Ùtos - Letteralmente...

Ùtos

Letteralmente: tutte dunque quante le cose volete che facciano a voi gli uomini, così [in greco ùtos] anche voi fate a loro: questa infatti è la legge e i profeti.
Ùtos, avverbio, determina il modo, la quantità, la qualità dell’azione dell’uomo. Ùtos indica “proprio questa cosa e nel modo di questa cosa”, significa “in questo modo, così tanto, la medesima cosa”. Quando l’uomo sarà intellettualmente e spiritualmente disposto e pronto a imparare la legge dell’ùtos, del “allo stesso modo”, non ci sarà bisogno di altre leggi, né di profezia.
Ma c’è qualcosa di più. L’ùtos è una legge in “andata e in ritorno”. Cosa vuol dire?
Questa è la prima procedura madre del vangelo, la procedura matrice che deriva da una delle più importanti e gerarchicamente prime leggi dominanti che reggono l’universo e ogni vita: la legge di azione/reazione.
Tutti i pensieri e tutte le azioni generano e muovono un certo tipo di energia, che varia di volta in volta per potenza, qualità, profilo. Ogni energia che muoviamo è un’azione che crea una reazione eguale e proporzionata all’energia di partenza. Ogni energia sviluppata, ogni azione mossa torna indietro alla persona o al popolo che ne ha dato inizio, che l’ha lanciata e suscitata, stabilita. Un giudizio mentale accusatorio, una parola di condanna gratuita nei riguardi di un nostro simile è energia che decidiamo di suscitare, è un’azione che decidiamo di intraprendere; quella stessa energia, con quella stessa forza, tornerà a noi in un modo-ùtos perfettamente corrispondente, come giudizio mentale accusatorio, condanna gratuita. Così è se decidiamo di sviluppare misericordia, gratitudine, perdono, comprensione, amore e gioia.
Conosciuta questa legge dominante, diventa decisamente stupido muovere energie conflittuali, di rabbia, ira, condanna, vendetta, competizione, invidia nei confronti di chiunque, visto che la decisione di suscitare e muovere queste energie corrisponde alla decisione di vedercele perfettamente ricadere tutte addosso e contro con la stessa violenza con cui le abbiamo generate e coltivate. Conosciuta questa legge dominante è decisamente sapiente e vantaggioso muovere energie di comprensione, di condivisione, accoglienza, misericordia, perdono, gratitudine, fiducia nei confronti di chiunque, visto che la decisione di suscitare e muovere queste energie corrisponde alla decisione di vedercele ritornare indietro, perfettamente recapitate nella vita e nel cuore, con la stessa forza, qualità, profilo con cui le abbiamo generate e coltivate. Il vangelo precisa, riguardo a questa legge, che tale procedura solo in caso di persecuzione funziona con un’accezione diversa: Gesù ne è splendido esempio. In caso di persecuzione si riceve rabbia, odio, calunnia, condanna, violenza e morte senza averli seminati e suscitati, anzi si può essere perseguitati proprio perché si è deciso di intraprendere la strada del vangelo e di Gesù.
Il vangelo insiste più volte su questa legge-procedura: chi prende la spada perisce di spada; chi opprime sarà oppresso, chi giudica sarà giudicato, chi condanna sarà condannato, chi misura sarà misurato. Tutto nell’universo funziona così, sempre. Per questo Gesù insegna a vivere nell’amore e nel perdono; questo modo di vivere è la cosa più intelligente e vantaggiosa da insegnare se desideriamo che amore e perdono ci tornino.
Tutti i poteri forti, i grandi poteri e regni, le millenarie dinastie di alcuni imperi, che hanno violato questo principio dell’amore, una volta conquistati, sono stati misurati già su questa terra con la stessa misura: le ingiustizie, le angherie, le umiliazioni, le violenze sono state fatte a loro, pari pari. Il modo con cui sono spariti dalla faccia della terra dimostra chiaramente il modo con cui hanno governato o applicato la legge dell’ùtos. In Isaia 33,1 questo è detto con potenza inaudita e quasi inquietante.
Gesù pone un’avvertenza importante sul modo di far conoscere e annunciare alle genti la legge dell’ùtos, che è in pratica la sintesi di tutto il vangelo. Letteralmente dice: Non date l’oggetto santo [in greco: tò àghion] ai cani, neppure gettate le perle [in greco: margarìtas] vostre davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e, voltatisi, sbranino voi. Gesù ammonisce-spiega-avverte i discepoli di non offrire l’oggetto santo, il vangelo e le divine procedure in esso racchiuse, in questo caso la legge dell’ùtos, a due categorie di persone: quelli che per ignoranza non possono capire, perché non possiedono gli elementari piani comuni di comunicazione, e quelli che, per pregiudizio e arroganza, non vogliono capire. Il vangelo non è difficile, anzi, è scritto con simbologie e immagini semplici, prese dalla vita di tutti i giorni, per essere da tutti compreso e capito, ma necessita di un minimo di onestà intellettuale da parte di chi lo ascolta, per essere apprezzato nella sua novità e considerato nella sua potenza illuminante. Da precisare che l’onestà intellettuale non corrisponde mai automaticamente alla preparazione e allo studio accademico, ma è garantita da altri fattori spirituali e intellettuali.
Offrire nelle mani, nella mente, nella bocca di queste due categorie di persone l’oggetto santo, il vangelo, e le perle, le procedure evangeliche, fornisce loro inevitabili motivi di fraintendimento che al loro culmine diventeranno necessariamente semi generatori di rivolta, opposizione, conflitto, battaglia, persecuzione, violenza.

Vangelo di Matteo 7,6.12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 6 «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
12
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
13
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. 14 Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!»