Erodìade, in nome della tua collera, del tuo odio e della tua rabbia, per gustare la tua vendetta, hai chiesto la testa di Giovanni Immergitore su un vassoio, ma potevi anche, in nome del tuo risveglio interiore e della tua evoluzione, chiedere a Giovanni Immergitore di farti partecipe della luce della sua sapienza, della sua conoscenza, per imparare ad amare e a ritrovare te stessa.
Erodìade, con la forza della tua crudeltà e della tua ferocia, per dimostrare il tuo potere, sei riuscita ad avere in mano, su un vassoio, la testa di Giovanni Immergitore, ma potevi anche, con la forza del tuo amore e della tua tenerezza, per esprimere la tua riconoscenza e il tuo affetto al più grande tra i nati di donna, circondare Giovanni Immergitore di rispetto, stima e onore.
Erodìade, per rispondere alla tua sete di controllo e dominio, ti sei sporcata mani, cuore e spirito di sangue, hai fatto uccidere senza pietà un profeta di Dio, ma potevi anche, per rispondere alla tua sete di evoluzione e consapevolezza interiore, pulire mani, cuore e spirito da ogni male e peccato, e rinascere come figlia di Dio, alla luce dell’ispirante parola di Giovanni Immergitore.
Erodìade, spinta dalla vanità, dalla gelosia, dall’avidità, dall’ambizione, hai fatto incatenare e incarcerare colui che era stato mandato per liberarti e scioglierti dalle catene del Maligno e hai atteso il giorno propizio per farlo massacrare, ma potevi anche, spinta dal desiderio di essere felice, di risorgere a vita nuova, di vivere nella gioia, riconoscere in Giovanni Immergitore il giorno propizio per la tua liberazione e risurrezione.
Erodìade, guidata dalla tua mente corrotta, hai desiderato interrompere violentemente la vita del profeta sulla terra, diventando responsabile di aver ucciso Giovanni, e di averlo strappato anzitempo al popolo di Dio, ma potevi anche, guidata dalla tua intelligenza, riconoscere il dono che ti veniva fatto in Giovanni Immergitore, il dono di aver trovato colui che, dopo il viaggio terreno, ti avrebbe accompagnata tra gli angeli della città celeste.
Erodìade, dopo il passaggio che gli uomini chiamano morte, quando Dio ti ha concesso la piena e totale consapevolezza, e ti sei resa veramente conto di chi avevi fatto decapitare in quella sordida prigione, e per quali motivi l’avevi fatto, quanto, quanto hai pianto disperata? Quanto avresti voluto tornare indietro, anche solo un istante, per srotolare quel groviglio assurdo e ignobile di pensieri e azioni e ricucire la tua vita in modo diverso? Quanto avresti voluto riavere Giovanni Immergitore lì, davanti a te, in quell’abisso oscuro di solitudine, per qualche momento, per prendergli la testa tra le mani, quella testa che tu avevi fatto staccare dal corpo, per accarezzarla teneramente, per riempirla di baci dolcissimi, per chiedere a lui di consolarti e perdonarti? Erodìade, con quanta forza, in quei momenti, avresti voluto che Giovanni Immergitore fosse lì con te, tu che avevi potuto conoscerlo da vicino finché eri sulla terra, per chiedergli quello che avresti potuto chiedergli il giorno in cui invece lo hai fatto uccidere, che ti prendesse dolcemente la testa tra le sue mani per baciarti e asciugarti le lacrime e che ti prendesse per mano e ti accompagnasse sulla strada di luce che conduce alla città del cielo?
Erodìade, non sappiamo se dopo il ponte che gli uomini chiamano morte tu hai potuto incontrare ancora Giovanni Immergitore, ma sappiamo per certo che Giovanni Immergitore ti ha perdonata da subito, e in cielo, nel regno della luce, è ancora lì che attende al suo compito e alla sua missione: intercedere per tutti i figli di Dio, perché tutti, tutti, tutti siano per sempre immersi in Dio.