Incredibile - Perché...

Incredibile

Perché appena Pietro afferma la vera identità divina di Gesù, cioè che è il Cristo, il Figlio di Dio, lo stesso Gesù ordina severamente a Pietro e compagni di non riferirlo ad alcuno? Perché Gesù vuole che sia custodita come segreta la sua identità divina di Figlio di Dio? Perché dopo l’evento della trasfigurazione sul Tabor, scendendo dal monte, ordina ai discepoli presenti all’evento, Pietro, Giacomo e Giovanni, di non raccontare ad alcuno quello che hanno visto e vissuto? Il silenzio, che in certe occasioni Gesù ordina tassativamente alle persone guarite, ai miracolati e ai dodici, perché non rivelino a nessuno che lui è il Figlio di Dio, il Cristo, il Messia, è definito dagli studiosi “segreto messianico”. L’ordine tassativo, dato da Gesù alle persone, di tacere riguardo alla sua identità divina di Figlio di Dio risulta particolarmente presente nel più antico dei vangeli, il vangelo di Marco, e, in modo meno evidente, nel vangelo di Matteo e di Luca, mentre è assente nel vangelo di Giovanni. Ma perché, in certi casi, come in Marco 5,19, all’indemoniato di Gerasa, Gesù dice, dopo averlo guarito: Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te, e in altri casi invece impone il silenzio più assoluto, come dopo aver fatto risorgere la figlia di Giairo, in Marco 5,43? Perché l’ordine tassativo di non divulgare la sua identità divina di Figlio di Dio, che, tra l’altro, il testo del vangelo stesso sottolinea viene facilmente trasgredito come dopo la guarigione del sordomuto in Marco 7,36, quando Gesù comanda di non riferire quanto avvenuto a nessuno? E più Lui lo proibisce, più la gente lo proclama? Forse che Gesù non desidera affatto che la sua vera identità divina di Figlio di Dio sia rivelata? Non vuole dire chi egli veramente sia? Forse che Gesù, come asserisce qualche studioso, chiede a volte il segreto sulla sua identità divina di Figlio di Dio e a volte no, perché è combattuto in se stesso circa la sua identità divina di Figlio di Dio? Forse che Gesù, come afferma qualche altro studioso, non è deciso se identificarsi con la figura celeste e vittoriosa del Figlio dell’uomo, di cui parla il profeta Daniele al capitolo 7 del suo libro, il re che Gesù stesso, in Marco 14,62, così descrive: e vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo, oppure se identificarsi con la figura terrena e sofferente del Servo di Yahvé, annunciato in Isaia 53, il Figlio dell’uomo che è non venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Marco 10,45)? Forse che Gesù chiede il segreto sulla sua identità divina di Figlio di Dio perché, sapendo che i suoi connazionali aspettano certo il Messia, ma un Messia glorioso e potente dal punto di vista umano, e vittorioso dal punto di vista bellico e terreno, non vuole aumentare nel popolo ulteriori false, inutili illusioni?
Sicuramente Gesù non vuole in nessun modo che la sua identità divina, che il suo essere il Cristo, il Figlio di Dio, sia identificato con l’essere conquistatore invitto e invincibile, il Messia che libera dall’oppressore e dall’avversario con la forza, che soddisfa le attese immediate di coloro che chiedono giustizia attraverso la vendetta, la ritorsione, la rivalsa. Gesù, pur compiendo miracoli, guarendo ogni sorta di malattia e infermità, pur mostrando a tutti di avere la potenza di cacciare da uomini e donne le potenze distruttive e alienanti degli spiriti satanici che li tormentano, si presenta all’umanità come il fratello mite e umile dell’uomo, il fratello solidale con i piccoli, i poveri, i sofferenti, gli emarginati, gli ultimi. Il Cristo fratello Dio, il Figlio di Dio, colmo di compassione e di amore sconfinato per tutti i suoi figli. Il Cristo fratello Dio, il Figlio di Dio, che perdona dove gli altri condannano, che accoglie dove gli altri escludono, che nulla impone, nulla intima, nulla ordina, ma tutto ispira. Il Cristo fratello Dio, il Figlio di Dio, che mai usa il dominio, la forza, la prepotenza, il controllo, la sottomissione, la conquista. Gesù desidera che la sua identità di Figlio di Dio, non arrivi al cuore e all’intelligenza dell’uomo attraverso le parole, i racconti, le testimonianze umane, attraverso le argomentazioni, le spiegazioni, la catechesi, i discorsi, la predicazione degli uomini, per evitare frivole adesioni superficiali alla sua persona, confusioni indebite, identificazioni sommarie relative alla sua identità, gratuite autoesaltazioni e possibili fraintendimenti del suo messaggio.
Ma allora in che modo Gesù desidera e vuole che l’umanità venga a conoscere la sua identità di Messia Figlio di Dio? Qual è il modo corretto e rispettoso dell’uomo e di Dio con cui Gesù ha pensato nel suo cuore che l’uomo possa incontrare la verità e la realtà del fatto che lui, Gesù, è Dio, il Cristo, il Figlio di Dio, il Messia? Come fa Gesù a trasmettere all’uomo ciò che intendeva rivelare? E, principalmente, cosa stava a cuore a Gesù di rivelare al di sopra di tutto all’umanità?
Cosa faceva Gesù? In Matteo 4 è scritto letteralmente: E andava attorno per tutta la Galilea, istruendo con cura nelle loro sinagoghe e proclamando la felice notizia del regno e guarendo ogni danno e ogni infermità nel popolo.
Cosa ha chiesto di fare ai discepoli?
In Luca 7,22 è scritto letteralmente: E, rispondendo, disse loro: Andate! Riferite a Giovanni quanto vedeste e udiste: ciechi vedono, zoppi camminano, lebbrosi sono mondati, anche sordi odono, morti sono risorti, ai poveri è annunziata la buona notizia. In Matteo 10,7-8 è scritto letteralmente: Ora, andando, proclamate: è giunto, il regno dei cieli! Guarite gli infermi, fate risorgere morti, mondate lebbrosi, scacciate demòni. In dono prendeste, in dono date. E, ancora, in Matteo 28,18-20: e, avvicinatosi, Gesù parlò loro dicendo: Mi fu dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate discepoli tutti i popoli, immergendoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto quanto vi ho comandato; ed ecco: io sono con voi tutti i giorni, sino al compimento del tempo. In Luca 10 è scritto: Andate! Ecco: io vi invio come agnelli in mezzo a lupi. Non portate borsa, né bisaccia, né sandali e nessuno salutate lungo la via.
Incredibile. Cercando accuratamente in tutto il testo dei quattro vangeli, non una sola volta Gesù chiede ai suoi discepoli di annunciare al mondo che lui è il Figlio di Dio, il Messia, mai. Nemmeno una sola volta Gesù identifica la predicazione e l’evangelizzazione dei suoi discepoli con la predicazione all’umanità della sua identità divina di Figlio di Dio.
Già dopo pochissimi decenni dalla risurrezione di Gesù, annunciare Gesù, il Figlio di Dio, ucciso in croce e risorto, è diventato il cuore del kèrigma  il centro dell’annuncio – della chiesa cattolica, ma, in verità, non lo è mai stato per il cristianesimo, secondo l’autorevolezza della Parola e delle indicazioni di Gesù. Gesù, nella potenza dello Spirito Paraclito, invia i suoi amici nel mondo a guarire i malati, a liberare l’uomo da demòni e spiriti maligni, li invia ad annunciare la felice notizia che il regno di Dio è giunto tra gli uomini, li invia a far conoscere a tutta l’umanità la sapienza, la potenza delle procedure evangeliche, non a predicare e a catechizzare per convincere il mondo che lui è il Messia, il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Perché? Perché Gesù sa perfettamente che gli uomini e le donne, disposti ad accettare ideologicamente e mentalmente che Gesù è il Figlio di Dio, ucciso in croce e risorto, potrebbero non coincidere affatto con gli uomini e le donne disposti, nel loro cuore, con tutto il loro essere, con tutta la loro intelligenza, passione e desiderio, a realizzare nella loro vita le procedure del vangelo, nella giustizia, nella libertà, nella pace. Gesù sa perfettamente che un milione di persone che recitano il credo non generano, nemmeno lontanamente, l’energia di pace e di amore che genera un solo uomo o una sola donna che realizza le Beatitudini. Gesù non manda i suoi nel mondo per convincere il mondo del fatto che lui è il Figlio di Dio, ma per rivelare all’umanità, attraverso il vangelo, la chiave della felicità. Gesù sa perfettamente che un uomo e una donna che imparano a leggere il vangelo, che imparano ad amarlo, a conoscerlo, ad approfondirlo, per realizzarlo umilmente, gioiosamente, con coraggio nella loro vita, prima o poi, inevitabilmente, riconosceranno Gesù come il figlio di Dio, il Cristo mandato da Dio, il Re dei re, il Signore dei multiversi, il Messia, Yeshua, Colui che sana e salva. Gesù sa perfettamente che chi accetta Gesù come Figlio di Dio potrebbe non amare il vangelo come il tesoro della propria vita, e non avere il desiderio di realizzarlo per la propria felicità e per il benessere di tutti. Gesù sa perfettamente che chi accetta di fare del vangelo il tesoro della propria vita, il cuore del proprio cuore, e cerca con intelligenza, passione, coraggio di realizzarlo nella propria vita, non può non riconoscere Gesù come Figlio di Dio. Incredibile, ma la prima predica di Pietro, le primissime parole della chiesa nascente, raccolte scrupolosamente in Atti 2,22-24, parole appassionate, cariche di amore, buona fede, coraggiose, emozionanti, ancora grondanti lacrime e sangue, erano già una deviazione rispetto al chiaro mandato di Gesù. Le parole di Pietro erano queste: Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Per paradosso estremo, se l’umanità non avesse i vangeli e avesse solo la prima predica di Pietro, per cercare di capire qualcosa del messaggio di Gesù, del vangelo, delle procedure evangeliche, non avrebbe in mano, nel cuore e nell’intelligenza niente. E su questa linea sono fioriti la predicazione e l’annuncio della chiesa nei millenni. Se le prime parole di Pietro che, per potenza di Spirito Paraclito, l’umanità dei presenti poteva ascoltare nella propria lingua, pur essendo, come afferma il testo degli Atti, composta di Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, fossero state le Beatitudini, quel mosaico di umanità sarebbe tornata a casa con il vangelo, non con un credo. Se Pietro quel giorno avesse rivelato a quella moltitudine confusa, chiassosa, distratta le procedure delle Beatitudini, l’avesse ispirata alla potenza della metànoia, della sostituzione del dialogo interiore, per ritrovare la felicità e la pace, avrebbe dato vita a una chiesa diversa.
Il grande tradimento dell’evangelizzazione, della predicazione, della catechesi della chiesa è stato spingere il pendolo dell’annuncio evangelico quasi esclusivamente sul fatto che Gesù è morto e risorto, per convincere l’umanità a credere che Gesù è veramente il Messia, il Figlio di Dio, e fondare così su questo kèrigma la potenza e l’autorità della chiesa stessa. Da questo sforzo sono nate ovviamente, come ritorno del pendolo, tutte le eresie e di conseguenza le lotte, le battaglie contro le eresie, le inquisizioni, i conflitti teologici, le divisioni, le separazioni. Facendo un’ipotesi estrema e volutamente paradossale, se un miliardo di cristiani che affermano di credere in Gesù come il Figlio di Dio, in questo momento smettessero di credere in Gesù come Figlio di Dio e iniziassero a vivere e a realizzare il vangelo con tutto il cuore e le forze, il mondo sarebbe quello che conosciamo adesso?
Gesù fa tacere uomini e demòni quando rivelano la sua identità divina di Figlio di Dio, perché desidera con tutto se stesso che la gente si concentri sulla potenza, sulla sapienza, sulla sconvolgente intelligenza e bellezza delle sue procedure evangeliche, e non sulla comprensione della sua natura divina, che, come la storia ha dimostrato, è diventata motivo di argomentazioni, discussioni, elucubrazioni, ragionamenti, discorsi, controversie, conflitti, divisioni, odio, violenza, torture, uccisioni. Gesù fa tacere uomini e demòni, quando rivelano la sua identità divina di Figlio di Dio, perché desidera con tutto se stesso che la gente si lasci ispirare dalle procedure del vangelo, che rivelano la potenza del perdono, della compassione, del distacco dai beni, della gratitudine, della gratuità, per liberare l’uomo e condurlo a una vita felice, serena e piena di benessere. Gesù fa tacere uomini e demòni, quando rivelano la sua identità divina di Figlio di Dio, perché desidera con tutto se stesso che ogni uomo comprenda da se stesso e nel proprio cuore chi è per lui Gesù, senza che nessuno, nessuno, nessuno mai argomenti su di lui.
Gesù fa tacere uomini e demòni, quando rivelano la sua identità divina di Figlio di Dio, perché sa con tutto se stesso che, come è perfettamente inutile, irrispettoso, ignobile spiegare cos’è il sole a un uomo disteso in pace sulla sabbia, durante una splendida giornata di sole, a gustarsi la potenza, il calore, la luce del sole, così è perfettamente inutile, irrispettoso, ignobile spiegare a un uomo che si sta godendo la potenza, il calore, la luce del vangelo, e l’efficacia delle sue procedure, che Gesù è il Figlio di Dio. Come è possibile insegnare a un uomo a nuotare, così è impossibile insegnare che cos’è l’oceano, come è possibile ispirare un uomo a vivere nella propria vita le procedure del vangelo, così è impossibile spiegargli chi è Gesù, e farglielo conoscere. Gesù si impara nel cuore, si vive dentro, si adora e si contempla nell’intimo dell’intimo di se stessi, e nessuno, nessuno, nessuno può dire all’uomo come si fa.
Nessuno ti può dire chi è Gesù, solo Gesù te lo deve dire attraverso la sua Parola nel vangelo e le sue parole nello spirito. Per questo dopo duemila anni la domanda di Gesù resta sempre quella, intoccata, indeformabile: Ma voi, chi dite che io sia? Gesù si rivolge a te, sempre a te, perché solo tu puoi rispondere, solo tu puoi amare, solo tu puoi cambiare.  

Vangelo di Luca 9,18-22

18 Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?» 19 Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
20
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?» Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
21
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.
22 «Il Figlio dell’uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».