Credere - La fede vera...

Credere

La fede vera non ha bisogno di prove. Quando per credere vengono richieste delle prove, non si sta confermando la fede ma il dubbio. Chi vuole una prova di fiducia per avere fiducia, ha già tradito la fiducia. Questo non significa che la fede debba essere cieca, anzi la fede cieca non è più fede, è plagio, persuasione occulta e genera solo sottomissione, fanatismo e distruzione. È la fede cieca che ha generato e continua a generare nella storia vittime e aguzzini. La fede vera non può essere una fede cieca, una fede sorda, una fede insensibile, anzi deve vedere e sentire molto bene e deve essere estremamente sensibile. La fede non attutisce i canali di percezione dell’uomo, ma li acuisce, e sviluppa le capacità intellettuali dell’uomo. La fede sviluppa la vera intelligenza e l’umiltà. Sviluppa l’intelligenza, cioè saper leggere la vita, non scriverla, e l’umiltà, cioè sapere che tutto è creato, esiste, sussiste per amore di Dio, e che di Dio è dono. La fede non è solo credere, la fede è sapere, sentire, percepire la presenza dell’invisibile, dell’intoccabile, dell’incontrollabile. Aver fede è come quando il naso sente un profumo, ne trasmette la percezione a tutta la persona e il cervello sa, è certo che c’è un profumo nell’aria, eppure il profumo non si vede, non si afferra. Aver fede è come quando la pelle sente il vento che si muove, ne trasmette la percezione a tutta la persona e il cervello sa, è certo che c’è il vento, eppure il vento non si vede e non si afferra. La fede rende intelligenti, cioè insegna a leggere la vita per deduzione percettiva e non solo per visione diretta, come quando il cervello deduce la presenza del vento non perché gli occhi possono vedere il vento ma perché vedono come il vento muove le fronde degli alberi, sospinge gli uccelli nell’aria, increspa il fiume, innalza i turbini di polvere. La fede riesce a vedere l’onnipotenza di Dio nelle piccole cose e riesce a vedere l’infima piccolezza delle cose che dal mondo sono considerate grandi.
La fede vera, quella di Natanaèle, è una fede veramente magnifica, perché riesce a vedere prima di vedere, riesce a capire prima di capire. Natanaèle riesce con uno sguardo a perforare la storia del suo popolo, intrisa di tutte le profezie sul Messia, e insieme a vedere dall’altra parte della storia del mondo, a vedere in trasparenza che quell’uomo di trent’anni, che Filippo gli ha appena presentato, è il Maestro di tutti i multiversi, il Figlio di Dio, il Re e Signore di tutti i popoli e di tutti i mondi. Natanaèle riesce a vedere in trasparenza oltre quello che tutti gli altri riescono a vedere, riesce a vedere in quell’uomo il Signore, il Signore che l’umanità di questa generazione vedrà un giorno tornare nel cielo aperto, con gli angeli di Dio che saliranno e scenderanno sopra di lui. Gesù gli conferma che ha visto bene.

Vangelo di Giovanni 1,47-51

In quel tempo, 47 Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48 Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?» Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49 Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!» 50 Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!»
51
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».