Niente è impossibile - Dal punto di...

Niente è impossibile

Dal punto di vista umano un albero è un ciliegio perché fruttifica ciliegie. Dal punto di vista divino un albero fruttifica ciliegie perché è un ciliegio.
Dal punto di vista umano un’aquila è un’aquila perché vola in quel determinato modo, dal punto di vista divino un’aquila vola in quel determinato modo perché è un’aquila.
Dal punto di vista umano Dio è Dio perché nulla a lui è impossibile, dal punto di vista divino a Dio nulla è impossibile perché è Dio.
Il punto di vista umano, che guarda la realtà unicamente con la mente associativa, fa sempre derivare il significato dalla funzione, in realtà è il significato che dà origine, forza e ordine alla funzione. Il muscolo, quando compie un’azione, un gesto, un movimento, esegue la sua funzione, ma nel muscolo che si muove non c’è il motivo, non c’è il significato di quell’azione, significato che risiede invece a livello psichico e intellettuale di chi utilizza il muscolo, e che può essere svelato nell’espressione e nel movimento di quella particolare funzione. È il significato che muove e motiva la funzione e non viceversa. Il significato genera la funzione, non la funzione il significato.
Le parole che l’arcangelo Gabriele rivolge a Maria: ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù, non hanno il tono della proposta, sono piuttosto parole che annunciano e rivelano un fatto certo, un avvenimento che si realizzerà di sicuro. Maria risponde alle parole dell’arcangelo con una sapienza e un’intelligenza meravigliose, infatti non chiede di conoscerne il motivo, non discute sul perché, non vuole chiarimenti sul significato dell’avvenimento che la riguarda così da vicino, ma chiede: come avverrà questo, cioè chiede illuminazione sul come, su come il tutto funzionerà rispetto alle leggi naturali e a quelle sociali. Maria si chiede quale possa essere il significato della presenza dell’arcangelo e del suo particolarissimo saluto, ma non discute, né obbietta in alcun modo sul significato delle sue parole, si fida ciecamente di Dio e del suo angelico messaggero.
Con la stessa sapienza non risponde invece Zaccaria, quando l’arcangelo Gabriele gli annuncia la nascita del figlio Giovanni. Alle parole del messaggero di Dio Zaccaria non risponde come Maria per avere chiarimenti sul funzionamento, ma chiede chiarimenti sul significato di quell’annuncio, dubita del senso delle cose di Dio. Ecco cos’è l’insipienza, la mancata intelligenza, ecco cosa genera l’ignoranza, la stoltezza, l’idiozia: dubitare del senso delle cose create, compiute da Dio, volute da Dio. Zaccaria diventa muto e sordo perché l’uomo che dubita del significato delle cose di Dio non deve poter riempire l’aria con il suono dei propri pensieri, che poi diventano voce e parole.
Chi dubita del significato delle cose volute, create, pensate, progettate da Dio non dubita solo di Dio ma dubita della sua essenza, e l’essenza di Dio è amore. Chi chiede il significato delle cose di Dio chiede il significato della gioia e dell’amore, e chi chiede il significato della gioia e dell’amore dubita della gioia e dell’amore e ha paura della gioia e dell’amore. Chi chiede il significato della vita dubita della vita e ha paura della vita. L’arcangelo Gabriele conclude il suo annuncio fatto a Maria dicendo che nulla è impossibile a Dio, perché in questa affermazione vi è il significato di tutte le cose. Il significato delle cose di Dio è amore e gioia, e l’amore e la gioia non hanno bisogno di spiegazioni, perché nell’amore e nella gioia risiede il senso di tutto e di ogni cosa. Per questo nulla è impossibile all’amore e alla gioia, e per questo la paura in ogni sua forma, la paura, che è non fede, non frutta mai assolutamente nulla di vitale e di bello all’uomo. Sono l’amore e la gioia che danno significato a tutte le cose e rendono perfettamente funzionante ed efficace tutto il movimento della vita in ogni dimensione dell’esistente.

Vangelo di Luca 1,26-38

26 Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
 29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35 Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio».
38
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.