Siamo stati così profondamente e continuativamente ingannati su tutto e ogni cosa che non solo non riusciamo più a distinguere chi ci inganna, ma prediligiamo ascoltare e accettare come veritiero proprio chi ci inganna, rigettando la realtà e la verità come ingannevoli. Perché? Una mente che è stata indotta, addestrata e abituata a essere ingannata chiede al cervello collegamenti neuronali – questi nel tempo diventano una rete neuronale – che producono sostanze elettrochimiche di un certo tipo, che sono riconosciute dal cervello per quel certo “gusto” elettrochimico che rilasciano. In pratica il cervello si abitua al “gusto” delle sostanze elettrochimiche prodotte dai nostri orientamenti mentali ingannati, ne diventa dipendente e, se improvvisamente non gli viene più fornita quella particolare sostanza, va in crisi, in crisi di astinenza. L’inganno quindi crea crisi di astinenza e dunque dipendenza. Conoscendo e sapendo ben manipolare questo meccanismo cerebrale, è estremamente facile indurre le persone a generare “gusti” indotti e preconfezionati, creando lo spettro dell’astinenza e di conseguenza ogni forma di dipendenza. L’uomo chiama questa dipendenza elettrochimica “gusti”, e i gusti sono intoccabili come recita il proverbio: de gustibus non disputandum est, riguardo ai gusti non ha senso discutere. È come dire: sì, siamo schiavi, completamente schiavi e dipendenti, ma almeno lasciateci la libertà di scegliere la nostra schiavitù. Per questo chi si è abituato a essere ingannato, più facilmente può essere ingannato e l’ingannato riconosce più vero e più proprio l’inganno della realtà e della verità. Questo spiega perché milioni di persone, a seconda dell’età e del ceto sociale e culturale, creino un certo tipo di musica, ascoltino un certo tipo di musica, e perché chi ascolta e balla quella musica deve essere vestito in un certo modo, camminare, alimentarsi, bere, pensare alla vita in quel certo modo.
Quando invece una mente si abitua a essere percettiva della realtà, chiede al cervello collegamenti neuronali – questi nel tempo diventano una rete neuronale – che producono sostanze elettrochimiche di un altro tipo, che sono riconosciute dal cervello per il certo “gusto” elettrochimico che rilasciano. Ma qui, per un misterioso comportamento dei neuroni cerebrali, accade qualcosa di imprevisto: questa sostanza, definita DMT (dimetiltriptamina), crea benessere a tutta la persona, ma non crea dipendenza. Crea benessere, ma lascia liberi. Questa è la sostanza che la ghiandola pineale produce quando la mente si collega allo spirito ed entra in meditazione amante, in preghiera intima con Dio.
Gli uomini che accusano Gesù – è per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni – non manifestano solamente la totale stupidità del loro sistema cerebrale, che Gesù svela facilmente, ma qualcosa di ben più triste: l’assoluta mancanza nella loro vita della più elementare forma di meditazione e rapporto amante con Dio nella preghiera. Questa mancanza di intimità con Dio fa sì che le novità proposte da Dio vengano scartate a priori con feroce pregiudizio e stupida, arrogante, prepotente ignoranza.
Per quanto la realtà si possa manifestare nuova, incomprensibile, imprevedibile, inattesa, incontrollabile, per l’uomo, che nell’intimo prega il Signore di tutte le cose, è impossibile non avere lo sguardo amante, spirituale, umile, intelligente, accogliente, percettivo, lucido dello Spirito. Sono la preghiera e la meditazione che uniscono amorevolmente l’uomo alla realtà e alla vita.
È l’assenza della preghiera profonda e comunitaria – e la preghiera vera non è ripetizione di parole – che rende possibile tutto l’inganno in cui stiamo vivendo e l’inquisizione per tutto ciò che è novità dello Spirito.