Farlo e farlo bene ... L’ignoranza

Farlo e farlo bene

L’ignoranza ha reso tutto estremamente complicato e ha determinato l’egemonia del caso  e del caos in un mondo naturale in cui caso e caos non esistono. Quando si vive nell’ignoranza e non si conosce come funziona una cosa o una realtà, ogni manovra è complicata e genera ansia, ogni malfunzionamento è ritenuto una maledizione e genera sensi di colpa, ogni funzionamento normale è ritenuto frutto del caso, ogni successo un’estasi per la vanità e l’orgoglio. Siamo così abituati alla miseria e all’ignoranza che il meglio, la salute, il benessere, la felicità per noi è una pura coincidenza, un colpo di fortuna. Foreste, fiumi, oceani, animali, galassie e sistemi cellulari crescono e si sviluppano in tutta la loro complessità tra migliaia di ecosistemi diversi da miliardi di anni e fanno la loro parte al meglio di loro stessi, secondo per secondo, senza considerare una maledizione il malfunzionamento, una fortuna il funzionamento corretto, motivo di vanità e orgoglio il successo del funzionamento e senza aspettarsi il grazie da qualcuno. L’ignoranza ha reso stupido l’uomo, così stupido, che l’uomo trascorre tutta la vita in competizione e in gara con qualcuno tanto da non conoscere più il gioco e il divertimento. Così ignorante e stupido che si affanna per la maggior parte del tempo della sua vita a raggiungere cose che non possono in alcun modo fornirgli energia dedicata e gioia. Così ignorante e stupido che per tutta la vita rincorre le aspettative degli altri, maledicendo per ogni fallimento, edificando il castello della fiducia in se stesso sul pulviscolo agognato di un grazie o sulle pietruzze luccicanti di un segno di compiacimento elemosinato. 
Conoscere come funziona una realtà permette che tutto possa procedere in modo sicuro e confortevole e tutto è sicuro e confortevole quando è essenzialmente semplice. L’uomo vive ancora su questa terra nella più abbietta ignoranza e mortale involuzione e questo è evidente perché vive separato da madre terra, nemico della natura, in opposizione con i suoi ritmi e la sua armonia, vive e pensa in modo complicato, pericoloso, sempre di fretta, in competizione, sotto il flagello dell’ansia di prestazione e il cappio delle aspettative altrui. Gesù afferma che per accendere nell’uomo il primo barlume della conoscenza, l’uomo deve lasciarsi ispirare fino a diventare consapevole che tutto ciò che la vita gli chiede e gli offre va vissuto al meglio delle sue potenzialità e capacità solo per il fatto che la vita questo chiede e questo offre. Gesù invita a fare al meglio tutto ciò che la vita ci chiede e ci offre senza mai, assolutamente mai, scendere sul piano della gara e della competizione, senza mai attendersi un grazie, un sorriso, un segno di compiacimento. Gesù non desidera che ci sentiamo schiavi inutili e semplici macchine esecutive, ma le sue parole dure e forti mostrano la via della liberazione dall’ignoranza e dalla paura. Gesù, per la nostra piena felicità, per il nostro comfort totale desidera che la smettiamo di vivere inginocchiati al cospetto dei due più grandi mostri osceni, demoniaci, distruttivi dell’umanità: il premio e la minaccia. Comprendere che la vita è ciò che chiede ed è ciò che offre, senza altro forzare e cercare, permette all’uomo di rialzare la testa, di smettere di prostrarsi alle aspettative altrui per elemosinare un po’ di compiacimento, un grazie, un sorriso di complicità.
Senza questa comprensione resteremo sempre in sospeso e ansiosi per la reputazione, distratti e rattristati dai successi altrui, preoccupati per i concorrenti, avviliti dai fallimenti, insicuri e sospettosi per ogni novità. Gesù desidera che impariamo a vivere ciò che la vita chiede e ciò che la vita offre con tutte le nostre forze senza nulla aspettarci, perché solo e solo allora avremo il tutto e l’uno della pace e della gioia, della grandezza e della semplicità. 

Vangelo di Luca 17,7-10

In quel tempo, Gesù disse: «7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8 Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9 Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
10
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».