Segue la lettura della riflessione da parte di un lettore.
In nome della vita
Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, mandano ad avvertire Gesù che il loro fratello è ammalato. Gesù risponde: Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato. Gesù, alla notizia della malattia di Lazzaro, non corre a Betania, ma rimane ancora due giorni nel luogo dove si trova. Perché? Gesù ama Marta, Maria e il loro fratello Lazzaro, ma non impedisce la malattia e nemmeno la morte dell’amico Lazzaro. Perché?
Gesù sa, e come Gesù nessuno può saperlo, che se l’uomo non si fida, non si affida, non si abbandona completamente in Dio, si ammala e muore, prima nella dimensione spirituale, intima, interna, e poi nel corpo.
Gesù sa, e come Gesù nessuno può saperlo, che, anche se ammalato, l’uomo che ritorna a fidarsi, affidarsi e abbandonarsi completamente in Dio può guarire da ogni disarmonia. La malattia può essere una grande occasione per ritornare in se stessi e iniziare prima di tutto a smettere di fidarsi e affidarsi ai sistemi relazionali, ideologici, lavorativi, educativi, morali, politici, economici, religiosi, scientifici del mondo, per iniziare a fidarsi e affidarsi completamente e totalmente a Dio e alla sua Parola.
In Gesù, il Signore della vita, anche la malattia che può portare alla morte non è per la morte, ma può essere vissuta per la gloria di Dio, come una splendida occasione per evolversi, migliorare, crescere e maturare, e ritrovare un nuovo e meraviglioso rapporto con Dio e con la vita. Gesù non è contento della morte di Lazzaro, ma non la impedisce perché, attraverso la morte di Lazzaro, Gesù può manifestare la potenza delle mani di Dio e la meraviglia di un uomo che ritrova se stesso e un nuovo rapporto intimo con Dio Padre. Tommaso e gli altri discepoli non capiscono la strategia di Gesù, non la capiscono i presenti, non la capisce nemmeno Marta. Marta è affranta, deconcentrata dal dolore e dalla perdita e non riesce a cogliere in pienezza né la presenza di Gesù né la sapienza della sua Parola e nemmeno l’opportunità che Gesù le dispiega davanti al cuore e agli occhi.
Quando Gesù arriva, il sepolcro è pieno di morte e putridume, e Marta, la sorella del morto, non perde occasione per rimarcare a Gesù come sia arrivato in ritardo. E non solo. Con gentilezza Marta lega Gesù a una promessa che ha dell’impossibile, la promessa di far risorgere il fratello. È una richiesta umile ma al tempo stesso categorica. Nemmeno la certa risposta di Gesù: Tuo fratello risorgerà basta a Marta. Alle parole di Gesù: Tuo fratello risorgerà, lei risponde con una lezione di teologia biblica: So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno. Ma Gesù usa anche questa occasione per ispirare all’affranta e addolorata Marta una nuova visione della vita e della fede. Gesù afferma qualcosa di inaudito e strabiliante: non solo conferma la verità di fede espressa da Marta, che cioè i figli di Dio risorgeranno in Dio l’ultimo giorno, ma aggiunge una verità che orecchio, cuore e intelligenza umani non hanno mai udito. Gesù afferma qualcosa che nessuno ha mai sentito, che nessuno ha mai detto: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Ecco la verità suprema. Gesù non opera solo in nome della vita, ma è egli stesso il nome della vita.
Ecco di chi si deve fidare l’uomo, a chi si deve affidare l’umanità. Stati, patria, religioni, istituzioni, eserciti, scienza, medicina, politica, denaro, cultura, mode, convinzioni, ideologie, abitudini e legami familiari possono ingannare all’infinito l’uomo, ma non sono né mai potranno essere risurrezione e vita per l’umanità, mai.
Marta prorompe con tutta se stessa: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo. Ecco a cosa serve tutta la vita, ogni secondo di vita, ogni respiro, battito di cuore, incontro, lavoro, impegno, perfino la malattia, ogni malattia serve a crescere nel rapporto intimo e profondo con Dio Padre, con Dio Gesù, con Dio Spirito.
Gesù desidera con tutto il cuore che tutti i suoi figli abbiano un rapporto meraviglioso con Dio, un rapporto meraviglioso e continuo come lui ce l’ha con il Padre e lo Spirito.
Gesù fa ogni passo, azione, respiro sempre e continuamente in intimità con il Padre suo. Dice infatti: Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato. È in nome del rapporto intimo con il Padre che Gesù, davanti alla tomba di Lazzaro, grida a gran voce: Lazzaro, vieni fuori! E il vangelo continua: Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: Liberàtelo e lasciàtelo andare.
Chi ha la potenza, la forza, l’amore di gridare forte all’umanità incatenata al sepolcro: Vieni fuori dalla tomba in cui sei caduta, risorgi, rinasci?
Chi vuole veramente guarire e sanare l’umanità? I governanti o Gesù? Chi si commuove per Lazzaro, per l’umanità ammalata e morente?
Chi piange veramente per amore davanti alla grotta dove hanno messo Lazzaro e con lui tutta l’umanità per rinchiuderli con una pietra? I capi delle religioni o Gesù? Chi può guarire l’umanità da tutte le sue malattie e infermità? La scienza, le case farmaceutiche o Gesù che afferma di se stesso: Io sono la risurrezione e la vita?
Chi può gridare con la forza stessa della vita all’umanità: Liberàtela e lasciàtela andare? I governanti degli stati, i dirigenti delle nazioni, gli scienziati, i filosofi, i banchieri, i capi degli eserciti?
Tanto più ti fidi del mondo e ti affidi al sistema del mondo, tanto meno ti puoi fidare e affidare a Dio. Tanto più ti fidi di Dio e ti affidi a Dio, tanto meno ti puoi fidare e affidare al sistema del mondo.