Pubblicani e prostitute, in greco rispettivamente telònai e pòrnai, sono termini legati entrambi all’area semantica del comprare, ottenere con denaro, acquistare, andare a vendere in terre lontane. I pubblicani, uomini di malaffare, imbroglioni esattori delle tasse, insieme alle prostitute sono quindi due precise categorie di trafficanti.
I pubblicani e le prostitute sono trafficanti di se stessi, trafficanti secondo gli interessi del loro cuore, interessi che, prima dell’incontro con Gesù, sono esclusivamente frutto della sfida e della rivolta contro Dio e la vita. E in tutto questo ci rappresentano perfettamente. Ma, abbracciando il processo della salvezza, seguendo la procedura del pentimento – pentirsi è traducibile in greco con “cambiare e invertire ciò che sta a cuore” –, pubblicani e prostitute ci passano avanti nel regno.
Perché? Perché hanno capito che credere significa esattamente e contemporaneamente cambiare, pentirsi di una vita per abbracciarne un’altra?
I trafficanti, abilitati dall’esperienza a perseguire con ogni furbizia gli interessi del proprio cuore, di fronte alla proposta evangelica di nuova felicità e salute sono pronti al cambio e all’inversione di ciò che sta loro a cuore.
L’uomo non fa fatica a credere in Gesù perché è difficile credere a Gesù, ma perché anche inconsciamente l’uomo sa che credere al vangelo significa innanzitutto cambiare vita, mutare via, cambiare azioni, significa cambiare e invertire ciò che gli sta a cuore. È un’eguaglianza: se non hai voglia di cambiare ciò che per sfida e rivolta ti sta a cuore, non sarai pronto a credere al vangelo. Se hai voglia di cambiare, solo allora avrai sete di credere. Nella misura in cui si desidera proteggere i propri interessi cardiaci, è necessario coprire di ridicolo il vangelo.
Non è mai successo che qualcuno non creda a Gesù per mancanza di fede, ma solo ed esclusivamente per pigrizia interiore e per proteggere il proprio traffico interiore.