Dona luce ... Dona

Dona luce

Dona luce all’umanità, Signore Gesù,
perché, se l’umanità continua a pensare male di te, significa
che continua a pensare bene del male e del nemico dell’umanità.

Dona luce all’umanità, Signore Gesù,
perché, se l’umanità continua a cacciarti dalla propria vita e dalle proprie città,
significa che preferisce continuare ad aprire le porte della propria vita e delle proprie città al male e al nemico dell’umanità.

Dona luce all’umanità, Signore Gesù,
perché, se l’umanità continua a rifiutare di farsi soccorrere, illuminare, liberare da te,
significa che continua a desiderare di essere soccorsa, illuminata, liberata
dai figli del male e dal nemico dell’umanità.

Dona luce all’umanità, Signore Gesù,
perché, se l’umanità continua a giudicare te colpevole
delle proprie miserie, sofferenze, malattie, guerre, carestie,
significa che continua a giustificare il male
e tutto l’inganno e l’opera distruttiva del nemico dell’umanità.  

Dona luce all’umanità, Signore Gesù,
perché, se l’umanità continua a considerarti uno qualsiasi dei figli della terra,
che a un certo punto si è improvvisato messia, figlio di Dio,
figlio di un Dio che l’uomo giudica indolente, capriccioso e lunatico,
significa che continua a considerare come proprio messia e signore
il nemico dell’umanità.

Dona luce all’umanità Signore Gesù,
perché se l’umanità continua a levarsi in piedi con rabbia e violenza contro di te,
continua a voler condurti fin sul ciglio del monte sul quale ha costruito la propria civiltà, per gettarti giù, significa che l’umanità desidera ancora elevare, esaltare, osannare, innalzare il nemico dell’umanità.

Dona luce all’umanità, Signore Gesù,
perché, quando presto tornerai,
tu possa passare in mezzo ai tuoi figli pieni di gioia,
tra canti di festa e a cuori palpitanti di amore e di gratitudine.

Vangelo di Luca 4,16-30

In quel tempo, Gesù 16 venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: “18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19 a proclamare l’anno di grazia del Signore”. 20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21 Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22 Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» 23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”» 24 Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. 27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29 Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.