L’abito - Tu eri tra...

L’abito

Tu eri tra i primi ad aver compreso che la vita è il più sublime invito che Dio poteva farti, invito da vivere nell’amore, nella festa, nella pace, nella bellezza, nel benessere per tutti, ma non hai voluto saperne, non hai voluto partecipare secondo i disegni di Dio, hai usato questo invito e queste conoscenze per la tua sete di dominio, per la tua avidità, per il tuo potere e prestigio. Tu eri tra quelli che non hanno potuto conoscere l’invito dall’inizio, ma poi la vita ti ha aiutato e stimolato, in tutti i modi e con ogni conoscenza utile, a comprendere il sublime invito di Dio. Era l’invito a vivere la vita nel modo più bello e pieno possibile, ma tu non te ne sei curato affatto, ti sei dedicato al tuo lavoro, hai coltivato i tuoi affari, hai seguito i tuoi interessi, hai tradito il tuo compito, hai sempre ridicolizzato e poi ucciso i profeti e i servi della luce che la vita ti aveva inviato per aiutarti a capire. Tu eri tra quelli che avevano già tradito e rinnegato la meraviglia della vita, eri tra quelli che stavano sperperando ogni bene solo secondo i propri interessi, asserviti a ogni forma di corruzione e violenza, tu eri tra quelli che non erano neppure più degni di ricevere in pienezza l’invito di Dio. Tu eri tra quelli raccolti alla fine, un po’ per forza, senza sapere bene il perché, senza consapevolezza, raccolti tra quelli che erano buoni e cattivi senza neppure sapere di essere buoni o cattivi, raccolti tra l’ignoranza e la pigrizia, la paura e il fango.
Chiunque tu sia, qualsiasi sia stato il modo con cui sei stato invitato alla vita secondo lo splendore di Dio, e qualsiasi sia stato il tuo modo di rispondere all’invito, non dimenticare mai che una cosa non te la puoi permettere, non te la puoi proprio permettere, se non vuoi vivere per sempre tra le braccia della morte che non muore. Qualsiasi sia la tua risposta alla vita, vesti sempre l’abito della festa. Qual è il vestito della festa? Cos’è l’abito nuziale che il Re chiede al suo amico commensale? È la gratitudine. Dai tempi di Adamo, da quando l’uomo, una volta rinnegato se stesso, si è accorto di essere nudo, l’unico vestito che lo può rivestire a festa è la gratitudine e l’unico olio sacro che lo può riconsacrare continuamente alla vita e che può rendere splendente il suo volto è il sorriso.
Qualsiasi sia la tua risposta alla vita, non permetterti mai, mai, mai di essere ingrato e di rinunciare al sorriso. Qualsiasi cosa accada nella vita, vesti sempre l’abito nuziale della gratitudine e non smettere di versare sul tuo volto l’olio sacro e riconsacrante del sorriso, è la scelta più luminosa e saggia che puoi fare. Qualsiasi cosa accada nella vita, se smetti l’abito nuziale della gratitudine e scegli di non versare più l’olio sacro e riconsacrante del sorriso sul tuo volto, questa è la scelta più devastante, illogica e stupida che puoi compiere. È il peccato che non conosce perdono. Perché il vestito della gratitudine e l’olio del sorriso sono così assolutamente indispensabili per la vita dell’uomo? Perché chi è nello stato spirituale e mentale della gratitudine non può essere al tempo stesso nello stato spirituale e mentale del giudizio, non può usare la propria psiche come una mannaia inquisitrice che giudica sempre, giudica tutto, giudica tutti, anche Dio. Così come chi sorride, e sorride veramente con il sorriso che viene dal cuore, non può al tempo stesso essere invidioso e pensare male della vita. Quando sei nella gratitudine, non sei giudicante e non puoi pensare male di Dio, quando sorridi, non puoi essere invidioso e non puoi pensare male della  vita. Chi vive nella gratitudine e nel sorriso è salvo per sempre. Qualsiasi cosa accada nella vita, non permetterti di non indossare l’abito a festa della gratitudine, non permetterti di non ungere il tuo volto con l’olio sacro del sorriso, perché il Re non saprebbe più riconoscerti.
Sii sempre grato alla vita, spegnerai il fuoco divorante del giudizio, e sorridi, sorridi sempre, e caccerai da te l’invidia, così che il Re ti possa accogliere tra le sue braccia per sempre.

Vangelo di Matteo 22,1-14

In quel tempo, 1 Gesù riprese a parlare loro con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: 2 «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
4
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!” 5 Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
7
Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
8
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10 Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
11
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12 Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?” Quello ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».