Fino a che il cuore dell’uomo sarà indurito dal non amare, non sarà in grado di sentire, di leggere, di comprendere la legge della vita, dell’amore, dell’unità che Dio gli ha scritto dentro per vivere in pace e nella bellezza. Se non sarà in grado di sentire e leggere dentro di sé, l’uomo rimarrà sordo e cieco difronte alle procedure divine, quindi non potrà evolversi in alcun modo e rimarrà ignorante e dipendente. In tale stato di ignoranza e di vuoto percettivo, l’uomo sarà costretto a trovare i suoi riferimenti e a cercare le sue leggi sempre fuori di sé, e queste non potranno mai essere leggi di amore e di luce ma leggi di morte, possesso e separazione. Anche le leggi stesse che Dio ha dovuto far conoscere all’umanità per evitarle l’autodistruzione, non ha potuto scriverle nel cuore dell’uomo, ma fuori dall’uomo, nella pietra, nel legno, nelle tradizioni, nei rotoli. Queste leggi, pur essendo leggi divine, rimangono leggi esterne all’uomo, irrimediabilmente e tristemente legate alla paura e alla morte. Le leggi che dicono non rubare, non uccidere sono forse leggi di vita, di amore, di unità? No, sono leggi di paura e di morte, per impedire all’uomo di viaggiare nella morte senza nemmeno saperlo. Le leggi che dicono, occhio per occhio, dente per dente, sono forse leggi di vita, di amore, di unità? No, sono leggi di paura e di morte che hanno l’unico scopo di impedire la totale sparizione dell’uomo dalla faccia della terra e di offrire tempo e occasioni all’umanità per rendersi lentamente consapevole che non può essere il rancore il suo destino, non può essere la vendetta la soluzione finale per equilibrare i torti e vivere la giustizia, non può essere il potere l’unico sistema di distribuzione e condivisione delle risorse della terra, né il dominio l’unico modo di rapportarsi e collaborare con gli altri.
Come potrà l’uomo far girare in modo armonioso la ruota della sua vita se i raggi delle sue azioni e delle sue scelte non si dipartono dal mozzo del suo cuore? Come potrà l’uomo onorare la vita, se stesso, Dio, l’amore, l’unità se è scollegato dal proprio divino sentire, se i raggi dei suoi giorni girano lontani dal mozzo? Ritornare con coerenza a rispettare il proprio divino sentire non è anarchia spirituale, egocentrismo intellettuale, è invece ricollegarsi con amore e rispetto a quello che Dio ha scritto da sempre dentro il cuore e lo spirito dei suoi figli. Il sacro sentire del cuore umano è l’asse su cui tutto può tornare a girare in equilibrio e armonia, è il cardine del movimento della vita e dell’amore. Quando l’uomo inizierà a obbedire con amore e coerenza al suo sacro sentire, non avrà più bisogno di amare le mortali leggi esterne per sopravvivere, ma potrà tornare a vivere secondo gli archetipi universali dell’unità, unità con se stesso, con Dio, con il creato, con i fratelli. Quando l’uomo tornerà a girare secondo il mozzo della vita, dell’amore e dell’unità che Dio gli ha scritto dentro, inizierà nuovamente a salire verso l’alto, seguendo la spirale che da questa terra porta fino al cielo. Gesù ci ha offerto una rivelazione unica e meravigliosa, ci ha rivelato cosa Dio ha scritto nel cuore dei suoi figli dall’istante della creazione, le Beatitudini. Le Beatitudini sono le leggi della vita, dell’amore e dell’unità.