Investire - Non è detto...

Investire

Non è detto che un uomo durante la sua vita riesca a scoprire e a realizzare il vero compito divino per cui è nato su questo mondo, mettendo a frutto i propri doni, le proprie capacità e ricchezze, per il bene di tutti. Ma, anche se per infiniti motivi, un uomo non riuscisse a realizzare veramente il proprio compito divino, dovrebbe almeno fare di tutto per non diventare un servo malvagio e pigro della vita. Come si diventa un servo malvagio e pigro della vita? Colui che pensa male di Dio e della vita, così da essere convinto che Dio e la vita mietono dove non hanno seminato e raccolgono dove non hanno sparso, non può investire la sua vita nemmeno per essere grato, per lodare e ringraziare della meraviglia dell’esistenza, diventando così un servo malvagio e pigro della vita. Coltivare giudizi negativi nei confronti di Dio e del suo amore, pensare male di lui e da lui sentirsi trattati ingiustamente o dimenticati, rende malvagi, e questo atteggiamento psichico e spirituale annulla la gratitudine del cuore. Criticare gli altri e la vita continuamente, senza cercare di migliorare se stessi, senza investire le proprie energie psico-spirituali nella gratitudine, nella lode, è l’atteggiamento interiore che scollega l’uomo dall’energia della vita e dall’unità con Dio. Criticare Dio e non essere grati alla Vita rende tanto miseri dentro quanto ingenerosi con gli altri, deboli e senza energie, gretti, meschini, ma altrettanto aggressivi e arroganti. Criticare Dio e non essere grati verso la Vita conduce inesorabilmente alla desolazione interiore, all’indigenza psichica, all’avarizia più cruda, rende sterili affettivamente, riarsi emotivamente. Ecco perché Gesù rivela all’umanità una delle più potenti leggi dominanti della vita: a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha.

Vangelo di Matteo 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14 «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito 16 colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17 Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18 Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
19
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
20
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21 “Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
22
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23 “Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
24
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25 Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
26
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28 Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30 E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».