11-14; Vangelo di Giovanni 16,12-15

Vangelo di Giovanni 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 12 «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Incapacità

Cosa succede se si versa un’intera botte di vino in un bicchiere? Succede che il contenuto della botte viene disperso, a parte quella piccolissima parte che rimane nel bicchiere. Allo stesso modo Dio non può riversare la forza della conoscenza nel cuore e nella mente dei suoi figli nella misura del suo desiderio ma nella misura della capacità di accoglienza e ricezione dei suoi figli. Che cos’è che rende piccola e limitata nella capacità di accoglienza la mente dell’uomo? Il pregiudizio. Il pregiudizio è il sistema di pensiero che si approccia alla realtà con l’utilizzo del giudizio, prima o al posto dell’analisi e della comprensione. Il pregiudizio è più pericoloso dell’ignoranza, perché l’ignoranza conduce l’umanità alla schiavitù, ma il pregiudizio la spinge verso l’abisso. Una convinzione giusta e morale nella quale la mente entra e s’insedia al sicuro dalle contraddizioni e dalle provocazioni della realtà, e spinge il possessore della convinzione a guardare gli altri uomini dall’alto in basso con sguardo inquisitorio, mentre questi si dimenano e affogano nel fango delle loro fragilità e passioni, non è più una convinzione giusta e morale ma la più perversa forma di pregiudizio. Il pregiudizio rende piccola l’intelligenza dell’uomo, incapace di aprirsi alla realtà e alla multiforme varietà e mobilità della vita. Il pregiudizio rende incapace l’intelligenza, nel senso che le toglie la capienza e dunque la possibilità di ricevere, di accogliere quanto Dio desidera offrire all’uomo della propria conoscenza e sapienza. Il pregiudizio è la prima forma di incapacità intellettuale, perché riduce drasticamente la capienza intellettiva, analitica e percettiva dell’uomo.
C’è una seconda forma di incapacità che impedisce a Dio di riempirci della sua conoscenza e della sua luce. Un esempio. Cosa succede se si versa un’intera botte di vino in una botte di eguali dimensioni ma già piena di altro vino? Succede che il contenuto si disperde e si perde completamente. Allo stesso modo Dio non può riversare la forza della conoscenza nel cuore e nella mente dei suoi figli secondo il suo desiderio, quando la mente dei suoi figli è al colmo delle proprie capacità di accoglienza e ricezione perché riempita di tutt’altro. Che cos’è che rende colma la capacità di accoglienza della mente dell’uomo? La distrazione arrogante. La distrazione è sempre informata in qualche misura dall’arroganza. Grande o limitata che sia la capacità intellettuale dell’uomo, la distrazione arrogante è sempre in grado di riempirla fino all’orlo rendendo impossibile ogni travaso. Un bicchiere pieno d’acqua non può accogliere altra acqua. La distrazione arrogante è capace di riempire senza difetto tutto lo spazio libero e aperto dell’intelligenza umana.
Quando pregiudizio e distrazione arrogante convivono nella stessa mente, quella mente diventa estremamente fragile e le è indispensabile, per stare al sicuro e sentirsi protetta, convergere nel pensiero unico, nel pensiero unico del sistema. Più fragili sono le menti degli uomini, più esse sono disposte a stabilizzarsi nel pensiero unico massificante, così come ci si aggrappa a un’ancora di salvezza. Il pensiero unico è il sistema di pensiero più vicino alla pazzia e alla demenza e serve a livellare le pretese, ad allineare le identità, ad appiattire le prospettive, a uniformare gli obiettivi. Il pensiero unico è ciò che impedisce a Dio di infondere ai suoi figli la luce della sua conoscenza e sapienza. Dio lo desidera tantissimo ma non può donare a quest’uomo fragile, affondato nei pregiudizi e arroccato nell’arroganza, la sua sapienza, perché andrebbe versata e perduta. Ecco perché Gesù afferma: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Ed ecco anche perché il Paraclito Spirito deve attendere che l’uomo si rafforzi intellettualmente per potergli fornire le conoscenze indispensabili per costruire il vero benessere e la sua felicità. Per vincere il pregiudizio e la distrazione arrogante è indispensabile pregare, pregare, pregare tanto e in totale umiltà e guardare tanto le stelle.

Note per il lettore:
Puoi ascoltare il brano del vangelo di oggi, Giovanni 16,13-15, musicato e cantato col titolo Veni, nell’opera Shiloh, CD e libro, Paolo Spoladore, Ed. Usiogope, Venezia, 2009.

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