Gloria Pace

Luca 2,14

La Laus angelorum, come la chiamavano gli antichi, è il canto degli angeli nella notte della nascita di Gesù: E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nelle altezze e sulla terra pace agli uomini che egli ama (Luca 2,14). L’antichissimo inno del Gloria in excelsis Deo, ispirandosi nel suo inizio al canto degli angeli, sviluppa una meravigliosa teologia tramandataci probabilmente dal II o III secolo. Esso non fu composto per l’Eucaristia ma per la liturgia oraria del mattino; fece la sua comparsa nel IV secolo, alla Eucaristia del Natale del Signore, e veniva cantato solo dal vescovo; poi si estese ad altre feste solenni e dal IX secolo cominciarono a cantarlo anche i preti. Sarà solo la liturgia del Vaticano II (1962-1965) a estendere il suo canto anche a tutta l’assemblea ecclesiale.

Cantare la gloria di Dio è la forma suprema di adorazione. San Luca ci racconta che i pastori stessi, “avvolti” dalla gloria di Dio, dalla nube di luce, si trovano nell’intimo splendore di questa gloria. Avvolti dalla nube santa ascoltavano il canto di lode degli angeli.

Dare gloria a Dio non è abbassare se stessi al cospetto di Dio, non è annullarsi davanti alla sua grandezza. Dare gloria a Dio è adorare, è celebrare, è la più alta ed efficace forma di meditazione e di preghiera.

La vera umiltà non è abbassare il proprio profilo personale, nascondere o oscurare le proprie capacità, annichilire le bellezze divine in noi, ma riconoscere assolutamente e con gratitudine la provenienza divina di tutto questo. Lo stato di grata percezione della provenienza divina della realtà è il segno più eloquente di intelligenza acuta, di perspicace intelletto, di sapienza profonda. Riconoscere che tutto ciò che vive ed è creato viene dalla mano di Dio e per questo ringraziare è un’azione dell’intelletto prima che della fede, il più alto e sublime atto d’intelligenza.

Nel canto del gloria, gli angeli del regno celeste cantano doxa, “gloria”, e manifestano, rivelano, annunciano la provenienza assolutamente divina del bambino Gesù. In quella grotta il bambino che è tra le braccia di Maria è il Figlio di Dio, è Dio. L’uomo e la chiesa che si uniscono a questo canto compiono l’azione umana più umile e intelligente possibile. Mai come quando celebra e canta le meraviglie e le opere di Dio, l’uomo compie in modo grato e consapevole la doxa, la gloria, e manifesta la sua vera bellezza interiore, il suo fascino e le sue grandi capacità intellettuali e creative.

Gloria a Dio nelle altezze esprime la felice e totale grata consapevolezza dell’uomo che in Cristo Gesù Dio si fa carne, si manifesta all’umanità, a quell’umanità che Dio predilige, ama, favorisce in ogni istante con tutta la sua pace, pace che è la sintesi di tutti i beni e di tutto il bene possibili. Pace in terra agli uomini che egli ama.

(Introduzione tratta dall’opera Shiloh, CD e libro, di Paolo Spoladore, Ed. Usiogope srl, Venezia, 2009)

Lyrics

Gloria Gloria Gloria
Gloria a Dio nelle altezze
Gloria a Dio Gloria a Dio
Gloria Gloria Gloria
Gloria Gloria Gloria
Gloria a Dio nelle altezze
e pace in terra agli uomini
e pace in terra agli uomini
che Egli ama
e pace in terra agli uomini
e pace in terra

(Brano tratto dall'opera Shiloh, CD e libro, di Paolo Spoladore, Ed. Usiogope srl, Venezia, 2009)