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Chi sono?

Chi sono i sani? Letteralmente sono i valenti, coloro che non hanno bisogno del medico. In greco i sani sono definiti ischyontes, “coloro che hanno forza, vigore, potenza”, participio presente del verbo ischyo, “sono forte, sono sano, posso, riesco”. Ischys è “forza”, la grande forza fisica, la potenza generale dell’essere umano.
Chi sono i malati? Sono coloro che “trattengono malamente”. Nel testo greco del vangelo i malati sono definiti echòntes kakòs, dove echòntes è il participio presente del verbo ècho, il verbo del possedere, del tenere e trattenere stretto in mano, del tenere saldo, di conseguenza anche del pensare, ritenere considerare; kakòs è un avverbio, che significa appunto “malamente, in modo cattivo, con malizia, a torto”. Si potrebbe quindi anche tradurre che i malati sono coloro che “pensano malamente, con malizia”.
Chi sono i giusti? Il giusto è l’uomo conforme alla legge, alla norma, in greco dìkaios. Il dìkaios è l’uomo equo, distributivo, retributivo, è il giustificato, è colui che annulla e gli è annullato a sua volta il debito, è il libero, è quello dentro l’amnistia.
Chi sono i peccatori? Il peccatore, nel significato preciso di questo termine – che in greco suona amartolòs – è colui che non centra il bersaglio. È un uomo che si è perso, è lo smarrito, colui che vaga fuori strada. Il peccatore è tale perché è in errore rispetto alla scelta fondamentale del bersaglio della propria vita, è colui che manca il bersaglio vitale per la vita, si concentra su altri bersagli non vitali per l’esistenza, mancando il bersaglio determinante, perciò è fuori rotta, è smarrito e continua a esserlo in modo continuato. Per Gesù il peccatore è colui che si indebita nei confronti dell’amore, della giustizia per un errore, uno sbaglio di mira interiore, un errore profondo e spirituale nello scegliere l’obiettivo della sua mira e della sua dedizione totale. Il peccatore s’inventa una deviazione nella scelta spirituale, intellettuale ed emotiva del bersaglio. Il peccatore è colui che fa un errore nella scelta dell’obiettivo centrale della vita stessa. 
Gesù è venuto a chiamare i peccatori e non i giusti. Chiamare ha un significato tutt’altro che di uso comune: il greco kalèo infatti indica l’invitare, il convocare, è il verbo dell’invitare a nozze, del convocare a eventi di grande importanza, è anche il verbo dell’imporre un nome. La sua etimologia risale al concetto di messaggero, infatti l’accadico kallu, significa appunto “messaggero ufficiale responsabile e atto a convocare le persone al loro compito-ufficio lavorativo”. Gesù è venuto per chiamare e imporre un nuovo nome, offrire un nuovo compito, convocare a nuova vita coloro che si sentono e si percepiscono peccatori e debitori. La proposta di Gesù, per coloro che si sentono saziamente nel giusto, è perfettamente inutile, insonora, senza significato.

Vangelo di Marco 2,13-17

In quel tempo, Gesù 13 uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14 Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
15
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16 Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?»
17
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».