Guardare il cielo - Molte volte...

Guardare il cielo

Molte volte i vangeli raccontano di un comportamento particolare di Gesù, con il quale lui accompagna un po’ tutte le sue azioni e relazioni. Qualsiasi sia la realtà che Gesù deve incontrare e osservare nell’orizzonte della vita e dei comportamenti degli uomini, prima di tutto lui guarda verso il cielo. Prima di operare guarigioni e miracoli, prima di emettere il sospiro, l’alito della guarigione, Gesù guarda verso il cielo. Lo fa molte volte, lo fa prima di rispondere alle provocazioni dei suoi nemici, durante la preghiera accorata in momenti particolarmente intensi della sua vita. Per Gesù guardare verso il cielo non è solo guardare il luogo della sua provenienza, ma volgersi al luogo spirituale del suo orientamento interiore.
Guardare verso il cielo è il modo più semplice, potente, umile e intelligente per concepire correttamente le dimensioni dell’esistenza, connettersi con le correlazioni dinamiche delle dimensioni dell’esistenza, rispettare le proporzioni delle realtà dell’esistenza. È impossibile prendere correttamente le misure della vita individuale e sociale senza guardare costantemente verso il cielo. Vivere senza guardare continuamente verso il cielo è come guidare un’auto nel traffico a occhi chiusi, scendere nel campo di battaglia a occhi bendati.
Guardare verso il cielo non significa farlo solo con gli occhi del corpo ma usare gli occhi del corpo per guardare spiritualmente nel cielo ciò che esso rappresenta di Dio nella sua trasparenza, magnificenza, immensità, splendore, potenza, stupefacente perfezione e maestosità. Guardare verso il cielo è un atto di fede tra i più pacificanti e rasserenanti. Guardare verso il cielo e mantenere lo sguardo della mente e dello spirito sempre e costantemente orientato verso il cielo è il modo più semplice per non entrare nella paura, per restare nell’amore, per dire sì alla vita e sentirsi sempre, sempre a casa, qualsiasi cosa accada. Rimanere orientati con lo sguardo del cuore verso il cielo è il modo più efficace per far entrare il cielo in noi così che un giorno, tornando a casa, noi possiamo rientrare in lui.

Vangelo di Marco 7,31-37

In quel tempo, Gesù, 31 uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32 Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33 Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!» 35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
36 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37 e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»