Il nome - Il figlio non...

Il nome

Il figlio non si chiamerà Zaccaria come suo padre, ma Giovanni. Zaccaria significa “Dio ricorda”. Il figlio, adesso, non potrà essere chiamato “Dio ricorda”, perché le promesse di Dio stanno per compiersi. Tutto ciò che era stato preannunciato sta per compiersi nell’umile casa di Zaccaria ed Elisabetta. La missione profetica di Giovanni deve indicare l’avvento di un volto di Dio ancora non svelato, il volto della sua misericordia, della sua sconfinata misericordia. Egli infatti si chiamerà Yohanan, cioè “Dio è misericordia”. Questa misericordia si manifesta nella visita al popolo, proprio “come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti di un tempo” (Luca 1,67-70). Il nome indica perciò l’identità e la missione del nascituro. Giovanni indicherà in Gesù il Figlio atteso, l’incarnazione stessa della misericordia di Dio Padre. La profezia più ardita e inaspettata della storia, la Parola-profezia che annuncia l’incarnazione di Dio, ora si realizza. La Parola promessa ora non è più solo suono, fonte di studio, preghiera, meditazione, attesa e fede; ora la Parola riempie di vita nuova, quanto improbabile, il grembo di Elisabetta e di Maria. La Parola, che aveva reso sordo e muto il dubbioso Zaccaria, ora si fa carne e nome con decisione assoluta, si incide perfino in una tavoletta, diventa segno, sacramento visibile, inconfondibile mediazione. Zaccaria scriverà il nome di suo figlio su una tavoletta perché tutti possano vedere, e ora è questa Parola scritta, come quella annunciata da Gesù, la fonte di tanta meraviglia-timore-paura (Luca 1,63). Il nome di Giovanni inciso in questa tavoletta rivela l’ultima missione e l’ultima scrittura dell’Antico Testamento e inizia la nuova missione e la prima nuova scrittura del Nuovo Testamento. Questa tavoletta è la cerniera della storia della salvezza: la misericordia di Dio rivelata e incarnata da Gesù ricongiunge i brandelli della storia umana con i fili luminosi dell’abito della festa che Dio nel suo cuore sta preparando per tutti i suoi figli. Questa tavoletta prefigura un’altra tavoletta-cerniera che sarà incisa con un’altra iscrizione circa trent’anni dopo. Sarà scritta da Pilato per essere appesa alla croce di Gesù. Anche questa iscrizione, pur scritta da mano nemica, in un nome rivela al mondo per sempre l’identità e la missione di Colui che il mondo attendeva come il solo capace di sancire la nuova ed eterna alleanza. Rivela il nome e la missione del Signore, il Principe della Pace, il Crocifisso-risorto: “Gesù nazareno re dei Giudei” (Giovanni 19,19). Anche questa scritta provocò la meraviglia di coloro che stavano a Gerusalemme per la festa, e continuerà a provocare meraviglia e stupore, rifiuto e fede, amore e violenza fino a quando l’uomo non imparerà a fare tutto e ogni cosa nella misericordia, per misericordia, con misericordia.
Un giorno così sarà. Anche il giorno di oggi può essere così.

Vangelo di Luca 1,57-66

In quei giorni, 57 per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58 I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
59
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. 60 Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61 Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62 Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63 Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64 All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?» E davvero la mano del Signore era con lui.