Almeno a quei tempi, Signore,
qualcuno, anche se cieco, riusciva a vederti,
e a riconoscerti come il Figlio di Dio.
Almeno a quei tempi, Signore,
qualcuno aveva il coraggio, il sacro timore,
la fede per gridare a te, e implorare
guarigione, salute e salvezza con tutta la forza del cuore.
Almeno a quei tempi, Signore,
qualcuno c’era che sapeva urlare a te, più forte,
più forte degli striduli rimproveri dei benpensanti,
più forte del fastidio dei moralisti,
più forte dell’irritazione degli uomini di religione,
più forte dell’immobilità degli uomini di politica.
Almeno a quei tempi, Signore,
qualcuno aveva il coraggio di essere cieco ma non stupido,
mendicante ma non schiavo,
povero ma non affogato nell’inedia,
emarginato ma non disperato.
Almeno a quei tempi, Signore,
qualcuno c’era che conosceva l’audacia della fede,
la magnifica vitalità del desiderio,
la potenza del momento presente.
Almeno a quei tempi, Signore,
qualcuno c’era che aveva orecchie così buone e raffinate
da riconoscere gli amorosi passi del Messia sulla terra.
Almeno a quei tempi, Signore,
qualcuno c’era che desiderava con tutto il cuore tornare a vedere,
rinascere, guarire, essere sano, libero e felice.
Almeno a quei tempi, Signore,
un cieco, in mezzo a tutta l’indifferenza, il coma spirituale,
l’ignoranza abissale di una città intera, aveva compreso
quanto amore e compassione infiniti, in Gesù,
stavano attraversando le strade di Gerico,
per salvare il mondo dalla paura e dalla tristezza.
Almeno a quei tempi, Signore,
qualcuno, un cieco, aveva percepito quanto tu desideri
che tutti gli uomini e le donne del pianeta
possano vivere nel benessere e nella gioia,
e a te, a te solo ha gridato:
Yeshua elèeson me, Salvatore, Sanatore, misericordiami.