Corsa ... I discepoli

Corsa

I discepoli chiedono a Gesù: Chi dunque è più grande nel regno dei cieli? Da questa domanda si deduce chiaramente che anche i discepoli di Gesù, come gran parte degli uomini, sono in corsa. Ma quale corsa? La corsa per diventare grandi, per essere grandi. Nemmeno la vicinanza di Gesù, la sua presenza, la sapienza della sua Parola è sufficiente a quietare o a spegnere nella mente dei suoi discepoli la frenesia per la corsa, la corsa a diventare grandi, ad avere successo e fama, a essere riconosciuti, rispettati, osannati, idolatrati, temuti. Gran parte degli uomini è impegnata nella corsa a diventare grande, nella corsa a essere considerata grande, importante, conquistatrice di potere, ricchezze, dominio, controllo. È una corsa senza pause, senza limiti, senza confini. Chi è impegnato in questa corsa ritiene la competizione, l’aggressività, il conflitto, la guerra passaggi obbligati, assolutamente giustificabili e ovvi, ed è così che il mondo si convince che, per essere grandi, bisogna competere e combattere, generando la convinzione mentale che, per competere e combattere, bisogna essere grandi. Chi è impegnato in questa corsa è assolutamente cieco di fronte a ciò che non gli interessa e sordo rispetto a chi non gli produce vantaggio. Chi è impegnato in questa corsa usa la giustizia e la legge come aziende pubblicitarie a proprio uso e consumo, per esaltare il proprio diritto e la propria reputazione, e generare i nemici che l’opinione pubblica deve assolutamente combattere e distruggere. Chi è impegnato in questa corsa usa se stesso come un’azione da piazzare nel mercato azionario, la vita come una schiava, le persone come oggetti, la natura come un distributore automatico di risorse. Chi è impegnato in questa corsa non può in nessun modo nascondere – perché fa parte del proprio respiro mentale ed emozionale – quel profondissimo e invincibile disprezzo che prova per il resto dell’umanità. Gesù ricorda a tutti coloro che, nel mondo e nella storia, sono impegnati nella corsa a diventare grandi, che non solo è una corsa assolutamente controproducente per entrare nel regno dei cieli, ma avverte anche: guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Tra le righe Gesù ricorda, a tutti i corridori della corsa per diventare grandi, che, terminata l’esperienza terrena, a loro sarà impossibile non solo entrare nella città celeste, ma anche solo scorgere per un istante uno spiraglio della luce di Dio. Infatti Gesù avverte i corridori che, ancor prima di avvicinarsi alla città celeste, dovranno vedersela faccia a faccia con gli angeli, con i possenti angeli dei piccoli che hanno disprezzato e schiavizzato durante la vita terrena.
Le parole di Gesù guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli non sono una minaccia ma rivelano una verità. Tutti i corridori della corsa un giorno dovranno vedersela faccia a faccia con i possenti angeli di tutti i piccoli della terra, i piccoli della terra che dai corridori della folle e spietata corsa a diventare grandi sono stati calpestati nella melma di ogni forma di ingiustizia, schiacciati nel fango della fame e della sete, sepolti nelle paludi del terrore della guerra, della devastazione, annichiliti nell’oblio abissale della schiavitù, nel silenzio del disprezzo, nel mutismo dell’indifferenza. 

Vangelo di Matteo 18,1-5.10

1 In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?» 2 Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3 e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4 Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5 E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. 10 Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».